I testi di questo blog sono scritti da me medesima, mentre la dove fossero di Autori diversi la loro firma verrà sempre riportata. Se qualcuno dovesse riconoscere scritti di lavori altrui non adeguatamente segnalati può farlo notare e provvederò alla loro rimozione dopo essermi accertata dell'esatezza della segnalazione. Le immagini presenti sono mie o sono prese dal web, preferibilmente da: Picasa - Flickr - Deviantart, per i video musicali la fonte è You-tube.

giovedì 31 dicembre 2015

Stitch....

La mia piccola vecchietta.
Stasera io,
 te
e
Qualcuno che e'
lontano...
Buon Anno,
che sia,
ne abbiamo
 un gran bisogno....

mercoledì 30 dicembre 2015

Patti Smith- Going Under (Lyrics)


La vita oltre il cancro...nuovo capitolo?...

Stamattina sono andata a ritirare le analisi fatte pochi giorni prima di Natale...

Dopo l'intervento e tutto il ciclo di terapie sono due anni che prosegue il mio Follow Up.
Sono ancora sotto quella lente di ingrandimento che teoricamente dovrebbe fare in modo che...nulla scappi dal controllo.
Il caro amico Tamoxifene, i cui effetti collaterali ormai non mi infastidiscono più di tanto,
 sta per abbandonarmi per essere sostituito da altra terapia e mi hanno già informato che mi darà nuovamente qualche problema finchè non avremo imparato a convivere insieme.
Il periodo estivo tra giugno e agosto e quello invernale tra dicembre e febbraio scandiscono tutta una serie di controlli e analisi che terminano sempre con l'incontro con l'oncologo che mi da il "verdetto finale".

E poi c'è lei, quella dannata mutazione genetica, emersa dai test genetici, dalla quale non posso prescindere.

Ogni volta che ritiro analisi e referti diagnostici una sensazione di ansia mi fa sempre compagnia finchè non apro le buste entro le quali sono contenuti e.....
con occhio speranzoso leggo i referti.

Le analisi che ho ritirato stamattina non vanno bene, qualcosa non và.
Globuli bianchi altissimi e i neutrofili sembrano impazziti con valori prepotentemente sopra la norma...
L'anemia, quella mi preoccupa meno visto che da mesi non mangio carne.

Esco dal distretto sanitario con la busta ancora chiusa in mano.
Fuori nell'ampio giardino con i parcheggi, un'aria gelida, tagliente e il sole alto e caldissimo sul volto,
apro la busta, appoggio gli occhi quasi furtivi,
accorgermi di quei valori mi ha ghiacciato il sangue,
 resto immobile, gli occhi sui numeri, incredula,
paura...
Leggo e rileggo nella speranza di aver visto male la prima volta.
Vaffanculo, vaffanculo.....
Sono stanca di avere paura, e sto per chiedermi di nuovo perché!?
Ma so già che un perché non c'è, che a nulla serve chiedere.

Non adesso, Vita, non mi fare questo adesso...

Eppure mi sento bene, nessun segnale che mi potesse preoccupare,
nemmeno la tipica stanchezza che caratterizzò le settimane prima della precedente scoperta due anni fa, anzi un'insolita energia mi sprona, mi spinge nell'ultimo periodo,
 non prendo farmaci da settimane, nemmeno per un mal di testa...

Non posso rientrare a casa subito, ho bisogno di camminare, mi butto tra i campi, i primi, i più vicini, quelli dietro il campo santo, quasi col desiderio di perdermi, il sole sempre alto e caldo sul viso, l'aria gelida e tagliente davanti a me,

che strano, sembrano le due medaglie della vita,

cammino lentamente, la testa alta, leggermente reclinata indietro, assorbo tutto, il gelo dell'aria così pulita e il caldo così confortante.
Respiro profondamente per non perdere il controllo, faccio alcuni passi ad occhi chiusi e.....
rivedo e risento ancora tutto il dolore di quella guerriera che sono stata.

Penso a cosa farei questa volta...
Farei una lista di tutto quello che amerei fare,
penserei con chi amerei condividere un ultimo viaggio.
Preparerei il mio zaino, poche cose, nella vita ti basta, niente di più...
E partirei...
Questa volta potrebbe andare così.

martedì 29 dicembre 2015

....ecco la bambina che...mi ha portato sino a qui...

In questi mesi di incontri con la Psicologa non abbiamo solo fatto terapia,
per lo meno non intesa nel senso della terapia spicciola,
il mondo delle emozioni mi ha affascinato da sempre, di più rispetto a quello della pura razionalità,
non sono mancate da parte mia domande che mi nascevano spontanee dagli input vari durante il mio aprirmi con lei.
Anche gli studi che ho fatto, erano forse volti, già anni fa ad una ricerca inconscia e inconsapevole più di me stessa e di un certo sentire che non ad altro.

Le ho fatto spesso leggere ciò che scrivo,
lei mi ha sempre consigliato di continuare a farlo, vede in questa mia propensione una specie di "dono",
io vedo spesso una "condanna",
io che amo così tanto la parola,
 le do un peso, un'importanza,
rispetto le parole perché non è vero che il vento se le porta via,
 almeno a me non le porta via,
ci sono parole dette, ricevute che per sempre ci faranno aprire in un sorriso disarmato,
altre che peseranno per sempre su di noi come macigni,
 e sfido ognuno di voi a pensarci un attimo e dirmi che non è vero,
che a voi non è mai capitato.

La scrittura per me è come una specie di trans, non sono semplicemente li quando scrivo,
 sono in me, oltre me, vedo una fotografia, un'immagine e si apre il mio mondo a volte bello a volte brutto, ascolto musica, mi focalizzo su uno strumento che mi cattura e scrivo di getto, scrivo e vedo, scrivo e sento,
 non mi nascondo dentro alle parole,  ne dietro esse,
sono la mia seconda pelle...forse quella più vera, quella che nella vita normale di tutti i giorni devo far combaciare con l'altra, quella razionale, che c'è ma non prenderà mai il sopravvento...
Preferisco restare così, assolutamente emotiva,
benché così maggiormente esposta....

Quando scrivo il tempo assume per me altre forme, è veloce e lento allo stesso tempo, sento e vedo ciò che va al di là di quello di me che vedo riflesso nello specchio, vado dentro, giù, sprofondo a volte in abissi di dolore per riportarmi dopo verso la superficie dove prendo fiato e.....torno a respirare...
Mi perdo e mi ritrovo.
Mi lascio maltrattare e tiro su le mie barriere sino a non provare più niente se lo desidero.
Mi lascio coccolare e tutto mi sembra più lieve e sopportabile...
Dolore, patteggiamento, rabbia, accettazione e.....distacco.

Io l'ho sempre vissuto come un problema, una imperfezione, "essere diversa" inteso non nel senso positivo del termine.
La scrittura, il contatto con la parola scritta, le visioni che mi offre, sono da sempre state per me il modo di attraversare le fasi del dolore, non di meno quelle della gioia,
un personale percorso di guarigione, giusto, sbagliato che sia, non lo so,
ma alla fine mi ha permesso di andare avanti.
In una specie di autismo momentaneo tra me i miei pensieri, le emozioni, tormenti profondi, e dolci sentire,
in contatto con una realtà parallela...
Che poi chi decide di cosa è fatta la realtà?
Realtà è il mio sentire, realtà è quella di colui che è solo raziocinio?
Come in ogni cosa ognuno ha la sua realtà che non è assoluta,
ciò che è bene per me non è bene per te e viceversa.....
Realtà?...
Io mi tengo la mia...

lunedì 28 dicembre 2015

If I could....

Non siamo mai preparati per ciò che ci si presenta.
Aspettiamo ciò che non si presenterà.
Ci perdiamo nelle giungle del nostro dolore,
per poi trovare la strada che ci farà uscire dal bosco.

Non sai dove stai andando e perché sei qui
finchè non arrivi
all'ultimo giorno del tuo cammino,
dopo il lungo
vagabondare
che ti ha insegnato ciò che sai e
 anche un po' di ciò che
ancora non puoi sapere.

Allora pensi
grazie e grazie,
più e più volte.

Non hai più bisogno di arrivarci
con le mani nude,
vedere il pesce sotto la superficie dell'acqua
è sufficiente.

La Mia Vita,
come ogni cosa,
come tutte le vite
è misteriosa,
irrevocabile e
sacra,
così intima,
così presente,
e
così tanto mi appartiene.

Dente che duole, martello che batte...

Mesi fa mi sono sentita dire che sono una persona che fa le cose solo per convenienza,
"tu fai solo quello che ti conviene".
Il mio racconto, assolutamente personale e per questo forse di parte,
 mi dice altro,
 se avessi voluto seguire strade che mi "convenivano" ho già spiegato, invano,
 che sarei sistemata da moltissimi anni,
per la gioia di mia madre che tutt'oggi continua a ripetermi :

-io morirò dannata per colpa tua, perché non ti so sistemata-

ecco a cosa viene ridotta l'essenza di una persona, tante volte già da un genitore, figuriamoci da altri...
Ti portano all'annientamento e non se ne rendono conto.
Siamo noi che glielo permettiamo e...non ce ne rendiamo conto.

Ok, avete ragione tutti quanti...
In questo senso il libero arbitrio esiste e
 ognuno è libero di creare nella sua testa
miti o mostri a discrezione.

In tempi più recenti mi è stato detto che "posso chiamare o chiedere se ho bisogno di qualcosa".

Si è aperto il tunnel vorticoso dei pensieri,
se accetto lo faccio per cosa?
Convenienza, egoismo, altruismo, bisogno di elemosinare?
Appaio ciò che sono o ciò che desidero apparire?
Se tu mi offri l'aiuto nel bisogno lo fai per cosa?
Egoismo, altruismo, una questione di coscienza?
Appari ciò che sei o ciò che desideri essere?

Non credo che "il difetto" debba essere sempre mio,
mentre la "perfezione di chi si merita un piedistallo dorato"
sempre degli altri.

Non credo che quando le cose vanno male
sia solo per colpa mia
mentre quando vanno bene
i meriti sono sempre degli altri.

Viaggia tutto su un filo molto sottile,
medaglie che hanno il loro dritto e il loro rovescio,
le ragioni di ognuno,
le colpe, se di colpe si può parlare, di tutti,
ci dovrebbe essere un invalicabile limite al giudizio
oltre il quale nessuno di noi
dovrebbe mai sporgersi.



Siamo tutti così.......soli

Lutto...
Il termine deriva dal Latino e indica nel suo significato più semplice il pianto, lugere, la reazione emotiva di fronte alla perdita...
La perdita intesa nella sua totalità, qualunque tipo di perdita importante.
E' come una ferita, la guarigione di questa ferita richiede tempo,
 fatica, cure, tante cure, e io lo so bene,
le cure sono lunghe,
 richiedono tempi spesso che non scandiamo noi,
 sono come cicli di terapie e non si può avere fretta, non puoi dire
 "io voglio star bene, voglio guarire".
Il processo di guarigione, la sua durata, come ci trasformerà, nessuno lo può sapere,
 tanto meno noi.
Mi ricordo che alla fine della chemio pensavo che avrei smaltito il tutto in breve tempo,

 la solita ottimista del cazzo.

Chiedemmo all'oncologo quanto tempo sarebbe occorso prima di un ritorno,
 di un mio ritorno, la sua risposta fu:
-dipende da lei, solo da lei, dalla forza che ci mette-
Dovetti così concentrarmi su me stessa, mettermi al primo posto, in prima fila, capire cosa volevo...
Sono stata egoista si, lo sono stata.
Sono stata egoista anche quando in quei momenti, mi preoccupavo per chi mi circondava chiedendo:
-Come stai oggi-...
Si, lo sono stata.

Quei pensieri, questi ricordi, ai quali sono intimamente unita, mi fanno capire che,
come quella volta,
 ho avuto il coraggio di avere coraggio e la forza di tirare fuori la forza,
così non può e non deve essere diverso oggi.

Il Lutto ci mette di fronte ad una valanga di sentire che travolge, soffoca quasi.
Riuscire ad andare avanti vuol solo dire guardare la nostra vulnerabilità, la disperazione, la paura e
comprendere che questi sentimenti vivono insieme dentro di noi anche se tentiamo di allontanarne qualcuno.
Poi ci sono il coraggio e la determinazione
ma questo è un capitolo che arriva solo dopo.
Affronto il mio primo Lutto all'età di 14 anni, mio Padre, una partenza che credo ha segnato e forse segna la mia vita ancora oggi.
Io ero troppo piccola, provengo da una famiglia semplice, mia madre incapace, per colpe non sue,
 di dimostrare affetto, di un abbraccio, di quel trasmetterti che lei c'è, che c'era, che tutto sarebbe andato bene.
Nulla è più andato bene...
I parenti, ricordo la sera in cui ci fu il rosario a casa,
-devi essere forte, la mamma ha bisogno di te del tuo aiuto-
Per lungo tempo non ho più pianto, tutti erano contenti, io sembravo forte, serena, tutti pensavano a quanto bene stavo affrontando tutto quello...
Sono stata falsa, altruista, egoista....
Non lo so...
Per certo oggi so il male che mi sono fatta,
e non dico no,
 il male che mi hanno fatto,
 ma che mi sono fatta,
perché non ho avuto il coraggio di....
gridare, di affrontare il dolore, di farlo vedere, sentire, di condividerlo.
Solo oggi comprendo che l'ignoranza regnava sovrana, io piccola e stupida feci mie quelle parole, e mi dissi si, che era così, che dovevo mettere da parte me stessa e il mio dolore perché qualcuno aveva bisogno di me e io...."dovevo" esserci, trasportando così un peso che non mi competeva.
Non potevo capire che ero io ad avere bisogno di aiuto,
mi sembrava normale quell'aiuto darlo, offrirlo...
Sono un'egoista che pensa di essere altruista e
offrendosi all'altro
mette l'animo in pace,
e silenzia il proprio dolore.

Sarà anche così si...

Ma chi è in grado di dire con assoluta certezza che dall'alto della sua esperienza,
della sua saccente superbia,
non è egoista.....pur di salvarsi.

...Eppur per tutti sembravo,
già sembravo,
una bambina
serena e felice...


Il momento peggiore è la mattina.
Ti svegli e, ancora confuso, magari per un infinitesimo di attimo, puoi credere di aver attraversato solo un brutto sogno.
  E invece è tutto vero.
 Il dolore, con la solitudine impermeabile che lo riveste, è lì che ti aspetta.
 Attende di starti addosso per una nuova giornata, da vivere con quella voragine profonda che, prima ancora che nel cuore e nella testa, senti soprattutto in fondo allo stomaco.
 Da dove viene la forza per cominciare un nuovo giorno che non è più abitato da chi avresti voluto amare per sempre.
 «Devi tirarti sù»,
  dicono gli altri,
quelli che si affannano all'inizio e poi non vogliono "disturbare" e
forse nemmeno rischiare di rimanere "contagiati" da quel tuo personalissimo Lutto.

Tutte le parole sono diventate buste vuote e tanti discorsi,
anche di chi dovrebbe saper parlare della vita e della speranza,
 non ti dicono nulla o, peggio,
ti fanno male.

 A meno che... a tenerti la mano ci sia qualcuno speciale, qualcuno che "ci è già passato", che non si nasconde, ma rischia di venirti incontro,
che ti conosce anche se non sa nemmeno il tuo nome,
 perché è in confidenza col dolore, la solitudine e
 anche la disperazione gelida che provi tu.
 È allora che quell'assurdo:
"Non soffrire più"
 comincia, a fatica, a poco a poco, a colorarsi di senso.

domenica 27 dicembre 2015

Amazing Friuli Venezia Giulia (2) | Drone footage of an unexpected corne...



Vivo in questa splendida terra dal 2007.

L'avevo incrociata parecchi anni prima per motivi lavorativi della mia famiglia d'origine.

Ci eravamo sfiorate, appena.

Non avrei mai pensato che mi sarebbe entrata dentro, tanto da non potere più fare a meno di lei.

Non avrei mai pensato che ci saremo rincontrate anni dopo e che Lei mi avrebbe rapito a tal punto da non farmi più andare via.

Attraversare questi posti con piedi da cittadina, alla quale molti dicevano che la città ti chiamerà sempre indietro, mentre capivo che in città non sarei più tornata.

Vedere questi posti con occhi quasi di bambina, come se non avessero visto nulla prima,

 che come spugne hanno assorbito visioni, odori, colori, emozioni,

 e le hanno impresse talmente in profondità da diventare parte di me.

Non rinnego le mie radici,

ma non posso fuggire o stancarmi di questo sentire,

mi sento nella mia terra,

mi sento a casa,

qua mi sento io.

Se nulla accade per caso, non è solo un caso che io sia approdata qua e questa terra sia diventata per me come un porto sicuro, un accogliente rifugio come quelli che ho conosciuto in montagna.

Terra che è stata conforto e accoglienza nei momenti belli,

 è stata conforto nel momento più drammatico e difficile della malattia,

 terra che mi è di conforto adesso,

che ancora mi accoglie e ogni giorno,

 a modo suo,

 mi sussurra che:

Non sono sola...


E quando torno a casa, quella che mi ha visto nascere, torno da turista, pare strano ma e' cosi', ne devono essere accadute di cose che mi hanno impedito di restare, ma....non le ricordo piu' ora.


Nulla accade per caso, non per caso resto qua!

Che tutto faccia il suo corso.

venerdì 25 dicembre 2015

Sopravissuta....



Subirete le cattiverie emotive più complesse e vi rimarranno segni
che non andranno via più,
ma,
state pur certi che,
loro avranno il loro Natale felice.

giovedì 24 dicembre 2015

Vigilie.....

Credo che la strada verso la serenità
la crei passo dopo passo,
giorno dopo giorno,
una lenta costruzione senza fine.
La strada della felicità
ti capita, a volte,
ma la felicità è volubile,
va trasformata in qualcosa di più solido e stabile.

Serenità a chi e' come esiliato
In un posto lontano,
A chi e' appena stato preso per mano,
 Serenità a chi ti e' vicino,
Che tenga sempre acceso quel lumino ...
Perche' nelle ombre del buio
Non sia mai avvolto il tuo cammino.
 Serenità a chi ha calore e
Non teme di donarlo
Lasciandolo uscire dal Cuore.
 Serenità alla mente pura
che non vede il male
E da un abbraccio sa'
lasciarsi cullare, scaldare.
 Serenità ai nostri figli
Per i quali resteremo sicuri appigli,
 Serenità al genitore anziano
Che a suo modo chiede
Tienimi la mano.
Buon Natale ai pochi amici che
Ci dimostrano quanto desiderano
Che noi possiam essere felici.
 Serenità a chi sta male
E non smette di sperare.
 Serenità
A tutti coloro che hanno avuto
Una vita Puttana che
Ti dilania e ti risana.
E....
Che questa Serenità  sia ieri, oggi, domani,

e oltre.
 E un po' in ogni giorno della vita
Sempre confortata, mai demolita.
 serenità anche a me 


 Che avro' pensieri pieni di te.

Papà....eppur ci sei...

Saprai il mio nome se ci vedremo in Paradiso?
Sarà lo stesso se ci vedremo in Paradiso?
Devo essere forte e andare avanti
Perchè lo so che non è il mio posto il Paradiso
Mi terrai la mano se ci vedremo in Paradiso?
Mi aiuterai a stare in piedi se ci vedremo in Paradiso?
Troverò la strada attraverso notte e dì
Perchè lo so che non posso restare qui in Paradiso
Il tempo può abbatterti; il tempo può piegarti le ginocchia;
Il tempo può spezzarti il cuore, e farti implorare pietà
implorare pietà
Oltre la porta c'è pace, ne sono certo,
e lo so che non ci saranno più lacrime in Paradiso
Saprai il mio nome se ci vedremo in Paradiso?
Sarà lo stesso se ci vedremo in Paradiso?
Devo essere forte e andare avanti
Perchè lo so che non è il mio posto il Paradiso
Perchè lo so che non è il mio posto il Paradiso

mercoledì 23 dicembre 2015

23/12/2015

Eccoci...
Ci siamo...
In un orizzonte sempre più vicino
eccole le giornate più difficili, del mese di Dicembre.
Questa mattina gli impegni mi hanno obbligata ad un regime di attività che non mi ha lasciato tempo per i pensieri.

Anche se...
Già, anche se...

L' antivigilia di Natale, quest'anno,  è scandita dall'ultimo incontro con la Psicologa.
Come accadde due anni fa, me lo aveva anticipato alla fine del precedente incontro,
 mi ha detto che Lei è sempre li, per qualunque cosa ma...
non ho "bisogno" di lei, non nel senso che intendevo io.
Mi ha spiegato che con il mio ritorno e con quella mia richiesta di aiuto si,
l'avevo fatta preoccupare,
 le avevo detto che avevo perso tutto il benefico percorso fatto con lei negli anni precedenti,
che ero rotolata giù, di nuovo alla base della scalinata.

Questa volta non avevo più voglia ne di restare,
come una formichina impazzita su uno dei scalini,
correndo avanti e indietro,
 ne tanto meno mi interessava riprendere a salire quella scala.
Volevo rimanere li, adagiata a quella base che troppe volte mi ha vista contusa  e sconfitta.

Tra gli intervalli di tempo che separano i nostri incontri mi affida sempre qualche compito.
Il compito ultimo che mi aveva assegnato consisteva nel tenere a portata di mano foglio e penna,
annotare come in una specie di lista della spesa...Parole...
L'ho eseguito pur con un fare contrariato,
tutte le parole che mi sono tornate alla mente,
annotate su quel foglio,
fanno tutte parte di ciò che non và conservato nei cassettini della memoria,
va elaborato e ....te ne devi distaccare,
non le voglio ricordare e conservare perché fanno solo confusione,
non alimentano positività e desiderio di "Divenire" e crescita,
ma solo annientano.
E io non desidero essere annientata...
non desidero annientare a mia volta per dolore o rabbia,
alimento il mio lento e incerto cammino in altro modo,
con altre risorse,
mi affido ad altro tipo di sentimento.

Mi chiede se mi sento "sospesa",
le rispondo -No, non più-
mi chiede se mi sento in "attesa",
-sono in attesa di percorrere il disegno che ha in serbo la vita per me. Al momento sento dove ho messo radici e sento di aver trovato un posto che non lascerò mai-
Ottimo, commenta lei.

"Ancora una domanda", mi dice, come risponderebbe, se le chiedessi ora di definirsi?...
No, le rispondo, le persone non si definiscono mai,
 definirle equivale a limitarle,
come metterle dentro a dei paletti,
contenitori sotto vuoto dai quali non si esce più...
Ribatte: " ma io non le chiedo di permettere ad altri di definirla, le chiedo di essere lei a farlo".

La guardo, dritta negli occhi,
in quel contatto che maledettamente cerco con le persone, e in quel contatto che cerco con me stessa come fossi posta davanti ad uno specchio,
si gonfiano gli occhi, due lacrimoni scendono,
 li recupero tra le dita quasi per non farli scappare via...

-Coraggiosa, Dottoressa, penso di esserlo oltre la mia fragilità benché ogni tanto prenda il sopravvento-

"Lo so, e io le credo" mi risponde. "Ora lei si creda e non lo perda più di vista"

Le credo a mia volta,
mi credo,
mi abbraccio,
Ti abbraccio.
La mia crescita dipende anche da te.
(Alle sorgive del Piave, Settembre 2012, autoscatto ombra)

(Lunga è la strada,
 stretta è la via di coloro che
 non smettono mai di Amare,
ciò che possiedi in molti possono averlo ma,
 ciò che sei
 nessun altro può esserlo).


martedì 22 dicembre 2015

Karst rock...

"... Think of the karst rock,
  eroded by water,
  you feel his scent?
  You hear its cracks between your fingers?


  That lime powder
  that will not stick to your hands,
  the heat emanating.
  The intense color of Sumac
  that changes with the changing seasons,
  creating a landscape always equal
  yet always new.

You could say now:
  "I feel I have put down roots, I do not feel at home."

-No, I could never tell! ...-

Back at home, too!

L'ultima pagina di Calendario....

Tic, tac, tic, tac...
Il tempo non ha tempo.
Forse noi non abbiamo più tempo
 ed esso,
costantemente ci mette alla prova,
 per farcelo capire,
nonostante tutto,
 ci porta avanti
con il corpo, con gli occhi, con la mente,
anche contro la nostra volontà.

Sono arrivata così quest'anno
a quest'ultima pagina di Calendario,
che dire?
Tra alti e bassi,
una salita e l'altra,
cadute e rimesse in piedi,

 avrei molto da dire...
 

Ho capito che
rimarrò fedele a me stessa,
sempre,
sento il tutto che mi circonda in un modo
che a molti risulta "anormale"
compresa la donna che mi ha donato la Vita,
no,
non è comprensibile agli altri,
ma non mi importa,
importante è che sia comprensibile e accettato
da me...

la psicologa mi ha detto:
"tu sei come un foglio di carta assorbente
quando sei così,
non sei al riparo da niente"
ma questo
è il mio modo di appartenere a questo Mondo,
a mio rischio e pericolo,
 non snaturo me stessa,
e non è vero che Io non esisto,
una specie di "ne carne ne pesce",

"senza identità",

 la sento invece,
in questo periodo personalità,
la mia,
forte e presente
 più che mai.

Non permetterò più.....
 

 
Non permetterò più al mio sorriso di andar via,
di dare un calcio alla curiosità di vivere,
di vivere la speranza come una malattia.

Ho capito che l'Amore fa parte della vita,
Ho capito che l'Amore non ha nulla a che fare col dolore,
tutto ciò che produce dolore
nulla ha a che fare con l'Amore,
ho capito che nessuno "si salva da solo",
ho capito che non si devono temere le persone che provano sentimenti,
ad oggi temo chi il sentimento lo rifugge.

Ho compreso che se è vero che persone come me,
 frutto di situazioni spezzate, sono "solo cocci",
e con i cocci non ci si può fare più nulla,
beh, con i miei occhi vedo che
con i cocci di vetro colorato,
di varie forme,
si possono creare dei Mosaici meravigliosi
emanano luce,
 senza che un solo pezzo si scolli mai più.

Comprendo che dentro di me esiste e si alimenta autonomamente il
"Per Sempre"
nonostante mi abbiano fatto credere che tutto è mutevole e informe,
e che il per sempre non esiste,
che Ti Amo non va detto perché ha lo stesso peso
di una promessa, un impegno per la vita.

Ho capito che si può vivere in due dentro ad un MQ,
delimitando lo spazio vitale,
pur restando consapevoli e in contatto con la Terra
e senza sfuggire la quotidianità,
problemi, figli,
 malattie,
 e quello che tutti conosciamo bene.
Ho capito che difficile non è ritirarsi e andare via,
scappando,
difficile, per dirlo con una frase fatta è
 avere il coraggio di restare.

Ho capito che se
l'Amore non è sufficiente per sormontare i problemi,
la rabbia non aiuta nessuno a superarli più facilmente.

Sto cercando di imparare ad avere meno Paura,
è costato e mi costa tantissimo,
 
sto cercando di imparare e alimentare la
Pazienza
che ti da modo di "rimettere in ordine le cose dentro di te"
mentre aspetti che quelle fuori
si prendano il loro tempo,
un tempo che non scandisci tu,
e facciano il loro corso,
solo così ciò che osservi fuori
lo osserverai in modo diverso,
con i suoi contorni naturali e
non attraverso le distorsioni delle nostre e altrui
Gabbie Mentali,
e Catene...
(Ferrara 2015)

.....E finalmente
sentirsi
a casa.
(Haus Im Wald Bayern 22/12/2015)

lunedì 21 dicembre 2015

Restando in tema di "Viaggio"...



E' da tutta la vita che "sono in viaggio",

lo zaino sulle spalle,

diventato sempre più pesante.

Affetti, l'Amore, le rotture, brusche chiusure,

un senso profondo di ricerca di se stessi,

cadere, rialzarsi,

credere di non farcela più,

resistere...



Poi capisci che il viaggio è necessario,

che è come un richiamo

che nulla ha di naturale e conosciuto,

non sei come le altre persone,

lo dice il tuo mondo, il tuo modo, le parole che usi.



Poi comprendi,

solo ora,

dopo tutta la solitudine

che "Ti Amo" non si dice proprio perché dai un peso alle parole,

e un termine come questo non va svalutato, mai.

Poi comprendi

che altri non lo dicono

non perché abbiano paura di dirlo,

ma hanno paura del tipo di impegno,

quasi una promessa,

che racchiude in se...

Non lo dicono

perché sapevano già

che non si sarebbero

fermati troppo a lungo,

pur non sapendo quantificare quel tempo,

lo sapevo forse sin dall'inizio e...



lo sapevi anche tu,

ma non volevi vederlo.



Se mi perdonassi, se trovassi pace!?



Si, credo di doverlo a me stessa....

........


...Lasciatemi guardare questo e....
commuovermi in santa pace...
La meraviglia di esserci,
la meraviglia dell'Amore,
La meraviglia delle piccole cose,

esiste....
ne sono certa...

domenica 20 dicembre 2015

I miei piedi sanno camminare, la gambe sono forti abbastanza...

Ci sono persone che, di tanto in tanto,
 sentono una specie di prurito alle Ali,
 e devono...
andare.
Stamane, a me prudevano i piedi, e
...son dovuta andare...


 forse mossa dall'aria fredda e asciutta,
un cielo terso in questo Dicembre che vivo
 in maniera così intima e particolare

 dentro di me.
 Adoro quella sensazione di partire col freddo,
 trovare il passo,
rompere il fiato,
entrare dentro al mio respiro,
quando raggiungo quel sentire, il contatto,
esisto,
la mia dimensione,
la ricerca che spiega si,
che ci sono, qui e ora.
Scaldarmi, passo dopo passo,
 entrare in tutto quello che mi circonda,
 lasciandomi rapire.
E li trovare la mia strada,
la natura mia più vera,
 concreta, terrena.
Mi guardo intorno,

tutto mi sembra meraviglioso.
In viaggio da una vita,

a modo mio,
un viaggio non convenzionale,
eremita a volte,
esiliata altre,
stupita poi da panorami eccelsi,
a testa bassa e affaticata in altri casi.
Ho dovuto fare soste,

 a volte molto lunghe,
ma le energie erano venute davvero a mancare,
 sino a non riconoscermi più.
Con le ali spezzate,

 forse mai guarite,
ma non rinuncio, no,

 al viaggio.
C'è una meraviglia nei miei occhi che ancora e di nuovo cresce...

sabato 19 dicembre 2015

Non lo sò...sarà un lungo viaggio.

"Perché era cattiva.
 Era matta, era cattiva, era tutta sbagliata.
Era vera se capisce quello che voglio dire.
 Era una strada piena di curve assurde,
che correva in aperta campagna,
 senza preoccuparsi mai di tornare.
 Senza nemmeno sapere bene dove stava andando.
 Era una di quelle strade su cui ci si ammazza."

non lo so, su che strada sono,
 buona, cattiva, giusta sbagliata.
Sono li e basta, senza farmi troppe domande,
senza rifiutare che sia...la mia,
adesso più che mai senza sospensioni,
mai più "senza identità",
con le curve che mi muovono lo stomaco,
fino quasi ad annebbiare la testa,
accettando che non è una di quelle strade che
ti lasciano un posto in cui
tornare.
Puoi solo guardare avanti e...piano piano...andare,
 
non so dove?
Non importa, se è vero che esiste il destino,
se è vero che è tutto scritto,
se è vero che nulla accade per caso,
se il divenire è la parte fondamentale per la nostra vita,
su questa strada, allora,
capirò,
durante il tragitto,
facendo in modo che le curve
mi scombussolino
il meno possibile.

venerdì 18 dicembre 2015

Roccia Carsica...

Hai fatto degli errori?.
Certo,
sfido chiunque a restare in equilibrio perfetto
sul suo piedistallo,
solido,
eretto con tale cura,
simbolo di una perfezione illusoria,
di coloro che dicono:
"Io so"
per affermare:
"Io no".
Succede così,
le persone che sanno di te,
o  chissà se di te sanno,
capiscono che con una parola
è possibile demolirti,
con uno sguardo trafiggerti a morte,
buttarti giù,
cancellarti via
come fossi una breve linea incerta
di gesso bianco su di una lavagna.

Son rotolata troppe volte
dalla scalinata della vita,
in cui ogni gradino salito è una piccola conquista,
ogni passo scivolato all'indietro
una svista,
in cui restare sullo stesso gradino senza incedere lentamente mai
è sospensione e immobilità immutabile
di noi stessi,
dove rotolare giù sconfitta
non ti permetterà più, un giorno,
di riprendere quella scalata.
Allora mi dico che
tanto più faticoso è riprendere a salire quegli scalini,
spesso altissimi per me e sconnessi,
ma sono lì davanti a questa scalinata immensa,
no, non rotolata giù,
solo ferma per un po',
non come gesso che diventa polvere
e si soffia via nelle mani degli altri,

sarò come roccia,
non una roccia qualsiasi ma
roccia carsica,
tanto amata,
le lacrime versate
come la pioggia su di essa,
hanno scavato vene sotterranee,
producendo una lenta erosione,
mi riappaiono così ora
le mie forme interiori migliori,
dentro quelle erosioni
penetrano bagliori,

Sarò roccia e
non una roccia qualsiasi ma
Roccia Carsica.


giovedì 17 dicembre 2015

L'alfabeto dei ricordi...

E' come un alfabeto,
l'alfabeto dei ricordi,
quelli belli,
ti salvano la Vita,
abbandonano il rancore e
quell'incapacità di amare,
ti fanno ricordare chi sei,

di cosa sei stata capace
nella tormenta
che torna puntuale,
questa volta non è stato un semplice temporale.
Ogni persona che Ama la Montagna
sa quando il tempo cambia e
fermarsi è necessario
tornare indietro
vitale.
No, non dico "io voglio dimenticare"
non avrebbe avuto senso tutto questo camminare.

Proteggo quell'alfabeto dei ricordi
che mi ha messo il cuore in pace
che mi ha detto "ho vivi o muori"
che mi ha raccontato che
per ritrovarti deve prima perderti
quando tutto di te sembra cancellato
quando tutto ciò che eri
è stato spazzato via,
alla fine sono qua
un po' più forte di prima
perché:
"Non sai mai veramente
 quanto sei forte
finchè essere forte è
 l'unica scelta che hai"
O "sei" e vivi
o "non sei" e muori dentro di te ogni giorno un po' di più,
dimenticando chi sei stata e
chi sei.
L'insieme di tutto quell'alfabeto dei ricordi,
quelli belli che ti salvano la Vita
che ti fan proseguire la salita perché
la strada non è finita,

"Io Sono".
(Foto Parco Dell'Isonzo Marzo 2015)

mercoledì 16 dicembre 2015

Say it

Fanno parte di tutto
il non detto.

Li abbiamo dentro noi,
non vi è accesso per altri,
così profondamente nostri.

"Pensieri
e
preghiere
affidati
al vento..."

martedì 15 dicembre 2015

Gabbia....

La mia non è una gabbia dorata,
non lo è mai stata.
Nemmeno la volevo.
La mia è una gabbia sconquassata
in tanti punti ha ceduto
si è piegata.
Come me che
ho inciampato,
son caduta,
talmente arduo quel rimettersi, talmente arduo rimettersi in piedi,
drizzare la schiena,
rimettere la testa in linea,
alzare questi occhi con lo sguardo
proteso........
Ogni volta questa mia gabbia, con forza e coraggio
mi apre il suo cancelletto, ogni volta,
dalle feritoie
(Castello San Marino 2012 Dicembre)

lascia entrare luce
nonostante il buio intorno,
luce che proviene
da dentro
dall'immenso che abbiamo dentro.
Non trasformo il mio cuore
in pietra fredda e dura,
preferisco attraversare il mio dolore.



lunedì 14 dicembre 2015

Sia questo, sia ora.

Non conosco questa strada.
Non so se è da me scelta,
se me la hanno imposta.
Mi raccolgo ancora tra spalle e gola,
i pensieri pesanti
ma vado avanti.




Cammino,
spesso a fatica,
un passo dopo l'altro, lungo il sentiero.
Scorgo le cime ed intorno la corona dei monti
ed i passi diventano preghiera,
quasi un Te Deum.

E' difficile spiegare quella sensazione,
quell'ineffabile sentire,
l'emozione che quasi porta alle lacrime,
quando tanta Bellezza travolge.
esperienza, per chi crede,
anelito per chi, camminando, cerca...
 


Sia questo, sia ora
il mio Te Deum
per ciò che ho vissuto
nell'anno che si conclude,
per ciò che vivrò
se il Destino vorrà,
anche se non so dove mi porterà.

E tutte intorno le vette
vasto lo spazio da rabbrividire
la sensazione è quella di riuscire
ad attraversare la speranza.


domenica 13 dicembre 2015

Siamo cocci....

Ecco, ci siamo quasi.
E' iniziato ufficialmente il conto alla rovescia, anche se per alcune persone i primi di Novembre sono già periodo caldo.
Arriverà puntuale come sempre.
Il Natale.
Quest'anno la prima volta che ho provato la classica botta allo stomaco, un' incrocio bizzarro tra nausea e stress malinconico di quando sento l'odore del Natale, si è verificata i primi di Novembre.
Mi trovavo presso un grande magazzino, dovevo fare alcuni acquisti per casa e arrivando alle casse non ho potuto fare a meno di notare che il reparto "addobbi natalizi, varie ed eventuali" era già attrezzato al top.
Ogni anno mi sembra sempre troppo presto per farmi male agli occhi e al resto.

Dovrebbe esistere solo per i bambini, loro si hanno ancora il diritto di credere a una qualche magia che li circonda, hanno diritto al sogno, allo stupore.
O forse chi sa, sarebbe meglio disilluderli con le buone maniere il prima possibile, prima che ci pensi la vita con i suoi modi bruschi.
Nei miei ricordi ho pensieri lieti di questo periodo dell'anno solo legati alla mia infanzia.
Era come se ne sentissi il profumo quando stava per arrivare, e probabilmente se parliamo di 30 o 40'anni fa le cose, le persone avevano profumi differenti da oggi.
Così come oggi ne sento ancora "l'odore" che nulla ha a che fare con "il profumo" che sentivo da bambina...
Una volta aspettavo arrivasse con trepidazione, non vedevo l'ora di fare l'albero con mia mamma che riusciva a trovare quel poco tempo tra gli impegni di lavoro, finchè ho iniziato presto a far da sola anche quello, perché di tempo non ne aveva più,
non vedevo l'ora che arrivasse il buio di sera per lasciare le luci spente e perdermi dentro le lucine che decoravano l'albero avvolgendolo in quell'abbraccio di luci e sfumature,
 non vedevo l'ora che mettessero le luminarie per le vie, sembrava di abitare, anche se per un breve periodo, un mondo "diverso".
Forse già quella volta, un modo ingenuo di bambina nel tentativo di sfuggire a un mondo entro il quale ti sentivi estranea e inappropriata.

 Oggi con la stessa trepidazione di allora attendo che ...passi.
Non solo non ho fatto l'albero, mi dà fastidio vedere anche i Panettoni esposti in bella vista nei supermercati quando devo andare a fare la spesa.
Anni fa no, genitori, famiglia, unione, eravamo così quella volta, protesi uno verso l'altro, in famiglia ti sentivi protetto e supportato, la preparazione, l'attesa, già attesa,
(e mi rendo conto di quanto sono stata una bambina più paziente rispetto all'adulta che sono diventata).
O forse era già tutto solo nella nostra testa?
Solo illusioni di.....
Poi, le prime perdite, partenze senza ritorno.
Mio Papà fu  tra i primi, da li niente più come prima.
Un taglio netto, come catapultarsi nel mondo adulto di getto.
Mancanze, vuoti che sono rimasti incolmabili nel tempo.
Tutto divenne troppo veloce...frammentario.
Noi, i giovani della famiglia che creammo le nostre di famiglie, alcune si persero in un soffio, a mano a mano ci perdemmo anche tra di noi, così ecco,
 altri frammenti, altre divisioni, tutto ci allontanava anche da noi stessi.

Mi ricordo che una volta parlando con Te, della vita e dei suoi casi, mi dicesti più o meno così:

-Siamo spezzati, siamo cocci, e con i cocci non puoi farci niente-.

Quelle parole dette con la solita schiettezza un po' brutale mi rimasero dentro.
Le rammento ancora oggi. Non li vedevo quei cocci, o perlomeno la sensazione era quella di strappi che si erano ricuciti.
Natali condivisi nell'attesa paziente di un veloce passaggio non sempre han fatto meno male di altri, ma l'uno comprendeva l'altro senza sentirsi sbagliato o obbligato a fare qualcosa come quando "ci si doveva vestire a festa per forza".

Ora mi guardo attorno e...quei cocci li vedo, ho sentito "l'intera me" se intera lo sono mai stata, cadere e frantumarsi.
Cocci e nodi, nodi mentali, prigioni, si.
Penso alla Montagna che così tanto mi manca, a quel nodo di cordata, quando ti leghi con quel nodo a una persona è fiducia piena.
Restano ora solo i nodi interrotti, dai quali ancora non mi son staccata, quello con te Papà e con Lui.
Tornerò ad aspettare,
aspettare che passi anche quest'anno....
Il Natale...

...ci sono esperienze e persone che ti porti dentro, nel cuore, nella testa, vanno, vengono, proprio come il Natale tornano, tornano  puntuali sempre.






Tracce...

 Un fiocco di neve,
lieve cade
senza farsi male
si scioglie,
arrendendosi al sole
e al suo calore,
senza far rumore,
senza provare dolore.


sabato 12 dicembre 2015

"Manutenzioni"....

Sto continuando, con pazienza, la lettura del libro "Lo zen e la manutenzione della motocicletta".
Certamente ne banale, ne scontato l'uso delle parole per descrivere l'andare interiore.
Dico con pazienza nel senso che l'autore spessissimo si dilunga con fare preciso e particolareggiato su tutta quella che è la parte sia meccanica che elettronica della moto, forse anche meglio di come potremmo leggere in un manuale.
La cosa che mi rapisce di più è la descrizione paesaggistica e la sua varietà, non ho mai fatto un viaggio in moto attraverso il Minnesota, ma ho avuto la fortunata possibilità di viaggiare in moto e conosco bene quel sentire e quel vedere che ti porta oltre a ciò che hai intorno ma ne diventi parte.
La sua è di certo una "partenza" ma non tesa esclusivamente al viaggio turistico in sé.
Ci parla di altro.
La quasi rincorsa nell'alternarsi dei paesaggi, colori, odori, va di pari passo con l'infittirsi dei suoi pensieri, dei ricordi.
Che differenza c'è tra chi conosce l'importanza di saper occuparsi della manutenzione della motocicletta e di chi invece non se ne occupa affatto come il suo amico John.
Proprio da li parte una lunga serie di riflessioni sulla tecnologia, su quanto sia così ingombrante e fastidiosa, quasi odiata da alcuni di noi, ma al contempo anche necessaria.
In tutto questo forse fa anche un percorso mistico e sostiene che Dio o il Buddha o come ognuno lo desideri chiamare risiede nel tutto, che si tratti di circuiti di una moto, o i petali di un fiore, o nella Cima di una Montagna...
C'è un filo, non troppo sottile, in tutto questo legato anche alla Razionalità, anche essa se non controllata molto, molto, pericolosa.
Fedro, suo doppio molti anni prima, ne seppe qualcosa, in quell'ostinato tentativo di vedere e spiegare tutto attraverso la Razionalità, arrivò alla follia nel tentativo di inseguire e forse sconfiggere quel fantasma, armato di un immaginario coltello, non voleva essere un assassino ma la mano precisa di un chirurgo che recide ciò che va reciso.
Ne restò alla fine vittima di quel coltello.
Il narratore e Fedro, quel viaggio lo stanno facendo insieme, forse per trovare finalmente un punto d'origine e da li ripartire azzerando il resto.
Pensandoci bene tutti bene stiamo facendo quel viaggio, non tutti su una motocicletta certo,
ma il significato, secondo me, intrinseco e profondo è che
io, te e chissà quanti altri stiamo lavorando alla manutenzione della motocicletta che rappresenta
Noi stessi....

Ps: leggere in questo lungo periodo mi è di conforto,
 anche se continuo a sentirmi come una bestia coi paraocchi che....
va avanti e porta tutto quello che c'è da portare.

venerdì 11 dicembre 2015

Tutto bene...

...poi si, va tutto bene,
mi sono sufficente,
mi prendo cura di me,
lavoro,
pago il mutuo,
le bollette...
Prendo le medicine,
faccio tutte le analisi, 
a breve mi aspetta l'oncologo 
per la prima volta da sola dopo aver vissuto quei reparti sempre con te,
sara' il nuovo tratto di salita....
Va tutto bene,
a parte la Voragine
che hai lasciato con la tua
Partenza,
so dove sei,
non so' dove sei andato,
 so bene
dove sei rimasto....

giovedì 10 dicembre 2015

La vita oltre il Cancro...

La dolce Natty...
Ci conosciamo  alcuni anni fa,
 sul posto di lavoro arrivò timidamente, con occhi curiosi e attenti attraverso i quali, con interesse vivo, imparava questo nostro lavoro per il quale aveva ha disposizione solo la tanta teoria di un corso appena terminato.
Un lavoro complicato il nostro, che ti fa venire più la voglia di scappare che quella di restare, ricerca continua di motivazioni, e lei è rimasta...
I suoi attriti con Dory, che non c'è più da tanti anni in tutti i sensi.
 La fece piangere più di qualche volta assalendola solo per il suo essere propositiva.
Non so perché la attaccava sempre, forse ne aveva semplicemente visto le qualità e non voleva rivali?
Potrebbe essere si...
Ma Natty è rimasta, è stata brava, cosciente della scelta fatta non per caso, l'ho vista trasformarsi in un divenire costante, un' operatrice attenta e capace.
Non per merito mio, sia ben chiaro, lei era il contenitore di quel fare, professionale e amorevole allo stesso tempo, che ha saputo donare agli altri.
La nostra conoscenza si approfondì nei mesi che precedettero la mia malattia.
Mi ero già accorta della estranea presenza nel mio corpo di qualcosa che non avrebbe dovuto essere li, avevo da poco iniziato l'iter degli approfondimenti clinici.
Nello stesso periodo lei ebbe problemi di natura famigliare intensi, oggi brillantemente superati.
Così ci trovammo vicine, lei vicina a me e alla mia malattia, io vicina a lei e al profondo disagio che viveva in quel momento difficile.
Mi diceva spesso:-Mary, mi vergogno perché con il problema che hai tu ci ritroviamo a parlare di me-.
Il rapporto fu assolutamente di empatia e reciprocità, perché vergognarsi, aveva lei tempo e affetto per me e io altrettanto per lei.
Di nuovo oggi, come nei mesi del cancro, presente e...preoccupata.
Arrivano quotidianamente i suoi messaggi watsapp che sanno di un discreto e lieve bussare alla mia porta per capire se è socchiusa...
Di mattina soprattutto, entro una certa ora, è come se si accertasse per rincuorarsi...
-Ci sei???-....
-Si Natty, son qua-
-Ok, ti voglio bene, ricordalo sempre, giorno e notte-
Sempre discreta, in punta di piedi, aspetta che io mi senta di...
"In punta di piedi", ho perso di vista l'importanza di questo atteggiamento di recente, eppur ho sempre saputo quanto fosse importante per non spaventare le persone, per non farle scappar via, soprattutto certe persone, io per prima scappai da figure intrusive,
sono così scivolata mio malgrado in una goffaggine grossolana, rendendomi quasi ridicola, è davvero così facile scivolare in baratri destabilizzanti?
Evidentemente a volte si.

La cosa che più mi dispiace è proprio che sia preoccupata per me.
Timore del compimento di qualche sciocchezza!?
No, non ne farò.
La mia parte razionale mi è utile proprio a questo, nonostante le lotte intestine con l'altrettanto sviluppato lato emotivo.
Lasciare la mia eredità di responsabilità e doveri da portare avanti a chi?
A una madre emotivamente instabile e disorientata abbastanza dalla vita, o a mio figlio che, finalmente, a 23 anni ha iniziato a guardare alla sua vita,
osando nell'intento di giocarsi le carte per costruire un futuro lontano da qui!?...
 Alla fine penso che il motivo è anche che,
 qualunque cosa porti il destino,
un destino che raramente mi ha parlato con delicatezza,
 Amo la Vita più di quanto io stessa creda,
il Cancro mi ha insegnato questo,
oltre la "paura" lecita,
 forza, coraggio, caparbietà,
non riconoscere ora queste mie possibilità
suonerebbe peggio che una bestemmia,
un' insulto alla vita stessa dopo il dono che mi ha consegnato,
non devo dimenticarlo mai,
 mai!.

mercoledì 9 dicembre 2015

Accadde....ieri

Oggi giornata evocativa, come se le precedenti non mi avessero evocato nulla.
Appoggiata con la schiena al termosifone della cucina, la tazza in mano di te caldo, che nelle ultime settimane è diventato quasi un rito dei miei pomeriggi.
Banalmente utile anche il semplice sorseggiare di un aromatico te.
Mi perdo nello spazio ampio del pavimento, lasciato vuoto in attesa del tavolo e qualche sedia che ancora mancano.
Musica, volumi bassi, note che portano a galla tutta l'eruzione di dolore,
ma devo ritagliarmi questi momenti per far si che esca fuori.
Alla fine rimane qua comunque, vagando come un fantasma, non me ne libero,
 ma almeno lo sviscero.
L'unico tepore in cui mi raccolgo è quella tazza calda, il vapore che ne vien su
 e la memoria.
 Dicembre 2012, il cancro era ancora lontano, tutto ciò che sarebbe accaduto di li a pochi mesi era distantissimo e....non prevedibile.
Come ogni evento drammatico che ci atterra nella vita, distante e non prevedibile.
Proprio in questi giorni, l'otto e il nove, la visita a San Leo e San Marino,
e il compleanno che ti avrebbe atteso al rientro dopo quella piccola tregua ritagliata in mezzo alla settimana,
te soltanto, ero quella volta invisibile ed estranea, così come mi è stato chiesto di tornare ad essere oggi, ho promesso, tengo fede a quelle parole.
Il freddo e la neve che aveva iniziato a scendere la sera prima della partenza.
Sempre un po' all'avventura, senza ruote invernali, con le catene che non erano quelle giuste tanto che alla fine ci ritroviamo con una catena si e una no, impavidi e coraggiosi su una salita da brivido ghiacciato dalla quale dovemmo tornare indietro.
Pur correndo il rischio di non raggiungere la cima di San Leo in qualche modo arriviamo.
La passeggiata serale nel Borgo, la sera dopo cena, d'intorni fatati, atmosfere medioevali.

 La mattina dopo, con il contorno del cielo che era di un azzurro talmente pieno da sembrare innaturale, lo splendore del sole, le stalattiti di ghiaccio formatesi durante la notte intorno a tutto il perimetro del Duomo e la maggiore sensazione di stupore, permettevano di godere la spettacolarità di quell'ergersi quasi maestoso su un enorme masso roccioso.



Il giorno dopo a San Marino le luminarie accese da mattino a sera, musiche a tema natalizio ininterrottamente si diffondevano per ogni viuzza, un contorno decisamente più commerciale di vetrine addobbate a festa, meno intimistico, ma comunque curioso.
Eppure nel clamore del centro non sembravamo "felici" come le altre persone. E tutto quell'intorno così dannatamente natalizio mentre ogni anno la nostra missione univoca è stata quella di aspettare,
aspettare che tutto quel frastuono emotivo passasse.

Il Castello, quello si fece accendere e sbizzarrire gli occhi e gli obiettivi delle macchine fotografiche, per poi divertirsi a confrontare cosa avevano visto i miei e cosa i tuoi.
 Chiaro scuri, giochi di ombre, bagliori di luce filtravano all'interno andando a creare disegni sulle pareti di pietra verso le quali si scagliavano quasi con impeto.


Castelli ne abbiam visto più di uno.
I nostri, quelli del tempo insieme? Non in aria, se non per la programmazione di qualche giunonico viaggio che si sognava e tentava di organizzare. Non di sabbia, non di rabbia.
Tutto era distante e non prevedibile la furia della devastazione.





martedì 8 dicembre 2015

....

Lui non è Te,
almeno non solo di Lui sei fatto,
li ho conosciuti entrambi,
non un Alter Ego,
ma semplicemente
l'altro Te,
la parte  buia
che ognuno di noi ha,
nessuno è al riparo
da essa,
ci vuole un gran coraggio per riconoscerla,
per riconoscersi,
va accettata,
e nutrita col buono,
non a discapito l'una dell'altra parte
ma nutrita perché entrambe si riconoscano
senza divorarsi a vicenda.

Siamo fatti di....

Siamo tutti fatti di ingredienti.
Come una ricetta di quelle semplici, casarecce, che ti inebriano l'olfatto con aromi di calore e famigliarità, come quando mio Papà mescolava i pochi semplici ingredienti per fare il pane,
e lo faceva con una dedizione e una cura che era quasi "Arte".
Adoravo osservarlo nella semplicità di quei gesti, tutto bianco di farina, con quei calzoncini corti e canotta estate e inverno, uomo di poca statura, le gambe svelte che si destreggiavano tra ...un macchinario e l'altro, con mani grandi e laboriose. Adoravo, da bambina, respirare profondamente e annusare gli aromi che si propagavano, per tutto il panificio, tutto semplice e così semplicemente riconoscibile.
Potevo riconoscere dall'odore i tipi di pane che sfornava...

 Sarà per quello che mi è rimasta l'abitudine di usare l'olfatto, sentire attraverso l'olfatto, di solito chiudo gli occhi, inspiro profondamente più volte, nella natura diventi parte di quegli aromi che ti avvolgono.
Poi ci sono quelli che hanno a disposizione più ingredienti, vanno bene per ricette più complesse e elaborate, i sapori sono più decisi e forti, speziati di colori che accentuano alcuni ingredienti o rendono meno riconoscibili altri, in questo caso calarsi, sentire, riconoscere tutto quello che fa parte della ricetta anche più complicata diventa avvolgenza di sapori, effluvi, fragranze, essenze.


Siamo fatti di ingredienti e...
Pochi o tanti che siano non possiamo dire "Non posso farci niente".
Come dicevi sempre anche tu Papà.

lunedì 7 dicembre 2015

Mattine, posti e Orchidee...

Finita la settimana di "ferie" forzatamente assegnate.
E' passata più in fretta di quanto pensassi tra altalenanti vai e vieni di tormenti e pacificazioni con me stessa.
Onestamente?
Mi sembra di essere rimasta a casa tantissimo, già, io e il mio tempo dilatato.
Stamattina ero in piedi prima che suonasse la sveglia, ho aperto gli occhi alle 4,40.
Fuori ancora il tutto buio, il brividino, tipico in questa stagione uscendo dal letto scoperchiando il piumone, il silenzio e la pacatezza di quell'orario in cui tutto è ancora immobile, la cucina illuminata fiocamente dalla piccola luce della cappa-aspirante, la moca che mi attendeva sui fornelli già pronta dalla sera prima, il famigliare brontolio della caffettiera e l'aroma caldo e avvolgente, sa di buono l'aroma che emana la moka, soprattutto di prima mattina, nell'immobilità di tutto il resto che è la fuori.
Non so perché, ma mi ha ispirato, scatto una fotografia...



La casa mi è sembrata un po' meno estranea e ostile, solo la casa dentro intendo, quando sono al suo interno, tra le sue mura.
E' strano, sono stata adottata da questa meravigliosa regione (Friuli Venezia Giulia) circa nove anni fa,
non essendo le mie radici autoctone del posto, ho pensato e detto in alcune occasioni che un posto dove vivere, in una terra che non è la tua, è semplicemente un posto dove vivere, ci si può adattare, ambientare.
Beh, che stupidaggine...
 E' vero che da circa quattro mesi la  vita è cambiata visceralmente, capovolta e il cambio di abitazione, concomitante con la pesante valanga che in qualche modo ho fatto staccare io dalla Montagna, mi ha fatto comprendere ancora di più quanto non metterò radici nella nuova residenza...
Non mi piace la gente, non capisco il loro dialetto che sembra più una lingua straniera che un dialetto.
Fuori di qua solo estraneità.
Altra cosa e altro senso aveva tutto quando si attraversavano queste zone tra campi, vigneti e dolci colline nelle giornate che dedicavamo ai nostri giri in moto, lunghi, corti, senza meta, non importava, uniti e liberi.
Le mie radici in questa terra sono altrove, in altri posti non lontani da qui benché ora mi sembrino metaforicamente irraggiungibili.
Le uniche che si sono adattate senza problemi, oltre ogni previsione, sono la Stitchy e l' Orchidea.
Mi piacciono le Orchidee, da sempre, ho provato a tenerne più di qualcuna, ma niente da fare, nel giro di pochi giorni cascavano i fiori, ingiallivano le foglie.
Eppure mi ero informata su siti dedicati, anche provando a seguire alla lettera le varie modalità di annaffiatura e vaporizzazioni alla Nero Wolfe, che coltivava rare orchidee nel suo giardino pensile, non ho mai ottenuto nessun risultato degno di nota, anzi, nessun risultato degno.
Poi arriva lei, regalatami da una conoscente l'ultimo compleanno.
Me la consegnò a casa la fioraia, io le chiesi se per cortesia mi potesse dare un consiglio per conservarla a lungo, e la signora semplicemente mi disse:
"Lasciale sempre un po' di acqua, non tanta, ma che abbia sempre un po' di acqua a disposizione nel piattino".
Da Maggio siamo a Dicembre e lei....è ancora qui, con le sue foglie spesse e grasse di un verde intenso e radici sane.
Il segreto dunque è stato in quel poco di acqua sempre a disposizione, ma non solo...
Il posto... Il segreto è stato anche il posto...
Nella casa di Turriaco, nei vari tentativi, ponevo le orchidee su un muretto che separava il piccolo salottino dalla cucina.
La cucina era piuttosto luminosa, specialmente di mattina, anzi, fastidiosamente luminosa,
 nelle giornate soleggiate la luce entrava prepotentemente sin dalle prime ore, tanto da dover appoggiare gli scuri affinché ne entrasse di meno, a volte era fastidioso anche fare colazione, ancora non perfettamente svegli, con quel bagliore troppo intenso che faceva strizzare gli occhi.
Ma dal muretto, volgendosi verso il soggiorno, era come se la luce si spezzasse, un taglio in due.
Così quando arrivò lei a Maggio la spostai di pochissimo rispetto a dove ponevo le altre.
 La accomodai sull'angolo del tavolo della cucina, un metro, forse un metro e mezzo più vicina alla luce ma non toccata direttamente dal sole.
Ha trovato anche lei "il buon nascondiglio" come nel film -L'eleganza del riccio-.
Il pensiero è stato che non ce la facesse con il trasloco.
Non c'erano nemmeno qua grossi tentativi che potessi fare, la casa non è grande, grosse alternative non c'erano.
Mi è venuto quasi naturale sistemarla nell'angolo vicino alla porta finestra della sala, un angolino luminoso dove non le arriva la luce diretta del sole, la solita acqua a disposizione, una spolverata alle rigogliose foglie, di tanto in tanto, con cotone inumidito nel latte.
Piccoli germogli timidamente avanzano...
Lei no,
non si è accorta e non ha risentito del cambiamento...




domenica 6 dicembre 2015

Un bene immenso per sempre

Danzava di fronte,
Tutta la vita che si poteva vedere
Scivolando avanti e indietro,
è scomparsa.

 Chi lo sa dove è andata –
Fuori visuale
Nelle ombre della notte
Che cominciò con  le stelle negli occhi.

Ricorda sempre
C’è un ampio orizzonte,
Vai ora a prendere una possibilità
La tua stella gli sta facendo luce
Illumina un percorso più luminoso

 E’ tutto lì dentro di te,

 Prendi un giorno alla volta
Girando, libero,
 Desidero vederti volare.

(Liberamente tratto da un testo di D. Gilmour)

5 A.M.





Oggi chiama così...
Ho scaricato l'Album...
Mi devasto rannicchiandomi nell'ascolto.
Tutta la nostalgia e le profonde sonorità dei Pink Floyd, non apprezzatissimo dalle recensioni musicali, ma chi se ne frega.
La sensazione durante l'ascolto invece è quella del calarsi in uno spazio interiormente profondo,
 dove malinconie, dolore, perdite e
esplosioni di arrendevolezza, si alternano quasi con crudeltà sottile.
Una struggente metafora della vita.

Roger Waters The Wall Official Trailer 1 (2015) - Documetary HD





Avevo letto che l'uscita nei cinema, a livello mondiale, sarebbe stata programmata in sole due giornate, 29 e 30 Settembre e 1 ottobre 2015.

Ho visto alcuni fotogrammi questa settimana, durante la sua apparizione e intervista di poco più di 20 minuti a Piazza pulita su LA7.

Mi ha assorbito completamente.

Un film documento e documentario, un viaggio con la sua Bentley, in cui vivono e rivivono emozioni e significati, la guerra, la prima che gli porta via il Nonno, la seconda che lo privò del Padre che non ha mai conosciuto, quindi la perdita e il senso di essa, l'amore, la vita.

Una ricerca profonda all'interno della sua storia personale di uomo e di artista.

Le musiche e le parole che le coronavano e condannavano  ieri l'alienazione di mistificatori della realtà oggi Waters le impiega contro ogni forma di autoritarismo e contro ogni conflitto di qualunque natura sia.

Un racconto che si sviluppa su due livelli che procedono paralleli permettendo di vivere l'esperienza di un concerto travolgente che sicuramente ha fatto epoca nella storia della musica, si parla infatti di oltre trenta milioni di copie vendute nel mondo, e in quella dei Pink Floyd.



Si, cercherò di trovare il Dvd, assolutamente.





Il racconto si alterna a brani e spezzoni del concerto The Wall

sabato 5 dicembre 2015

E' arrivato...
Ieri, nel tardo pomeriggio, mi hanno telefonato dalla Libreria Giunti, per dirmi che il libro di Castaneda che avevo ordinato è stato consegnato.
Ringrazio e rispondo che passerò al più presto a ritirarlo.
Oggi la giornata non è proprio iniziata nel migliore dei modi. Una notte, come cattiva compagna, mi ha tenuto in stato di veglia sin dalle 2.30, dopo essermi addormentata credo intorno alle 23,
 l'ho sopportata pazientemente, ma con l'arrivo del chiarore mattutino ero già stanca e per nulla desiderosa di alzarmi..
Difficile dunque mettersi in moto.
Cerco di decidermi sul da farsi, vado oggi, vado domani, meglio mattina o pomeriggio?
Il periodo non mi invoglia, nel senso che non amo i posti affollati e i centri commerciali nei periodi "normali" dell'anno, nel mese di Dicembre il fastidio si acuisce ancora di più e le calche di persone mi sembrano ancora più indigeste.
So perfettamente che se inizio e continuo a dimenarmi nel tentativo che mi venga l'illuminazione finirà che non andrò presso il Centro Commerciale ne oggi ne domani...Chissà quando!
Penso che l'orario migliore per spostarmi potrebbe essere a cavallo di mezzo dì. A quell'ora molti sono a pranzo, le ore di punta di solito sono metà mattina e il pomeriggio dopo le 15.
E poi, dettaglio non da poco, oggi è il 5, quindi ci dovrebbero essere i mercatini di San Nicolò che richiameranno senz'altro un bel po' di gente.
Andrà bene a conti fatti.
Per l'ora "calda" dovrei già essere fuori da un pezzo.
Vado.
Non ho voglia di fare la solita strada che passa per Gradisca, non mi va di oltrepassare quei due cavalcavia,  da anni li percorro avanti e indietro tra Turriaco e Cormons e ritorno, e più che una evoluta e moderna struttura architettonica mi hanno da sempre fatto venire in mente due giganti "taglia uova" al pari di quelli che hanno costruito per Gorizia, forse ancora più inguardabili.
Sono stati costruiti per la necessità di deviare parte del traffico ingombrante creato dai Camion al di fuori di Mariano del Friuli, col risultato che ora Mariano assomiglia ad un paese fantasma ancora più di prima.
Entro a Mariano del Friuli, ne devo attraversare un pezzo prima di una deviazione a destra, per un attimo penso di accendere il navigatore del cellulare e impostare la meta, ma solo un attimo dopo mi dico che sarebbe stupido.
"Abbiamo fatto quelle strade decine e decine di volte con la moto".
Raggiungo Mariano, prendo la svolta per Fratta, riconosco la strada con i vigneti e i campi, da una parte e dall'altra, vigneti ormai spogli, l'erba dei campi non più verde ma di quel tipico bruno invernale già bruciata dal freddo notturno e la brina ghiacciata. Oltrepasso Romans e nel giro di poco trovo tutti i cartelli che mi indicano con chiarezza Villesse che devo raggiungere.
Sistemo la macchina nel grande parcheggio all'aperto "S" pannello color lilla.
Ho restituito malvolentieri il libro che avevo preso per un'amica, ma non desidero più essere un problema per nessuno e rispetto una richiesta che mi è stata fatta giorni fa.
In libreria non mi fanno nessun problema, rendo il libro, mostro lo scontrino e la commessa mi informa che c'è una differenza di prezzo a mio favore, può farmi un buono della durata di tre mesi o posso acquistare un altro libro subito se trovo qualcosa di mio interesse.
Opto per un ulteriore acquisto nell'immediatezza del momento, visto che non so quando e se avrò voglia di tornare.
Mi dispiace solo un po' che la versione di "Una realtà separata" è del 2013, avrei preferito l'edizione più vecchia come quelle che ha Roby, ma non si trovano più ormai, chissà perché poi quest'idea, il testo sarà lo stesso, eppure visivamente la vecchia edizione mi ispirava di più.
Mi aggiro tra i fuori banco, gli scaffali di narrativa e quelli all'ingresso delle novità e uscite top.
Qualche titolo richiama la mia attenzione, qualche trama anche, ne avrei comprato più di uno potendo.
Ma costi a parte, mi sono anche riproposta di perdere quel vizio, poco comprensibile, di intraprendere la lettura di più libri in contemporanea, do una scorsa comunque a ciò che mi incuriosisce e ripongo con cura.
Alla fine mi trovo tra le mani "Favola in bianco e nero" di Mauro Corona e apprendo che è questa volta non una delle solite favole, bensì una favola cattiva sul Natale, perché, dice l'autore e non solo lui credo, "Il Natale è una festa cattiva dove si scoprono i cattivi che fanno i buoni", quelli che pregano, celebrano, festeggiano, ma poi non sono in grado di accettare la diversità.
Lo prendo, pago una piccola differenza di pochi euro alla cassa ed esco con i miei due acquisti.
Appena fuori dalla libreria si diramano come due lunghe braccia i corridoi del centro commerciale, indugio un attimo, già che son qua do un'occhiata in giro?
Tento qualche passo tra le vetrine, i negozi sempre quelli, le solite lucine, colonna sonora  laceralmente Natalizia anche nelle toilette, tutto volto già verso le sfilate che i più faranno per la serata del 31.
Decido che basta così per oggi.
Esco, non ho neanche perso la macchina. Mi dirigo verso casa ripercorrendo a ritroso la stessa strada fatta all'andata, non me ne venivano in mente altre, incrocio qualche moto, torno a commuovermi nel ripercorrere quelle strade in mezzo a campi e vigneti fatte decine e decine di volte con......la moto.
Sarò stata fuori un'ora e mezza, non di più, rientro a casa stanca e spossata nonostante la apparente banalità di quello che ho fatto.
Ora solo il desiderio di stendermi e spegnermi un attimo, se riesco.
Leggerò più tardi, devo finire "Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta" prima di prendere in mano quello nuovo.

venerdì 4 dicembre 2015

Semplici complessità d'anime...

"Scriva, scriva"...
La psicologa me lo ripete ogni volta, come se mi prescrivesse una cura priva di controindicazioni.
E scrivo, ma non perché lo dica lei, mi aiuta a trasformare il dolore e le grida,
 che spesso soffoco affondando il viso nel cuscino.
E' introspezione e un mettersi in discussione, senza maschere e paure, anche se questo lo faccio ogni volta che mi siedo davanti a lei, in quello studio, come davanti ad uno specchio.
Forse è lucidità, a volte follia, ergiamo barriere invalicabili, di tanto in tanto le abbassiamo, la scrittura come atto di sensibilità ima che ci porta a toccare ogni nostra profondità, le più paurose e devastanti come le più riappacificanti.
La scrittura è "un posto" dove ho spazio per quel poco e quei pochi che mi stanno veramente a Cuore.
Qua è come essere in un Limbo, non scriverei mai di ciò che scrivo qua in nessun altro posto, è un po' come essere "quella formichina" avvolta dalla bolla d'acqua, avvolta, non imprigionata, non mi procura fatica qui trasportarla, mi sento al sicuro,
benché sia un incedere lento, zoppicante spesso, tra pensieri, emozioni, il tempo che era, il tempo che è.
Metti nero su bianco ciò che non esce da te in altro modo se non questo.
Quello attuale?...
E' un tempo banalmente vuoto, un vuoto che non ha posto per niente che non sia "quello che devo fare", ciò da cui obbligatoriamente non posso esimermi.
La scrittura è anche questo, un tempo che non mi pesa...
E il "mondo" fuori da questo mio tempo, quello che per tutti è il "mondo normale"?
Non vi è posto in me per esso, e in esso non c'è un posto per me.
A volte mi passa per la testa di domandarmi quale sia il senso della mia presenza dunque, ma un senso non c'è, anche se vi fosse non potrebbe essere rivelato adesso, lo comprenderò solo alla fine col trapasso a Limbi più tranquilli in cui l'anima non sarà più sospesa e tutto sarà lieve.
Penso così alle fatale inesorabilità delle parole di stamane
 -"Non c'è più rimedio"-
-Non passerà"- ,
 non lasciano spazio a nessuna interpretazione di speranza in sospensione.
Eppure resto qua, con braccia aperte e mani tese, so che non saranno cercate mai più,
 non nel senso della reciprocità che ci ha unito.
Tu che non sei solo una persona,
ma un "Posto e un Mondo" per me non sconosciuti,
 non conformi ai canoni dell'altrui normalità,
 in cui nessuno dei due si sentiva "diverso" per l'altro,
ma riconoscibile.
"Si scrive per troppa pena, per troppo dolore, quando non si vuol parlare con nessuno,
o quando non possiamo parlare con chi desideriamo,
aiuta."

 (Agota Kristof)

Anima e corpo...

Abbiamo riso insieme quasi da poterne morire.
Abbiamo pianto insieme senza vergogna,
lacrime di gioia commossa le tue quando ho potuto esserti
accanto per prendermi cura di te,
non le hai trattenute, eppur
sembravi duro tanto da non aver
bisogno di nessuno.
Le doti piu' belle e genuine di noi, la forza e la fragilita' insieme.
Abbiamo combattuto e forse vinto la battaglia piu' crudele, quella per la vita contro la malattia.
Parole lievi diventate confidenza,
la confidenza complicita' e  a sua volta sostanza.
L'errore annienta  il passato e preclude ogni futuro?
Senza filtri, difese o misteri
resta di me estranea sembianza corporea,
indifferente al mondo ombra che scorre fuori,
e l'essenza piu' vera
staccata da quella carne,
costantemente
altrove...

martedì 1 dicembre 2015

Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta...

"Ci sono posti che non sono posti, senza nulla che li renda famosi, ed è proprio questo il loro fascino.
Lungo le vecchie strade la tensione scompare.
Se fai le vacanze in motocicletta le cose assumono un aspetto completamente diverso.
In macchina sei sempre in un abitacolo, ci sei abituato, non ti rendi conto. Sei un osservatore passivo e il paesaggio ti scorre accanto come dentro una cornice.
In moto la cornice non c'è più. Hai un contatto completo con ogni cosa.
Non sei più uno spettatore, sei nella scena, e la sensazione di presenza è travolgente.
Il cemento che sibila a dieci centimetri dal tuo piede, così vicino che puoi toccarlo.
Abbiamo più voglia di viaggiare che non di arrivare in un posto prestabilito.
Diamo la preferenza alle strade secondarie, ci preoccupiamo più di come passiamo il tempo che non di quanto ne impieghiamo per arrivare. L'approccio cambia completamente.
Le strade che serpeggiano su per le colline sono lunghe, in moto molto più belle, in curva ti inclini senza andare a sbattere contro le pareti di un abitacolo.
Le strade con poco traffico sono le più gradevoli, strade dove boschetti e pascoli e frutteti si possono quasi toccare, dove i bambini ti fanno ciao con la mano e la gente guarda dalla veranda per vedere chi arriva.
Queste strade sono davvero diverse. Sono diversi il ritmo di vita, la personalità della gente, gente che non sta andando da nessuna parte e non è troppo indaffarata per essere cortese.
Gente che sa tutto sul "qui" e sull' "ora" delle cose"...

(Robert M. Pirsig)

L'ho iniziato a leggere oggi, commozione, forti emozioni, ricordi, visioni intatte come fosse ora.
Non so se mi farò male o bene, ma lo divorerò credo.
Altro libro che chiamava e ho risposto.
 Il racconto prende spunto dalla storia vera del viaggio che lo scrittore fa con il figlio in moto dal Minnesota sino in California.
Un viaggio reso reale da descrizioni precise e particolareggiate, ma credo che questo viaggio parla di qualcosa di più, è sia fisico che metafisico, un percorso spirituale, un profondo senso della ricerca...