I testi di questo blog sono scritti da me medesima, mentre la dove fossero di Autori diversi la loro firma verrà sempre riportata. Se qualcuno dovesse riconoscere scritti di lavori altrui non adeguatamente segnalati può farlo notare e provvederò alla loro rimozione dopo essermi accertata dell'esatezza della segnalazione. Le immagini presenti sono mie o sono prese dal web, preferibilmente da: Picasa - Flickr - Deviantart, per i video musicali la fonte è You-tube.

giovedì 31 marzo 2016

Il Carso
È di tutti,
Tutti quelli che gli portano il rispetto che merita,
E tutti quelli che gli sono grati per tutto ciò che ha dato e che da,
Il Carso
È fatto di roccia,
Una roccia
Che ha un Cuore
Infinitamente grande.
(Foto Il cuore nella roccia - Gradina, 31-03-16 di Marianna. B.)
Così,
durante i miei incontri con la psicologa, ritornavo indietro con i pensieri ai mesi precedenti.
Qualcosa era sfuggita, mi era sfuggita, che si trattasse di insofferenza nei miei confronti o qualsiasi altra cosa.
Mi tornò in mente un episodio risalente all'inizio dell'estate, forse poco prima.
Dicevo sempre che "casa mia era casa nostra" mentre casa sua era solo sua.
Nella mia ingenuità di quel dire, benché sentito sinceramente,
 forse non andavo tanto lontana dalla verità.
Quel giorno in quella casa, non mia, cercavo un posto dove appoggiarmi per annotare qualcosa,
 non mi ricordo cosa, su un foglio.
Mi scappò dalla bocca, forse non avrei dovuto:
- Non c'è nemmeno uno spazio per appoggiarsi -
La reazione fu immediata, lo sguardo che mi inflisse negli occhi quasi rancoroso,
 la risposta istintiva e credo assolutamente sincera:
- Io faccio quello che voglio -
Per un momento impietrita, ribattei spiegando che, non volevo offendere,
 intendevo solo che in uno spazio così grande fosse un peccato lasciare andare tutto così...
Mi ricordo che misi il muso, mi imbronciai come forse solo i bambini sanno fare,
 non dissi più una parola durante tutto il pomeriggio tanto che ci allontanammo l'uno dall'altra quel giorno.
Forse non era una reazione da sottovalutare, forse già spiegava tante cose e parlava più delle parole.
Non andai a fondo, mi sentii solo inopportuna, fuori luogo, elemento di fastidio.
Si, qualcosa mi era e mi stava sfuggendo da sotto gli occhi.
Venerdì pomeriggio, durante il mio incontro nello studio di Michela, di nuovo a pormi mille perché,
ho vissuto anni di realtà o come in una specie di sogno, perché io non vissi mai quegli anni come un qualcosa di pindarico, come un castello in aria.
O mi è stato fatto credere al sogno mentre la realtà era un po' più sotto, poco più sotto che covava e avrebbe trovato il modo di uscire...
- Michela con chi dei due ho vissuto e trascorso quegli anni? -
- Con tutti e due Marianna, ha vissuto con tutti e due e li ha conosciuti entrambi, così come lui ha vissuto e ha conosciuto le varie sfacettature di Marianna. Poi a volte, tra persone particolari come voi, accade che dopo anni in cui hanno avuto la fortuna di tirare fuori il meglio l'uno dall'altra e viceversa, qualcosa si spezza dentro, per entrambi, per tanti motivi e quella capacità non si esprime più, per assurdo si diventa capaci solo di tirare fuori le ombre l'uno dell'altra e viceversa, è pericoloso, annientate le conquiste che entrambi avevate raggiunto, ognuno per se. Sai Marianna, ognuno di noi ha il suo lato "ombra" e difficilmente lo si sconfigge e lo si annienta del tutto, sa essere molto forte, più dell'altro. -

Da quel giorno di inizio estate o poco prima, alla fine, un errore dietro l'altro, silenzi uno dopo l'altro, in mezzo a tanti silenzi una rivelazione, insostenibile, tardiva.
Quasi ora mi pento di aver svelato il tanto taciuto di me,
 me ne pento anche per l'uso che ne è stato fatto dopo, mi fidavo ciecamente, mai avrei immaginato venisse dato come in pasto ai maiali,
 ma forse nemmeno quello ci avrebbe salvato dal fallimento degli intenti.

Continuo a mettermi in discussione, ricerco gli errori, prima di tutto i miei, un occhio anche a quelli degli altri, credo sia umanamente comprensibile, e credo che forse non funziona così la vita, non nel senso che quando tutto va bene è solo merito degli altri mentre quando tutto va male è solo colpa tua, anzi solo mia in questo caso.

Poi lei mi fa un ultima domanda:
- Marianna perché gli hai permesso di dirti tutto quello che ti ha detto? Io non avrei permesso a nessuno di dirmi un centesimo delle parole che lui ha rivoltato addosso a te... -
La mia risposta, una non risposta, tipica del periodo:
- Niente, non lo so -

" Un errore di interpretazione delle frecce
aveva indotto ad un percorso più lungo e tortuoso.
La scelta parve quella della via più lunga.
Finalmente l'Ostello,
 dopo lunghissimi giorni di marcia che iniziavano a farsi sentire
nelle gambe e nello spirito.
L'accoglienza, di chi attendeva pellegrini e escursionisti, all'ostello fu assolutamente premurosa.
Lei chiese:- come mai sei così stanca?-
- Perché purtroppo ho sbagliato strada...-
- Sai, non esistono strade sbagliate, bensì soltanto strade diverse-

(Libera interpretazione da "Lo spirito dei piedi" di Andrea Bellavite)

Non permettete mai a nessuno di sentenziare nei vostri confronti,
 non consentite vi si dica se la vostra strada è giusta o sbagliata,
se ha un Cuore o non lo ha.
Le persone non sanno osservare sotto la superfice,
 alcuni vedono solo attraverso le pareti inspessite di una rigidità irrevocabile,
 così sentenziano,
 formulano diagnosi,
 diventano i "tuttologhi" dell'Io posso, voglio, comando, decido.
E' questo un diritto o una possibilità che altri non concedono a noi e noi altresì non dobbiamo concederla.
Solo strade diverse, a ognuno la sua, tortuosa o no che sia, lunga o corta che sia.

mercoledì 30 marzo 2016

la vita dovrebbe sempre riservarci un posto in cui possiamo svilupparci al di fuori di ogni recinto.
Quando si crea un rapporto con il paesaggio
si amplifica il senso di affettività
che ci lega alle persone...

Si creano  amplificazioni sensoriali e
sentimentali
 legate alle persone,
alle esperienze,
al tipo di condivisione,
agli stati d'animo di quei momenti.


Ricordi, unicamente e intimamente nostri,
del percorso, della crescita,
della gioia, della sofferenza,
della caduta o della capacità di rialzarsi
perfettamente dritti o con un'andatura che forse non sarà più stabile.

Quegli spazi da quel momento in poi
non saranno più semplici spazi,
semplici panorami,
semplici paesaggi,
echeggeranno in noi
come rivelazioni,
tanto da farci sentire che nessun tipo di esplorazione sia possibile.
(Foto fonte web)

C'è da augurarsi che sopravvivano
eterne e senza tempo,

donateci forse per resistere poi
allo sfinimento della vita.
Cosa ci offre la vita?
Possibilità o
Impossibilita?

Forse ci mette alla prova
Costantemente
Ci propone
Davanti agli occhi
Possibilità travestite,
Mascherate da Impossibilità
Confuse e contorte
Tra le ombre più spesse
Degli inferni dentro noi stessi

Se solo avessimo il coraggio
Di andare a
Prendercele...

Così tra ipotetico e concreto
Tra reale e irreale,
Tra possibile e l'impossibile

"Buona strada...questo dicono i Bikers"


martedì 29 marzo 2016

È solo
Durante

La fase di un Delirio
Dunque

Che si è in grado
Di riconoscere e
Di ammettere

L'Amore!?

(Marianna)

lunedì 28 marzo 2016

Cuore e cervello
I miei
Torneranno mai più a parlarsi,
Faranno un giorno
Di nuovo la pace?

In terrazza guardo la bici,
"Cosa ne facciamo io e te di noi?"

Mesi fa mi sono tuffata nella lettura di
"Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta",
Una lettura assorta, profonda, un narrare a tratti assurdo, inusuale.
Ma cosa mi vuole spiegare, pensavo....
Lo capii, ho visto lui, a tratti ho riconosciuto una parte di me, in quel viaggio in moto, tra ampi respiri di vedute, di paesaggi, di montagne, polvere e pioggia...

Ho detto che mi è da sempre mancata l'esperienza del " un viaggio da sola",
oggi a maggior ragione ne sono consapevole e convinta...

L'arte della manutenzione della motocicletta, evidentemente progetto troppo ambizioso per una come me,
forse più accessibile per una come me
partire da lei,
" lo zen e l'arte della manutenzione della bicicletta", sarebbe una conquista, per una come me,
eppure quella sensazione che

È tardi,
Troppo tardi
Per tutto.

Così rimango qui e
Ti osservo,
Ti osservo e rammento
Di quei giorni
Ancora difficili
Dal corpo provato
La mente imbrigliata
Nell'idea del "io non posso"
Forse non siamo mai diventate
Intime amiche, complici nel nostro andare,
Forse per colpa mia che
Non ho mai sconfitto del tutto le mie paure...
Cosi rimango qui e
Ti osservo,
Ti osservo e rammento
In attesa di comprendere
Cosa ne facciamo io e te
Di noi.

domenica 27 marzo 2016

Compro libri
E leggo,
Compro libri
E leggo,
Non tutto insieme
Come prima,
Ma li divoro...
Eppur in quel leggere disordinato
A volte criticato
C'era tanto più
Equilibrio...
Frugo nella mia mente,
La mia mente fruga in me a sua volta
Alla stregua
Di una necessità
Così affamata,
Affannata,
Tra un fuori apparente
E
Un dentro reale.
(Marianna)


sabato 26 marzo 2016

Tutte le strade sono uguali?
Credevo di no.
Non lo so più.
Di certo ci sono momenti in cui ci si sente come se si stesse camminando, 
con un incedere incerto, 
sopra ad una serie di massi appuntiti e scivolosi, 
con un paio di sandali per di più.
Hai la sensazione che la notte sia scesa, definitivamente,
 un passo falso sulle rocce e
sarebbe l'ultimo,
di te non resterebbe più nulla di 
recuperabile.
Sono egoista?
 Non lo so, non vorrei crederlo.
Sono una persona cattiva?
Non credo.
Ho fatto del male senza volerlo fare con volontarietà?
Sicuramente si.
Mi piacerebbe essere arrivata all'ultima tappa,
 aver così terminato la salita verso l'ultimo passo.
Chiudere gli occhi, chinare il capo, ripercorrere le azioni,
 affrancarmi con me stessa e
riaffrancarmi con il tutto, 
riconciliata con me stessa e il mio passato.
Arrivata in cima al grande ultimo passo, il sole sul viso, il vento che rischiara le idee, cadere in ginocchio, morta di stanchezza, 
ogni forma di ego finalmente annientata,
pronta per affrontare quello che appare come uno stretto passaggio tra due mondi.
Tutte le strade sono uguali?
Non lo so. 
Di certo so che la sensazione dello sfinimento e della cancellazione del se mi è familiare.


Meccanismi emotivi...

Stamane di buon'ora mi trovavo presso la Stazione dei Carabinieri di San Giovanni al Natisone.
Dopo una settimana passata tra un ufficio e l'altro per bloccare carte bancomat, duplicare i documenti che sabato scorso mi sono stati rubati con la borsa, ieri l'altro ricevo una telefonata:- buona sera, parlo con la Sig.ra Marianna ....?-
-Sono io, chi parla?-
- la chiamo dalla stazione dei carabinieri di San Giovanni-
Beh, noni ci è voluto molto per illuminarmi:
-avete recuperato la borsa, le mie cose?-
- si, ci è stata restituita la borsa da un cittadino che l'ha ritrovata su un monte a Corno di Rosazzo-
Cavolo, penso, ne ha fatta di strada partendo dal bosco di Plessiva...
Così ci siamo messi d'accordo affinché andassi a ritirare l'oggetto del mal tolto il prima possibile in quanto era necessario bloccare anche la richiesta di duplicato della patente prima che partisse per Roma.
Insomma, questa settimana tra gli orari della malattia, alla quale mi obbliga un periodo di convalescenza dopo un piccolo intervento, tra gli orari, alquanto balzani, dell'anagrafe e degli uffici, tutto è stato una corsa e nulla è stato semplicissimo...
Quando sono arrivata e mi sono presentata mi hanno accompagnata in un ufficio, all'interno del quale vi era una porta che consentiva l'accesso ad un'altra stanzetta nella quale era conservata la borsa.
Il carabiniere va a prenderla, me la pone davanti sulla scrivania, chiedo se posso aprirla, mi viene detto -certo che può aprirla-.
È strano, forse no,
non credevo che la mia emotività potesse giocare un ruolo cosi intenso anche per una situazione del genere.

Apro per prima la cerniera della parte di borsa in cui tenevo il portafogli.
Mi tremavano le gambe, lo apro, panico, è completamente svuotato di tutto, non mi interessava dei soldi, sapevo bene che sarebbero stati la prima cosa a sparire, ma il resto dov'è, dove lo hanno buttato...
Mi sale la rabbia, mi sale un magone che si blocca tra gola e bocca, non posso li davanti al carabiniere lasciarmi andare all'emozione.
Le foto, a me interessavano le foto, quelle delle persone a me care che da anni tengo sempre con me.
Apro così la seconda cerniera,
il disordine che regna mi da ancora di più il senso profondo della violazione,
 inizio a tirare fuori piano piano, non trovo, non trovo quello che cerco...
Fogli, foglietti, la piccola rubrica nera sulla quale avevo trascritto numeri di telefono importanti nel caso andassero persi nel cellulare o nella scheda, tessere, tesserine che ormai con la scusa degli sconti e delle offerte ti fanno in qualunque negozio....
Ma cazzo....io cerco le mie foto, la medaglietta di Giovanni Paolo II, l'immagine di Santa Rita che non a caso conservo in quanto considerata la Santa delle cause e dei casi impossibili, e alla fine, si, mi considero tale: un caso impossibile da risolvere...
Poi alla fine ecco, tra le scartofie intravedono una piccola foto di mio figlio, poi un'altra, e un'altra ancora....
Finalmente sorrido, ecco, ora ci siamo tutti, e siete di nuovo tutti con me...
Non pensate mai che la borsa di una donna sia solo una semplice borsa, contenitore di oggetti per lo più senza senso o civettuoli...
Di solito dentro, al suo interno, conservati nei meandri di qualche tasca o scompartimento, al sicuro si spera adesso,
c'è molto di più.....
Infiniti Beni e mondi immensi.

" Tu sai,
Tu sei
Ascoltati,
Aiutati"

Eppur oltre
Brevi periodi
Di quiete e
punti fermi
È come se
Non sapessi stare.

Riprendo nel caos
A perder di vista
Troppe cose
L'essenziale,
Il contatto con

Me stessa...

Madre...

Madre,
Così tanto odiata
Così tanto amata,

Dilaniata negli anni
Da un legame genitoriale
Che per entrambe
Fu tormento,
Mi domando ora se

Siamo solo in grado
Di diventare
Ciò che
Abbiamo visto
per quanto tentiamo di rifuggire?

Così di fronte allo specchio
senza neppure
Quell'ultimo filo di trucco
Tolta anche quell'ultima maschera

Anche io
Mi devo domandare
"Chi sono io
 alla fine
se non
tua figlia?"....

venerdì 25 marzo 2016

Dottoressa spero che
Almeno lei sia pronta
Io credo di non esserlo
Per niente
Solo come un enorme peso
Sulla bocca dello stomaco
Preme, con forza,
Fa male,
Non mi permette di pensare...
Troveremo insieme
Il modo...

lunedì 21 marzo 2016

"È solo nel momento
In cui tutto te è ricaduta
Che potrai imparare nuovamente
Lo slancio.
È solo dopo l'asfissia dell'anima
A causa di un pensiero
Che ardendo
A lungo
La soffoca con il suo fumo,
Che potrai riconoscere nuovamente
Il canto dell'aria
Tra le foglie"
(Roud 1984)

Lo zaino e il bagaglio in esso contenuto pesano sempre di più.
Eppure l'esperienza ti consiglia che sarebbe opportuno sbarazzarsi del superfluo.
Le spalle sembrano non farcela più,
lo zaino sembra pieno di pietre per quanto è pesante.
Gestire il bagaglio dovrebbe essere una specie di sapiente alchimia,
non sono mai stata brava credo.
È prudente non appesantirsi troppo,
 ma anche il troppo lesinare e togliere non va bene.
Potrebbe venire a mancare qualcosa svuotando troppo...
Eppure quando preparavo il bagaglio per la montagna,
 più o meno son sempre riuscita a dosare bene ciò che mi serviva, ma forse ,anche in quel caso,
sempre qualcosina in più...
Sembra dettaglio da poco,
 ma invece è importantissimo,
da come si prepara e si porta il proprio bagaglio si può capire tanto di chi se lo porta in spalla,
cosa è essenziale ai suoi occhi,
 o di cosa può fare meno senza grosso sacrificio.
Eppure anche se il contenuto dentro quello zaino è mediamente adeguato
se hai gambe deboli,
 il corpo in un momento privo di forze,
se manca una buona dose di coraggio
e di entusiasmo
ci sentiremo costantemente
come tirati
all'indietro...

Complimenti!

domenica 20 marzo 2016

L'avvenimento accadutomi ieri pomeriggio mi ha assolutamente scosso.
Scosso e fatto profondamente incazzare per tutto il tempo che dovrò perdere  in giro per uffici tra carte e cartacce che di certo non gratuitamente dovrò rifare entro questa settimana.
Tra l'altro ieri presso i carabinieri non ho potuto nemmeno fare almeno la denuncia, mi hanno detto che è meglio io torni di Lunedì e che bisogna recuperare almeno i numeri dei documenti (meno male che ho delle copie scannerizzate a Pc), intanto secondo loro l'importante era aver bloccato il postamat e il bancomat...
Subito dopo il mio arrivo presso la stazione dei Carabinieri di Cormons arriva una ragazza.
Anche lei si presenta e dice di aver appena subito un furto, stessa prassi, vetro rotto dell'auto, borsa sparita, niente soldi, ma tutti i documenti.
Al che le chiedo:- scusa, ma eri al bosco di Plessiva anche tu?-
Lei risponde:-No, ero a fare una camminata sul Carso a Doberdò-
Ah ecco, mi dico....
Oltre al danno la beffa.
Profondamente incazzata e con un senso di "violazione" che sento per quanto di intimamente sentimentale conservavo nel mio portafoglio,
quell'unica foto che conservavo come non conserverei nemmeno l'immagine di un Santino.
Tirarla fuori di tanto in tanto e tenerti tra le mani, con cura, attenta almeno in quel gesto a non rovinare niente...
Andata persa anche quella...
Che ne sa quella gente del valore affettivo che poteva avere per me...
Non importa niente a nessuno, tanto meno a gente dalle mani sporche.
Cosa si aspettavano di trovare dentro un'auto come quella, potrei capire se ti vedessero arrivare con una macchina di un certo calibro.
Infatti non hanno trovato nulla se non essere riusciti a portarmi via un altro pezzo di me, della mia vita...
Forse ieri il fatto di sentirmi respinta da vari posti qua intorno doveva farmi pensare, doveva farmi fermare.
Tornare a casa, avrei dovuto solo tornare a casa.
Questo si dovrebbe fare quando senti che un posto ti respinge e non riesci a entrare in sintonia con ciò che ti circonda.
Posti che non sono semplici posti, li conosco, li ho vissuti, li ho percorsi in lungo e in largo in questi anni, ne conosco le pieghe, le curve...
Appena arrivata qua non potevo nemmeno andare a fare benzina nel vicino confine di Vencò se non con gli occhi appannati dalle lacrime.
Eppure ieri scioccamente caparbia, avevo bisogno che uno di quei posti mi accogliesse, avevo bisogno di quell'angolo di pace.
Stupida nel pensare per un attimo di essere riuscita a mettermi in pace.
Ed ecco che in momenti in cui già tutto va al rovescio,
la mancanza di libertà mi opprime, la salute manca, ora si è messa vicina a tutto il resto la necessità di fare accertamenti per sospetto Diabete, da un po' durante gli esami la glicemia è sempre alta, forse spesso non mi sento bene anche per quello, l'attesa per i referti dell'istocitopatologico della formazione che hanno appena asportato dall'utero a soli due anni dal tumore al seno,
la sensazione che sto andando a ramengo,
un autunno e un inverno difficilissimi, che nonostante tutto non voglio e non posso dimenticare, sicuramente non hanno aiutato la mia salute,
 l'animo non è in pace, ecco che tutto può andare solo peggio...
Ieri è andata proprio così.
Oggi la giornata non è iniziata sotto migliori auspici, lo stato d'animo è addirittura peggio di quello maturato col passare delle ore ieri pomeriggio.
Nessuna voglia di niente, eppur la sensazione che se non mi impegno con la testa in qualcosa potrei  impazzire...
Eppure oggi di una cosa sono certa, non andrò in nessun posto, anche la casa sento come ostile e opprimente.
Una cosa la potrei fare però:
tornare al bosco di Plessiva, appostarmi armata di bastone ai limiti del parcheggio, dietro i primi cespugli e attendere,
sono quasi certa che anche oggi passeranno di là....
Non sarebbe male come idea, di sicuro se li becco con un paio di buone bastonate mi sfogherei...

sabato 19 marzo 2016

Per certe cose
 ho imparato a vedere
 dai tuoi occhi,
Per altre ho imparato
 a sentire da un cuore come il tuo.
Ma se fossi cresciuta con te
Forse ugualmente
 non sarei stata meritevole
 come figlia,
Non quanto tu sei stato
 meritevole come Padre.
Sei sempre nei miei pensieri,
Ti sfioro in quell'altrove
Che è non so dove.
Ciao Papà.

Ironie....

...la giornata era una di quelle non iniziate sotto i migliori auspici.
La convalescenza forzata,
 gli orari della malattia forzati pure loro, giornate forzate nel loro contesto generale.
Mi manca movimento,
 mi manca l'aria non quella della pianura o del Carso o del Collio,
 aria, so bene di che tipo di aria sto parlando, bisogno di andar via...
Così dopo qualche tentativo, dopo mezzo giorno,
 in cui non riesco a trovare
 un "posto giusto",
migro verso il bosco di Plessiva,
anche per la Stitch è meglio, più fresco, per lei le temperature di oggi sono già imperative di un respiro affannoso e scarsa resistenza.
Una panchina, il silenzio, solo il canto primaveril sereno degli uccelli...
Al rientro verso la macchina, mi impalo li davanti...
Tra rabbia e magone, ecco, il vetro della macchina spaccato, la borsa sparita, 30 euro, qualche spicciolo,
tutti e dico tutti i documenti,
qualche piccola foto formato tessera di mio figlio, mio padre, e una ancora alla quale ero molto affezionata, li da anni, mai tolta o spostata.
salvato solo il telefonino che avevo nella tasca della giacca.
Così penso che se fosse solo un documento, una foto su un pezzo di carta a fare una persona che bello sarebbe, oggi di me non resterebbe più niente.
Un senza traccia che sempre più dirompente e prepotente occupa i miei pensieri da un po...
Mentre sarebbe bellissimo che restasse traccia di certa gente come quelli che oggi hanno fatto quel che hanno fatto e potergli dare una bella lezione,
per quel che potrebbe valere.

"Qualsiasi lontananza è una distanza

qualsiasi convinzione è un'opinione.

L'esistenza passa e

se ne va,

non esiste Amore senza perdono"

Sembrava di essere sopra un treno,
un treno impazzito che
 aveva una sola direzione,

 io non facevo più parte della destinazione.

L'ho compreso solo dopo,
forse solo da poco,
forse già lo sapevo
anche quando nel tentativo
di non celare più niente
rendendomi vulnerabile e trasparente
ti dissi:
- Io sto aspettando che lui torni-

Non sarebbe mai tornato....Non per me.
Adesso lo so.


Dimmi ora se puoi
cosa ti ho rubato
ieri l'altro
in quella stanza d'ospedale...

Dimmi ora se puoi
il senso del tuo gesto,
quel comparire
e
scomparire
come fumo sotto la porta.

Dimmi ora se puoi
cosa ti rimane
di un gesto
che...
inequivocabile
silenzioso e vero,
rotto in un pianto dirompente,
che riduce le parole a niente,
ogni cosa scritta a insignificante traccia
di tutto ciò che
non può essere descritto o compreso
se non vissuto sulla propria pelle.

Dimmi ora se puoi
cosa ti rimane
di quella stanza d'ospedale...

E fu così che Adamo
si riprese
ogni cosa sua,
di lei rimane solo l'immagine
della ladra nei giardini fioriti altrui
seminati in epoche remote.
Ecco
che Adamo si riprende
la sua
Costola,
e di lei non rimase più traccia.
Le persone sono come
le vecchie case dopo i terremoti,
alcune resistono,
altre crollano.

Senza barriere
Le emozioni escono,
escono e crollo,
escono dalla mia sottile cornice,
una cornice non perfetta,
se mi si osserva piu' da vicino
dire che e' scheggiata è poco,

mi espongo
di getto la spontaneità di un gesto.

venerdì 18 marzo 2016

La formichina...


Proverei a essere
Più chiara
Ma
Proprio
Non mi vengono
Le parole...

...Dove sei?...

Le tre del mattino,
sono sveglia già da parecchio, mi giro e rigiro nel letto,
 sono più delle vere e proprie contorsioni che non cambi di posizione.
Mi alzo, leggo un po', mi preparo una tazza di qualcosa di caldo, forse servirà a qualcosa.
Niente, mi aggiro in quei pochi metri quadrati tra cucina e soggiorno,
non ho pace.
Mi copro bene ed esco in terrazza tra lo stupore dell'Olivo e del giovane Mandorlo che mi domandano cosa ci faccia alzata così di buon'ora...
Non so cosa rispondere.
Sto li, imbottita in una giacca tre volte più grande di me, quasi a cercarvi riparo...
Respira,  respira mi dico,
un'aria fredda ma così pulita e respirabile a quell'ora, si perde il mio sguardo, mi perdo nel mio altrove, iniziano gli occhi un loro personalissimo viaggio,
 non vedo più quel che ho intorno,
le stelle in cielo, limpide, brillanti, e lassù sembra tutto così chiaro,
ognuna di loro precisa, puntuale, al suo posto.
Torno dentro, prendo il quaderno,
inforco la penna più come fosse  una spada che non un mezzo per dare sfogo e
 aggiustare i pensieri,
 in qualche modo aiuto per
 dare un nome,
una collocazione,
una spiegazione a questa mia baraonda di sentire...
Non va neanche così,
è certo che se non riesco a esprimermi nemmeno così
davvero qualcosa non va.

La verità è solo che,
si,
 non saremo mai più gli stessi.

"Dove sei?...
-Son qua-
Non sei qua da giorni in realtà...
Dimmi qualcosa...
-Niente-
Da giorni vai via,
non sei qua,
perdendoti non so in quali luoghi,
non so con quali pensieri.
Vuoi parlarne con me?
Da giorni non scrivi più niente,
o meglio,
scrivi senza dire,
parole a metà
tra le righe di discorsi interrotti
che non hanno pace in te"



giovedì 17 marzo 2016

Che dirti Vale
 se non che
Non sarà più
La stessa cosa...

Metticela tutta,
Non far
Cazzate...

"Senza traccia"

Dunque
di ogni cosa,
alla fine,
solo due parole
rimarranno eterne
a onor
del vero?...

"Senza traccia"!?

Nella mia totale e assoluta imperfezione
sento solo che
alcuni legami
 saranno impossibili da spiegare,
così come il vincolo che ad essi ci lega.
Sfidano ogni logica, la distanza, il tempo.
Anche quando sono aspramente spezzati.

Una spiegazione non c'è sul perché.
Dovevano essere...

Ritornarono in quel tempo
 nel mondo dell'amnesia
il senso di assenza, gli abbandoni,
la malattia, il senso di contatto con la morte.

Poi,
tasselli di un puzzle impazzito
l'ultimo,
quello fondamentale
venne a mancare,
andato perso, nascosto, o buttato via.

Solo la sostanza dovrebbe resistere,
che il silenzio suoni
 come la firma di un posto,
di tutti i posti,
a memoria di presenze tangibili
che riempirono
non di forma ma di sostanza
ampi vuoti,
non fu mai la comparsa dei suoni
a far la differenza
ma la qualità dell'ascolto.
Nella trama dei percorsi
sempre
ritroverai
il filo della tua esistenza.


"Simile alla nuvola estiva,
che in armonia
 con il firmamento e la Terra,
naviga libera,
 nel cielo azzurro,
verso i suoi orizzonti,
 portato dal soffio dell'atmosfera,
come pellegrino abbandonati al soffio della Vita,
ti condurrà al di là dei limitati orizzonti,
verso la meta che da sempre è in te
solo ancora
dal momento
 celata alla tua vista"
(Lama Anagarika Govinda, Le Chemin des nuages blancs)



mercoledì 16 marzo 2016

Ieri,
Come due anni fa,
Apprestandomi
Verso la sala operatoria,
La stessa paura
Dell'anestesia,
L'idea che potrei non svegliarmi più,
Tristezza e rammarico
Per tutto il non detto,
Fraintendimenti e sospesi
Che bloccano
Le dentellature sottili e fragili
Dei miei ingranaggi interiori.

Rivedo ogni parte importante
Della mia vita,
Porto con me
L'intensità del vissuto.

La mente
Funge come
Una di quelle vecchie
Macchine fotografiche
Di plastica
Che si compravano ai bambini
Anni fa
Nelle mete turistiche.

Click,
Click,
Click,
Click...

Mi ammagono,
Sorrido,
Abbraccio,
Conforto...
Se solo
Mi si potesse sentire...


15 marzo 2016

Nell'impotenza
Di una stanza d'ospedale,
L'addome si lamenta
E si contorce,
Ma non sono solo i ferri
Del tavolo operatorio.

Vista
Nell'unico modo
In cui non avrei desiderato
Essere vista.

Vista
Nell'unico modo
In cui era possibile
Mostrarmi,

In tutta la mia
Emotiva fragilità
Che nell'immediata
Spontaneità di un gesto
Istintivo e naturale,
Intrattenibile,

Ancora protegge
E difende,
A gran voce,
Tutto il buono
Tutto il bello,
E quella genuinità
Della quale i pochi
Ormai sono capaci,

Da una strage collettiva
Che nessuno,
Nessuno di noi
Avrebbe mai desiderato
Si consumasse.




sabato 12 marzo 2016


Conta l'esito del cammino 
se ciò che importa davvero è
 l'averlo percorso?
Non siamo noi che facciamo il viaggio, 
ma il viaggio che ci fa,
 ci disfa, 
e ci rinventa,
trovando così
in noi
nuovi argomenti di scrittura,
per rinnovare lo sguardo,
e, mai,
mai dimenticare.
La pagina bianca sempre una nuova soglia,
l'ultima parola 
soltanto una tappa
 lungo il percorso.
Ogni sentiero
perfino quelli di pietra e fango
sono a misura di resistenza umana
e del brivido 
di esistere.


Stamattina, poco dopo l'alba.
Non riesco a dormire.
Mi alzo piano, la schiena stride.
Ritrovo i miei gesti, piccoli, silenziosi, banali, ma rituali e avvolgenti.
Con la solita tazza fumante, un caldo caffè e latte, esco in terrazza.
L'aria e' fredda, non ha la pesantezza di ieri, la respiro pienamente per un lungo attimo.
Nuvole residue dell'umidità notturna mi promettono sottovoce che oggi proveranno a regalarmi qualche raggio di sole.
Sarà possibile fare una passeggiata tra i campi in mezzo ai vigneti.
Saluto il mandorlo, un giovane mandorlo che mi ha fatto compagnia durante tutto l'inverno, nel piccolo giardino di fronte alla mia terrazza.
Ha iniziato da un po a sentire l'arrivo della primavera, e tra germogli e primi fiori mi colora gli occhi in queste ultime mattine.
È stato li, muto, infreddolito, esile quasi fragile tutto l'inverno e ora in tutta la sua delicata bellezza e in un'umile forza lui si dice:
" sono ancora qui, ce l'ho fatta, le ennesime fatiche nella stagione delle intperie non mi hanno spezzato, sconfitto".
Lo guardo con un sorriso che sa di materno, lo guardo e son fiera di lui.
Mi domando così quanto crediamo di sapere di noi stessi, degli altri,
e quanto poco forse sappiamo in realtà,
penso che noi uomini, intesi come genere umano, non riusciamo a essere giusti,
mai competente,
 che la vera giustezza sta solo nell'equilibrio della natura,
nelle possibilità che da di germogliare e rifiorire ancora,
nonostante la severità del susseguirsi delle stagioni.
Rimane come immagine
intonsa nella mente,
stretta di mano che
uomo che credetti d'onore
diede a uomo da poco e villano.
Nulla vi legò nelle credenze
 o nei modi,
tantomeno in quel senso
di ancora delicata purezza,
Valore o principio
che pareva tale.
Onta e vendetta
 gratuita
nell'ultimo colpo
volto ancora a colpire,
che definitivente
sporca e cancella
come se davvero
non fosse stato
mai niente.
Che schifo!



Momento difficilissimo dal punto di vista emotivo.
Il pensiero aleggiante della malattia,
il tentativo vano di non pensare che martedì prossimo sarò di nuovo in sala operatoria,
Il tentativo di non pensare agli ultimi accadimenti...
Impossibile impedire loro di essere destabilizzanti.
Un avvilimento triste di epiloghi che hanno indotto tutti quanti a reazioni deprecapili tanto criticate quando a compierle erano altri.

Siamo dunque tutti, nessuno escluso, così facilmente uniformabili alla forma informe della massa?...

Dritti e rovesci di medaglie che non sai più da che mano iniziano a essere lanciate
per poi tornare chissà dove prima che vengano lanciate di nuovo in aria.
Ci si sente come sassi scaraventati ad alta velocità dalle fionde.
Grida viscerali dentro, offuscano, l'oscurità che coglie infima.
Elastici che si allungano tendendosi sino allo spasimo,
che poi tornano indietro velocissimi dandoti come una frustata sulle mani.
Succedeva quando ero bambina e si giocava con gli elastici, faceva malissimo.
Quella scoccata ora è come sentirla ovunque.

Sono stanca, stanca del dolore, quello fisico e quello morale,

quello mio e quello degli altri.

Basta vittime, basta carnefici che si inseguono come se fosse una gara, chi vince, chi perde, il torto o la ragione.
Basta.....
Il mio corpo al suo interno reagisce con un disagio disarmante e totale.
La labirintite prima,
il blocco della schiena una settimana dopo, raffreddori, tosse...
Preparazione ad un ingresso in sala operatoria fatto malissimo, l'anestesia e i suoi effetti troveranno terreno fertile questa volta.
Non c'è una sola parte del mio corpo che sento al posto giusto, che sento giusta in questi giorni.
In qualche breve camminata ritrovo il sollievo di sempre,
 nella mente,
 le parole che la ingombrano con echi e rimbombi ,
sembrano in mezzo al bosco più distanti, ma mai ammutolire del tutto...
Quasi non riesco neanche a scrivere e.... Non perché non so cosa scrivere...
Ma tutto si accavalla e attorglia
lasciando intatti solo
frammenti di discorsi fuori controllo
che devo assolutamente mettere a posto affinché rimangano intatti dentro di me solo i ricordi, quelli veri e belli,
e non ciò che tutto il resto ha distorto.


domenica 6 marzo 2016

È stata per me una stagione non facile, doveva ancora finire l'estate,
poi è arrivato l'autunno e quello che ho creduto il mio più lungo inverno.
Un inverno freddo e solitario.
Per vari motivi ho dovuto tralasciare le esperienze montane, niente escursioni, niente scarponi e ciaspe, racchette o le ghette.
In realtà mi manca tutto della montagna, gli odori, i colori anche quelli invernali, gli animali e le loro impronte ancora fresche sulla soffice neve, l'aria che ha tutto un altro respiro, quel silenzio che ti parla piano, non è mai aggressivo o prepotente....
Adesso pian piano aspetto la primavera, sono riniziate le camminate sul carso tra i percorsi della grande guerra, i sentieri della pace, tra vecchie trincee e le grotte nascoste.
E ....
Tra la ripresa di un allenamento e l'altro.....
Tornerà di nuovo la primavera.
Su alcuni di essi per mia fortuna e gioia son già stata.
Altri sono nei miei pensieri e visioni da tempo e aspetto solo di concretizzare l'occasione giusta.

Tornerà di nuovo la primavera!

sabato 5 marzo 2016

Tutele ....un cazzo...


Esprimo rabbia e il mio disappunto rispetto ai sistemi adottati dall'Eni gas e luce per ingrassare le proprie casse a discapito delle tasche dei loro clienti.

Alla fine di febbraio ho ricevuto la nuova fattura che andava pagata entro il 3 marzo 2016.
Per comodità e per non correre rischi di dimenticanze e quindi eventuali more o sanzioni ho fatto, come abbiamo ormai quasi tutti ,l'addebito bancario.
Non posso fare a meno di notare che la fattura corrisponde a un' ammontare di 435,46 Euro,
il che per un appartamento di 55 mq abitato da una persona soltanto mi sembrava, di primo acchito, un po' tanto.
Penso ci sia un errore, quindi controllo nel dettaglio la fattura.

Sorpresa,
mi accorgo che mi vengono fatturati 672 mc di gas-metano a fonte di un mio consumo reale di 287 reali.
Non da meno sulla bolletta specificano anche che sulla prossima fatturazione, in assenza di lettura, mi saranno addebitati 1216 mc.
Occhio e croce potrei riuscire a consumare una tale quantità di mc di metano, tra un po' di riscaldamento e quel poco che cucino, credo in tre anni
Siamo arrivati alla follia....
Telefono quindi immediatamente all'unico punto di riferimento che noi,
poveri diavoli,
abbiamo a disposizione, il fantasmagorico Numero Verde 800 900 700 per il servizio clienti.
Mi risponde l'operatore 14143, una gentile signorina alla quale spiego il problema e tutto il mio disappunto, dicendole che non ho ne intenzione ne possibilità di pagare una cifra del genere per qualcosa che non ho consumato e non arriverò a consumare nemmeno nel giro di un anno intero.
Risposta:
-Ok signora, adesso io le annullo questo fattura da 435,46 euro, ho inserito la numerazione reale e nel giro dei prossimi giorni le arriverà la nuova fattura con l'importo esatto da pagare.-
Molto bene. Son già più tranquilla...

Stamattina mi sono collegata alla mia banca tramite internet per il pagamento di un bollettino postale che dovevo pagare.
Non posso fare a meno di notare un addebito che mi lascia il conto con sopra una cifra davvero irrisoria se penso che devo arrivare al 20 di Marzo prima del prossimo stipendio...
La fattura non è stata annullata, e l'Eni si è incassata il suo malloppo, riuscendo quindi a farmi pagare più del doppio di quello che ho consumato,
a mio avviso assolutamente illegale.
Richiamo, sono bollente, mi tremano le mani e la voce...
Questi prima o poi faranno restar secco qualcuno...
Inizialmente con calma tento di spiegare l'accaduto al nuovo operatore il Sig. numero 51109, (che poi non ho mai capito se loro di noi sanno nome, cognome, codice fiscale e quant'altro, perché noi dobbiamo parlare con un numero di riferimento), lui controlla a computer, mi dice:
-si, si, si....ma sa signora forse la mia collega non le ha spiegato che noi da qua non abbiamo modo di intervenire sul blocco di un pagamento, doveva lei andare in banca e disdire la delega di addebito dal suo c/c.-

Altra follia.
Altro dato che non corrisponde a realtà,
in quanto ho già saputo di persone che hanno avuto problemi simili con l'ente erogante e hanno ottenuto l'annullamento della fattura nonostante la delega bancaria di addebito.
Qua la verità è che non è stato fatto ciò che mi era stato detto durante la comunicazione telefonica.
Allora io dico, sono un'operaia, una donna sola, parliamo di stipendi da 1000 euro al mese, penso non solo a tutti quelli come me, ma penso alle persone anziane, con pensioni da 500/600 euro al mese, che magari non sanno leggere una fattura, che magari hanno difficoltà a spiegarsi potendo avere solo a che fare con un centralino tramite il quale ogni volta ti risponde una persona diversa, con un numero di operatore sempre diverso....
Almeno ci facessero la cortesia di darci una percentuale sugli interessi che tutti questi denari "estorti" senza ragion veduta a loro fruttano al caldo nelle loro casse.
E poi mi piace che lo chiamano "Servizio di maggior tutela",
certo, ma mi domando a tutela di chi.....!?
Come al solito non certo del povero diavolo che è il cittadino...
E oggi sono veramente incazzata.

venerdì 4 marzo 2016

Possiamo proteggerci dal dolore?
 È possibile solo affrontarlo e
anche questa è un'emozione che
per quanto può sembrare assurdo
 ci mantiene vivi ad ogni età...

bambini, giovani, adulti e vecchi.

 Credendo che tenere lontano il dolore sia in qualche modo
 "fare il nostro bene"
 non facciamo altro che emarginarci,
 allontanandoci dalla dimensione più umana.
 Altrimenti a cosa serve essere vivi?
Essere solo dei corpi parcheggiati lontano da tutto e da tutti?.

 La sofferenza viene relegata,
 repressa, nascosta,
camuffata, dimenticata...
invece se affrontata con forza può diventare motore
 di nuove risorse personali.

Le stanze della tua vita...

Leggevo un paio di giorni fa un articolo del Maestro Ezio Bosso, grande compositore e pianista contemporaneo, nonché affetto da Sla.
Il tema dell'articolo riguardava le stanze della vita.
Lancia così la domanda:
-saresti in grado di dare un nome alle stanze della tua vita?-

Mi fermo un attimo, ci penso,
ogni qual volta ti fermi a pensare
ri-vedi,
ri-senti,
ri-provi
ri-vivi...
Tutti le abbiamo, eppure sembra così difficile...
Ho avuto una stanza in cui abitavo da bambina, mi piaceva trascorrere li il mio tempo, nessuno mi vedeva, mi sentivo libera, non mi annoiavo mai, il tempo passava lieve.
Ho avuto stanze in un istituto delle suore,
 a quei tempi non sempre mi pareva avessero un cuore pieno d'amore....
H avuto una stanza piena di sogni, di fantasia.
Ho avuto stanze all'ospedale nelle quali ogni speranza sembrava riposta male,
ma lo spirito di condivisione è stato fonfondamentale.
Ho avuto la stanza del raccoglimento e del dolore,

 li abbiamo condiviso quell'ultimo paterno gesto d'amore,
 di tanto in tanto riapro la sua porta e ancora tento di fare un po di ordine la dentro Papà...
Ho avuto la stanza dell'amore quella che puoi star certo rimarrà aperta in eterno,

 la stanza dell'amore per i propri figli.
La stanza dell'Unione e quella del distacco,

 interruzione di un cordone ombelicale che sembrava primordiale...
Ho la stanza della musica, li sussurro parole o le posso cantare a squarcia gola,
 li la musica mi rende felice e mi sfogo
 oppure piango e mi commuovo.
Stanze di debolezza, di muri fragili come biscotto.
Stanze in cui sono rimasta li a sentire solo sbattere la porta, violentemente.
E' stato impossibile riaprirle...
La stanza in cui ti vai a riparare quando ti senti colpita, 
la stanza delle grida,
quelle di chi ti ha urlato in faccia il suo valore a discapito del tuo,
quella del dubbio, delle offese, dello svilimento.
 Stanze, stanze, e ancora stanze....
 
La stanza delle attese, della pazienza che forse spesso non ho ben sopportato.
La stanza dei ricordi.
Non è sempre facile tenerle in ordine...
 Stanze dalle quali entriamo e usciamo continuamente

spesso magari senza la giusta attenzione.

  
 

giovedì 3 marzo 2016

Decidi.....prosegui...

Nel corso della vita
ci accadono molte cose,
belle, meno belle,
Esperienze di accrescimento
che in qualche modo
formano,
forgiano,
di conseguenza
facciamo riflessioni,
guardiamo dentro di noi e
inevitabilmente anche
fuori noi stessi.
Prendiamo decisioni,
si perché non è vero che
il libero arbitrio non esiste.
Cosi' capita che prendiamo decisioni
che forse gli altri subiscono
a causa nostra,
così come noi
subiamo le decisioni degli altri.
Spesso ciò che scegliamo e decidiamo
 non viene compreso,
così come le decisioni che subiamo da parte di altri nei nostri confronti
non le comprendiamo.
Tutto può prendere sembianze di
comprensibilità o
incomprensibilità,
giustificate entrambe...
Ma se ti fermi a pensare
un po di più
capisci che
si prendono decisioni
non per essere compresi
ma per
poter proseguire
il proprio cammino...
Accettabile e logica conclusione.