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venerdì 4 dicembre 2015

Semplici complessità d'anime...

"Scriva, scriva"...
La psicologa me lo ripete ogni volta, come se mi prescrivesse una cura priva di controindicazioni.
E scrivo, ma non perché lo dica lei, mi aiuta a trasformare il dolore e le grida,
 che spesso soffoco affondando il viso nel cuscino.
E' introspezione e un mettersi in discussione, senza maschere e paure, anche se questo lo faccio ogni volta che mi siedo davanti a lei, in quello studio, come davanti ad uno specchio.
Forse è lucidità, a volte follia, ergiamo barriere invalicabili, di tanto in tanto le abbassiamo, la scrittura come atto di sensibilità ima che ci porta a toccare ogni nostra profondità, le più paurose e devastanti come le più riappacificanti.
La scrittura è "un posto" dove ho spazio per quel poco e quei pochi che mi stanno veramente a Cuore.
Qua è come essere in un Limbo, non scriverei mai di ciò che scrivo qua in nessun altro posto, è un po' come essere "quella formichina" avvolta dalla bolla d'acqua, avvolta, non imprigionata, non mi procura fatica qui trasportarla, mi sento al sicuro,
benché sia un incedere lento, zoppicante spesso, tra pensieri, emozioni, il tempo che era, il tempo che è.
Metti nero su bianco ciò che non esce da te in altro modo se non questo.
Quello attuale?...
E' un tempo banalmente vuoto, un vuoto che non ha posto per niente che non sia "quello che devo fare", ciò da cui obbligatoriamente non posso esimermi.
La scrittura è anche questo, un tempo che non mi pesa...
E il "mondo" fuori da questo mio tempo, quello che per tutti è il "mondo normale"?
Non vi è posto in me per esso, e in esso non c'è un posto per me.
A volte mi passa per la testa di domandarmi quale sia il senso della mia presenza dunque, ma un senso non c'è, anche se vi fosse non potrebbe essere rivelato adesso, lo comprenderò solo alla fine col trapasso a Limbi più tranquilli in cui l'anima non sarà più sospesa e tutto sarà lieve.
Penso così alle fatale inesorabilità delle parole di stamane
 -"Non c'è più rimedio"-
-Non passerà"- ,
 non lasciano spazio a nessuna interpretazione di speranza in sospensione.
Eppure resto qua, con braccia aperte e mani tese, so che non saranno cercate mai più,
 non nel senso della reciprocità che ci ha unito.
Tu che non sei solo una persona,
ma un "Posto e un Mondo" per me non sconosciuti,
 non conformi ai canoni dell'altrui normalità,
 in cui nessuno dei due si sentiva "diverso" per l'altro,
ma riconoscibile.
"Si scrive per troppa pena, per troppo dolore, quando non si vuol parlare con nessuno,
o quando non possiamo parlare con chi desideriamo,
aiuta."

 (Agota Kristof)