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mercoledì 9 dicembre 2015

Accadde....ieri

Oggi giornata evocativa, come se le precedenti non mi avessero evocato nulla.
Appoggiata con la schiena al termosifone della cucina, la tazza in mano di te caldo, che nelle ultime settimane è diventato quasi un rito dei miei pomeriggi.
Banalmente utile anche il semplice sorseggiare di un aromatico te.
Mi perdo nello spazio ampio del pavimento, lasciato vuoto in attesa del tavolo e qualche sedia che ancora mancano.
Musica, volumi bassi, note che portano a galla tutta l'eruzione di dolore,
ma devo ritagliarmi questi momenti per far si che esca fuori.
Alla fine rimane qua comunque, vagando come un fantasma, non me ne libero,
 ma almeno lo sviscero.
L'unico tepore in cui mi raccolgo è quella tazza calda, il vapore che ne vien su
 e la memoria.
 Dicembre 2012, il cancro era ancora lontano, tutto ciò che sarebbe accaduto di li a pochi mesi era distantissimo e....non prevedibile.
Come ogni evento drammatico che ci atterra nella vita, distante e non prevedibile.
Proprio in questi giorni, l'otto e il nove, la visita a San Leo e San Marino,
e il compleanno che ti avrebbe atteso al rientro dopo quella piccola tregua ritagliata in mezzo alla settimana,
te soltanto, ero quella volta invisibile ed estranea, così come mi è stato chiesto di tornare ad essere oggi, ho promesso, tengo fede a quelle parole.
Il freddo e la neve che aveva iniziato a scendere la sera prima della partenza.
Sempre un po' all'avventura, senza ruote invernali, con le catene che non erano quelle giuste tanto che alla fine ci ritroviamo con una catena si e una no, impavidi e coraggiosi su una salita da brivido ghiacciato dalla quale dovemmo tornare indietro.
Pur correndo il rischio di non raggiungere la cima di San Leo in qualche modo arriviamo.
La passeggiata serale nel Borgo, la sera dopo cena, d'intorni fatati, atmosfere medioevali.

 La mattina dopo, con il contorno del cielo che era di un azzurro talmente pieno da sembrare innaturale, lo splendore del sole, le stalattiti di ghiaccio formatesi durante la notte intorno a tutto il perimetro del Duomo e la maggiore sensazione di stupore, permettevano di godere la spettacolarità di quell'ergersi quasi maestoso su un enorme masso roccioso.



Il giorno dopo a San Marino le luminarie accese da mattino a sera, musiche a tema natalizio ininterrottamente si diffondevano per ogni viuzza, un contorno decisamente più commerciale di vetrine addobbate a festa, meno intimistico, ma comunque curioso.
Eppure nel clamore del centro non sembravamo "felici" come le altre persone. E tutto quell'intorno così dannatamente natalizio mentre ogni anno la nostra missione univoca è stata quella di aspettare,
aspettare che tutto quel frastuono emotivo passasse.

Il Castello, quello si fece accendere e sbizzarrire gli occhi e gli obiettivi delle macchine fotografiche, per poi divertirsi a confrontare cosa avevano visto i miei e cosa i tuoi.
 Chiaro scuri, giochi di ombre, bagliori di luce filtravano all'interno andando a creare disegni sulle pareti di pietra verso le quali si scagliavano quasi con impeto.


Castelli ne abbiam visto più di uno.
I nostri, quelli del tempo insieme? Non in aria, se non per la programmazione di qualche giunonico viaggio che si sognava e tentava di organizzare. Non di sabbia, non di rabbia.
Tutto era distante e non prevedibile la furia della devastazione.