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lunedì 28 dicembre 2015

Siamo tutti così.......soli

Lutto...
Il termine deriva dal Latino e indica nel suo significato più semplice il pianto, lugere, la reazione emotiva di fronte alla perdita...
La perdita intesa nella sua totalità, qualunque tipo di perdita importante.
E' come una ferita, la guarigione di questa ferita richiede tempo,
 fatica, cure, tante cure, e io lo so bene,
le cure sono lunghe,
 richiedono tempi spesso che non scandiamo noi,
 sono come cicli di terapie e non si può avere fretta, non puoi dire
 "io voglio star bene, voglio guarire".
Il processo di guarigione, la sua durata, come ci trasformerà, nessuno lo può sapere,
 tanto meno noi.
Mi ricordo che alla fine della chemio pensavo che avrei smaltito il tutto in breve tempo,

 la solita ottimista del cazzo.

Chiedemmo all'oncologo quanto tempo sarebbe occorso prima di un ritorno,
 di un mio ritorno, la sua risposta fu:
-dipende da lei, solo da lei, dalla forza che ci mette-
Dovetti così concentrarmi su me stessa, mettermi al primo posto, in prima fila, capire cosa volevo...
Sono stata egoista si, lo sono stata.
Sono stata egoista anche quando in quei momenti, mi preoccupavo per chi mi circondava chiedendo:
-Come stai oggi-...
Si, lo sono stata.

Quei pensieri, questi ricordi, ai quali sono intimamente unita, mi fanno capire che,
come quella volta,
 ho avuto il coraggio di avere coraggio e la forza di tirare fuori la forza,
così non può e non deve essere diverso oggi.

Il Lutto ci mette di fronte ad una valanga di sentire che travolge, soffoca quasi.
Riuscire ad andare avanti vuol solo dire guardare la nostra vulnerabilità, la disperazione, la paura e
comprendere che questi sentimenti vivono insieme dentro di noi anche se tentiamo di allontanarne qualcuno.
Poi ci sono il coraggio e la determinazione
ma questo è un capitolo che arriva solo dopo.
Affronto il mio primo Lutto all'età di 14 anni, mio Padre, una partenza che credo ha segnato e forse segna la mia vita ancora oggi.
Io ero troppo piccola, provengo da una famiglia semplice, mia madre incapace, per colpe non sue,
 di dimostrare affetto, di un abbraccio, di quel trasmetterti che lei c'è, che c'era, che tutto sarebbe andato bene.
Nulla è più andato bene...
I parenti, ricordo la sera in cui ci fu il rosario a casa,
-devi essere forte, la mamma ha bisogno di te del tuo aiuto-
Per lungo tempo non ho più pianto, tutti erano contenti, io sembravo forte, serena, tutti pensavano a quanto bene stavo affrontando tutto quello...
Sono stata falsa, altruista, egoista....
Non lo so...
Per certo oggi so il male che mi sono fatta,
e non dico no,
 il male che mi hanno fatto,
 ma che mi sono fatta,
perché non ho avuto il coraggio di....
gridare, di affrontare il dolore, di farlo vedere, sentire, di condividerlo.
Solo oggi comprendo che l'ignoranza regnava sovrana, io piccola e stupida feci mie quelle parole, e mi dissi si, che era così, che dovevo mettere da parte me stessa e il mio dolore perché qualcuno aveva bisogno di me e io...."dovevo" esserci, trasportando così un peso che non mi competeva.
Non potevo capire che ero io ad avere bisogno di aiuto,
mi sembrava normale quell'aiuto darlo, offrirlo...
Sono un'egoista che pensa di essere altruista e
offrendosi all'altro
mette l'animo in pace,
e silenzia il proprio dolore.

Sarà anche così si...

Ma chi è in grado di dire con assoluta certezza che dall'alto della sua esperienza,
della sua saccente superbia,
non è egoista.....pur di salvarsi.

...Eppur per tutti sembravo,
già sembravo,
una bambina
serena e felice...


Il momento peggiore è la mattina.
Ti svegli e, ancora confuso, magari per un infinitesimo di attimo, puoi credere di aver attraversato solo un brutto sogno.
  E invece è tutto vero.
 Il dolore, con la solitudine impermeabile che lo riveste, è lì che ti aspetta.
 Attende di starti addosso per una nuova giornata, da vivere con quella voragine profonda che, prima ancora che nel cuore e nella testa, senti soprattutto in fondo allo stomaco.
 Da dove viene la forza per cominciare un nuovo giorno che non è più abitato da chi avresti voluto amare per sempre.
 «Devi tirarti sù»,
  dicono gli altri,
quelli che si affannano all'inizio e poi non vogliono "disturbare" e
forse nemmeno rischiare di rimanere "contagiati" da quel tuo personalissimo Lutto.

Tutte le parole sono diventate buste vuote e tanti discorsi,
anche di chi dovrebbe saper parlare della vita e della speranza,
 non ti dicono nulla o, peggio,
ti fanno male.

 A meno che... a tenerti la mano ci sia qualcuno speciale, qualcuno che "ci è già passato", che non si nasconde, ma rischia di venirti incontro,
che ti conosce anche se non sa nemmeno il tuo nome,
 perché è in confidenza col dolore, la solitudine e
 anche la disperazione gelida che provi tu.
 È allora che quell'assurdo:
"Non soffrire più"
 comincia, a fatica, a poco a poco, a colorarsi di senso.

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