I testi di questo blog sono scritti da me medesima, mentre la dove fossero di Autori diversi la loro firma verrà sempre riportata. Se qualcuno dovesse riconoscere scritti di lavori altrui non adeguatamente segnalati può farlo notare e provvederò alla loro rimozione dopo essermi accertata dell'esatezza della segnalazione. Le immagini presenti sono mie o sono prese dal web, preferibilmente da: Picasa - Flickr - Deviantart, per i video musicali la fonte è You-tube.

sabato 27 maggio 2017

Non lo puoi spiegare....

È così difficile spiegare l'amore.
Anche quando è finito,
 per uno dei due almeno.
Ma tu no,
non hai smesso e
non potrai farlo.
L'amore che provi
ha un nome e un cognome.
È un chiodo fisso,
non è mai diventato
un punto e basta,
il classico punto e a capo,
non sei arrivata nemmeno ancora
al punto è virgola.
Credo sia un sentimento,
un sentire,
 che va
al di là dell'amore,
è quella fusione tra due anime che
diventavano una cosa sola
pur mantenendosi
due entità distinte.
Era capirsi con un'occhiata
un piccolo gesto,
sinergie.
Una sentimento di fusione simile
lo puoi provare solo
una volta nella vita.
Il termine di paragone
troppo alto perché tu
ti possa accontentare.
Non sarà mai dimenticato,
non verrà relegato nel passato.
Non di tutto rimane qualcosa
per fortuna, ma,
di noi ho conservato ben più di
qualcosa,
praticamente il tutto.
Una mancanza che vivo
ancora come fosse
un  triste lutto.

giovedì 25 maggio 2017

lunedì 22 maggio 2017

domenica 21 maggio 2017

Sotto la corazza...

Lei sapeva stare al suo posto,
un po' quello che sin da bambina
le era stato imposto.
Di tanto in tanto
qualche atteggiamento scomposto,
 ma,
non riusciva sempre
come ad un castigo a sottostare e,
dietro la nera lavagna
chissà quale colpa espiare.
A volte ribelle,
quello scudo spesso si era creata
per proteggere la sua pelle lacerata,
ma la corazza non bastava per

difendere e salvaguardare
ciò che di più tenero
sotto quella pelle stava.
Per amore avrebbe dato tutto,
accettando i:  "tu devi",
accontentando i: "Io voglio, posso, comando"
Consegnava in quelle grandi e forti mani
la sua fragilità,
tutta la sua piccolezza,
un grido forte
del bisogno d'amore
negatole dalla vita.

Esami e pagelle...

Cerco di capire di me
aspetti che ancora mi sono ignoti.
Ad un certo punto,
pensi che sarai pronta
per ogni circostanza che ti potrà accadere,...
soprattutto quelle più difficili, dolorose, che,
davvero ti mettono alla prova,
hai imparato?
Quando? Cosa? Come? Quanto?
Preparata o impreparata?
Rimandata chissà di quante materie vitali?
Promossa o bocciata?
Tanto Buono era il mio rendimento a scuola
quanto scarso se non insufficente
è stato nella vita.
Ma non ero così allenata
a questa vita...
e la caduta, a un dato punto,
è inevitabile.
Adesso sono costretta
a studiare ogni passo,
con lentezza,
vivere a rallentatore,




 come quando si cammina sulla Luna senza gravità,
mi costringe
ad osservare ogni errore
che altrimenti sfuggirebbe.
21/05/2017

mercoledì 17 maggio 2017

Come se fossi ....rotta

"Le macchine hanno un loro scopo, 
fanno quello che devono fare.
 Per questo quando vedo un meccanismo rotto sono triste, 
non può fare più quello che deve. 
Forse vale anche per le persone, 
se perdi il tuo scopo
 è come se fossi rotto."
(Dal film Hugo Cabret)

E in tutto questo
il tempo è un dettaglio
non così sottovalutabile. 
Penso che stasera mi farà compagnia.

#film#tales#fantasymode#onceuponatime#Fairytales#foradultsandchildren


martedì 16 maggio 2017

Anni....

49 anni.
Tra poco, il 18 Maggio.
Dopodomani.
La sensazione di non aver nulla da raccontare, nulla per cui essere gioiosa, nulla da festeggiare.
Mi rimane Solo quello che ho perduto lungo la via.
Eppure le esperienze memorabili ci sono.
Ogniuno di noi le ha avute nella vita.
"Ti ricordi quella volta",
non lo però mai più dire.
Credo sia una delle cose più belle che lega due persone, il ricordo di ciò che si è fatto insieme e la possibilità di esserne divertiti ancora dopo anni.....
La memoria e i ricordi di quello che di bello e buono ho avuto accanto,
a tratti,
 mi danno la forza e il coraggio per alzarmi dal letto la mattina.
Non sempre sono sufficienti e mi capita anche che quella forza non so proprio dove andarla a cercare...
Altre volte, soprattutto la sera,
loro, iricordi, mi divorano in pianti che si tacitano solo quando , ad un certo punto, la prepotenza delle lacrime non mi permette più di tenere gli occhi aperti.
Quasi uno svenimento, le ultime forze della giornata le esaurisco così.
Spesso non mi basta quel crollare stanca e inerme tra le braccia della notte per avere un risveglio mattutino almeno delicato.
Chi ti manca? Cosa manca?
La persona fidata con cui parlare, sapendo che con lui si può parlare di tutto.
La semplicità dello stare stesi assieme sul divano e sentirsi complici anche solo avendo gli stessi gusti in fatto di film.
Sorridere e ridere insieme per le cretinate, perché è così bello essere anche stupidi in due.
Sapere che si può essere così simili e così  diversi insieme e allo stesso tempo diventare ugualmente una formula efficace e vincente.
Mi manca un letto singolo,
quello matrimoniale non lo sopporto più,
 troppo grande quando col braccio e la mano annaspo cercando chi non c'è.
Un letto diviso in due nel quale occupo solo e sempre il mio posto,
il lato verso l'armadio,
mentre quello verso la finestra è ancora il tuo.
Manca avere accanto chi quando io ho caldo lui ha freddo
e quel piumone io lo tolgo mentre lui lo tira a se.
Manca preparare di sera la tovaglietta  con le due tazze e il necessario per la prima colazione.
Ricordarsi insieme delle pastiglie,  di un impegno, un appuntamento,
o memorizzare la cadenza del turno di lavoro che in testa non restava mai...
Manca il buongiorno del mattino e l'aroma del caffè perché lui spesso era in piedi prima di te.
I Passi del risveglio, il fluire dell'acqua nel lavandino in bagno, banalmente il rumore dello sciacquone, l'avresti mai detto?
Manca anche quel rumore all'appello.
Manca il contatto, un abbraccio, due mani che si cercano e una nell'altra possono restare li senza bisogno di metterci sopra tante parole.
Ho ancora tanti bigliettini, perché quando gli orari non combaciavano, si comunicava anche così, un fare quasi quotidiano ma
 era bello rientrare a casa e trovarlo sulla tavola con la penna adagiata vicino.
Durante qualche moto di rabbia alcuni li ho anche strappati,
ma non li ho mai buttati, li conservo, pentita di quel gesto frigo nel sacchetto che li contiene, li osservo,
ancora riesco a rimettere insieme le parole.
Il momento più brutto quando viene sera.
Tanto le aspetto le sere, durante il giorno, quanto le maledico quando arrivano
 e mi tirano ancora più giù.
Vorrei poter dire come le dive un po tirate:
49 anni e non sentirli o
 cazzate tipo:
 "la mia vita comincia adesso"
Invece 49 e ......
E non so cosa dire se non parlare delle mancanze, le assenze e le malinconie e
che decido di abolire
anche la ricorrenza del compleanno...
Almeno il mio.

lunedì 15 maggio 2017

ANGEL - Adriano Celentano



Vivo come un gatto, in compagnia di un cane.
Come un "Angelo" che non ha più un cielo,
anche l'ultima ala spezzata
se ne è andata, caduta, come si cade negli Inferi.
 Avrei tanto da cambiare invece.
Nella vita è necessario restare sulla superfice,
la profondità inghiotte e non si torna su.
La concretezza senza sogno uccide.
Questi occhi scuri e duri
la corazza di copertura di una fragilità
troppe volte violata da fiducia mal riposta.
 E giocare....prendere tutto come un gioco che puoi iniziare, ...
lasciar li o terminare,
quando vuoi tu.
"Non l'avevi capito che il gioco era finito?"...

No, sarà perché non so giocare,
 non a certi giochi,
non con le persone,
non con l'altrui dolore...
 Ad un certo punto, forse,
basta un minuto per

 diventare grande e
per certi "giochi" si è un po' troppo grandi davvero...
No, non basterà un attimo,

ce ne vorranno un bel po' di più.
Il tempo a disposizione forse nemmeno mi basterà.
Marianna.

"Angel, it's said around here
That you're living like a cat
Angel, what have you done
Why that short breath.
Can't you see it
You're a siren, but you don't like the sea
You don't know what to do
Whether live or die.
Angel, he went away
And time has stopped
Angel, haven't you understood
That the game was over
You, who were a star
Now you're a rose without thorns
Don't hurt yourself
Don't you turn off into the blue.
It takes little to start it all over again
It takes little, the music of the sea
It takes little, but it's important
That minute to become strong
Don't change, don't let yourself go
Angel, like no one else
Clearer than the moon
Angel, in your dark eyes
Lay only tough glances
I'm here by accident
But maybe an angel has looked down
And tonight
That angel is you.
It takes little to start it all over again
It takes little, the music of the sea
It takes little, but it's important
That minute to become strong
Don't change, don't let yourself go
Don't change, don't let yourself go
Angel"

domenica 14 maggio 2017

Sottosopra...

Tutto sottosopra,
lo stomaco,
il cuore,
la razionalità,
persino il dolore
una giusta direzione
no, non c'è l'ha.
Chiudo gli occhi un attimo,
su questa mia folle altalena
che gira all'impazzata
senza più catena.
Chiudo gli occhi
per non vomitare
l'ultimo pezzettino di cuore
da salvare,
ma so che non potrà
bastare.

venerdì 12 maggio 2017

La non favola....

Dovresti saperlo chi sono...

la morale di una favola
che non trova una propria storia:

ballo con gli stivali dopo avere sposato il Barone Rosso... .

Addormento un principe
senza il bacio della buona notte
e nascondo nella zucca la scarpina
guercia di un piede... .

Detengo la matta
con sette nani e mezzo
e sporco la neve per tracciare un sentiero
prima che Pollicino scopra il trucco... .

Un minestrone di favole,
alle quali non credo più.

The Tales....

"LadyMaryan, la giovane strega, il Mago cattivo e il Viandante sognatore."
Il silenzio...
Nella sua infanzia imparò tante cose sola,
compresa la convivenza col silenzio che la rese schiva e solitaria.
Un segno del destino, che la piccola Lady Maryan avrebbe realizzato solo troppo tardi.
Poi, successe qualcosa per cui il silenzio Lei pensava di averlo dimenticato e non sarebbe più tornato!
E invece no.
Solo una effimera illusione, la dimenticanza,
aveva sepolto tutto il vuoto silenzioso e solitario sotto un tappeto di "tempi migliori"...
Per lo meno questo era quello che sperava.
"The Tales" il racconto di questa storia  prevedeva:
Tempi migliori...e un lieto fine...
Una storia fatta di piccoli gesti, parole ricche, intense, profonde,
musica lieve, canti sussurrati e poesie
scritte nel cuore della notte,
nelle albe colorate come il fuoco di un sentimento estasiato.
Lei, che forse, alle storie a lieto a fine non aveva mai potuto credere, nemmeno da bambina, anzi,
temeva la possibilità di lasciarsi andare a quel credere.
Nel regno dove lei abitava, tanti anni prima, suo padre il Re,
non ebbe modo e tempo di aprire un libro per lei la sera, prima di farla addormentare,
un libro di storie belle e buone,
quei libri antichi dalla copertina di pelle spessa e le pagine ruvide come la pergamena che emana un aroma così unico e particolare, le didascalie disegnate con tratti sottili di china,
perché venne portato via presto da triste sventura.
Rimase così sola con la Regina Madre, grandi responsabilità l'attendevano e per le fiabe proprio, no, non c'era tempo.
Così la bimba crebbe, crebbe in fretta, forse troppa,
ma non c'era tempo per leggere e per credere o sognare che quei racconti fossero possibili e che i sogni fossero desideri realizzabili.
Non sarebbe mai diventata una Principessa, era troppo semplice e forse grezza.
Del resto non aveva mai desiderato una vita da principessa.
Si accontentava di poche cose, vere, concrete,
mai più di quello che realmente le occorresse.
Oh, le disavventure non le mancarono certo dopo la dipartita del Re Padre.
Lei cercò di andare avanti, a piccoli passi, cadendo spesso, cercava la sua strada tentando di non essere mai effimera o superficiale.
Si perdeva spesso in boschi che parevano or incantati, or maledetti.
Nei boschi maledetti, quando era ancora molto giovane,
incontrò una strega cattiva.
 Non era una Dama Bianca di quelle che fanno le magie buone, no, questa era gelosa di ciò che ladyMaryan aveva accanto.
Con un sortilegio le portò via tutto e nessuno mai potè rompere quell'incantesimo, più simile ad una maledizione, che, la destinava a essere privata dell'amore.
Non mancò, anni dopo, un Mago cattivo, Signore e padrone di un altro bosco maledetto in una contea vicina, la sottopose alle peggiori atrocità, rendendola schiava e assogettata alla sua folle mente.
Riuscì a trovare le tracce lasciate quando era entrata, stremata e irriconoscibile, ma ancora viva, trovò la via che la portò fuori da quel bosco.
Eppur, a volte avendolo scelto, altre dovendolo subire, di lì Lei doveva passare...
Anche dai percorsi più pericolosi.
I boschi incantati non si ricordava più dove e cosa fossero,
ma il ricordo di quelli maledetti e dei carnefici che li padroneggiavano,
 quello lo aveva mantenuto bene impresso nella mente e nel cuore.
Lei non voleva un Regno incantato.
Le piacevano i piccoli villaggi, quelli fatti di poche case,
case basse, un piccolo camino, la legnaia,
amava i campi profumati di lavanda, quelli illuminati dai girasoli,
o quelli di colza, quando ne vedeva uno, di quel giallo splendente, quasi ipnotizzante per lei,
 restava li immagiando di camminarvi sopra a braccia aperte respirando la vita iniseme al vento.
Toccava la terra, viveva di sensorialità, sai che toccare e annusare la natura, che sia roccia, un fiore, la corteccia di un albero è infinitamente magico.
Arrivò, tra varie vicissitudini, a trovare un villaggio che fosse a misura per lei, e li la sua piccola abitazione che poco per volta riuscì a rendere il suo posto sicuro, dove trovare conforto.
Curava le sue piante, in cuor suo sapeva che prendendosi cura di loro curava anche se stessa.
Arrivò in paese, un giorno, un Viandante.
Era di quella terra lui, non era stato adottato come lei che proveniva da un posto lontano.
Ma per anni anche lui si era allontanato,
senza mai ben capire quella esigenza di cambiamento, quasi incessante che lo spingeva a viaggiare, a viaggiare nel tempo, probabilmente un richiamo, forte, prepotente, dal profondo, irresistibile.
Il posto che più a lungo di tutti gli altri lo trattenne aveva un qualcosa di magico,
Castelli e Druidi e boschi incantati e misteriosi, che,
ti sussurrano alle orecchie vecchie storie magiche e gestualità di riti antichi quando li attraversi.
Li si ergono massi tra le radici di alberi altissimi, ogniuna di quelle pietre e il muschio di cui sono ricoperte racconta una storia, se entri in sintonia con il tutto quasi vedi ancora coloro che si aggirano tra stretti corridoi che sembrano costruiti come se quei massi li avessero spostati di proposito per creare mappe...
Mappe celesti, mappe del tempo... Un posto mistico, incantato.
 
Tornò perchè sentì prepotente il richiamo e la mancanza per la sua terra natia,
alla ricerca dell'ennesimo viaggio attraverso la sua macchina del tempo,
forse spinto dal desiderio di mettere radici in un posto sicuro, dopo tanto girovagare, 
ove poter invecchiare raccontando delle sue viandanze e la sua essenza raccolta e conservata tra disegni, brevi manoscritti, testi di sublimi canzoni e pizzichii leggeri con le sue grandi mani su strumenti a corde...
Questo non lo sapremo mai...
-"Vuoi questo vecchio pazzo accanto a te per il resto della vita?"-
In qualche modo si riconobbero come due anime affini.
Ogniuno dei due aprì il libro della sua storia,
per lei fu come avere tra le mani uno di quei vecchi libri, la copertina di pelle spessa, carta di pergamena, didasclaie fatte a china,
si raccontarono l'uno all'altra,
come forse non avevano mai fatto,
come lei non aveva mai fatto prima.
Si presero per mano, lui credette di potersi fermare e poterla tenere stretta,
lei dopo un pò pensò di poter credere che era arrivato chi, rompendo quell'incantesimo  malvagio,
che la inseguiva sin da quando era giovane e inesperta,
le sarebbe rimasto accanto
"per sempre".
Ma erano ancora i tempi in cui alcuni draghi sopravvissuti dovevano essere combattuti e sconfitti.
Il buon Viandante, però, non resistette ai draghi, anche se li avevano uccisi quasi tutti, o avrebbero potuto farlo insieme, portando a compimento quel compito difficile ma necessario.
Alcuni di essi venivano da lontano, erano resistenti agli attacchi...
La tempra del buon viandante verso le avversità fu messa a dura prova...
Così il suo animo tornò ad essere inquieto e triste,
non si sentì più accolto nella sua terra natale ma prigioniero di una realtà che non gli apparteneva.
Si sentì come dentro ad un bel bicchiere di cristallo chiuso da un coperchio stagno.
Il cristallo è fragile, si sà, non resisterà a tutte le avversità.
Si frantumò in tanti piccoli pezzi.
Dovette riprendere il cammino, adesso sapeva un cammino che, in un modo o nell'altro, avrebbe potuto anche non avere mai fine, più consapevole della sua natura errante e di cosa fosse "quel prurito d'ali" che da sempre tornava a tormentarlo nell'incedere della sua vita.
Ma si parlarono ancora del bene che li univa, dell'incoraggiamento e dell'aiuto che sino li si erano dati e continuavano a darsi.
Forse il loro "per sempre accanto" si sarebbe compiuto nel tempo in altri modi,
pur fermandosi lei e riprendendo il suo viandare lui...
Ma questo non lo sapremo mai, per lo meno non lo sapremo adesso...
L'uscio della piccola casa porgeva su una scala che portava al cortile esterno.
Lei si fermò sul limite della porta, si abbracciarono a lungo, lei tentava di ingoiare il magone del pianto che saliva dalla gola agli occhi, non avrebbe voluto che lui la vedesse così,
 ma era talmente fragile che in quel momento tutta la forza che credeva di avere si dissolse nel nulla.
Attese di vederlo scendere la scala verso il cortile sino a non vederlo più.
LadyMaryan, prima di richiudere la porta, si attardò ancora qualche momento, guardava la scala vuota,
gli sorrise ancora una volta, nonostante lui non fosse più li, con la malinconia di chi è sconfitto e perso,
tutto divenne silenzioso e invisibile, vuoto.
Sarebbe stata una lunga notte, la prima di molte altre.
Il primo giorno al quale altri sarebbero seguiti,
 lei tornava schiva e chiusa in se stessa,
tra infinite domande che non avrebbero mai trovato risposte se non nell'amore che aveva provato
e nel quale non avrebbe più creduto,
per lei pronunciare "ti amo" valeva più di una promessa eterna, più di un impegno scritto,
 tanto aveva temuto di dirlo, tanto aveva temuto di perderlo.
E così fu.
Tutto al fine si svolse come quel vecchio incantesimo l'aveva segnata per tutta la vita come la spada sulla testa di Damocle.
Rimase li, attonita e immobile, tra i cocci di un bicchiere di cristallo e....
credeva di aver dimenticato il silenzio e la solitudine,
aveva creduto che mai più avrebbe preso possesso della sua vita,
Il silenzio era tornato, prepotente e fiero della sua vittoria,
lei ne ricordò d'improvviso tutte le sfumature più dolorose,
avrebbe dovuto imparare a convivere con esso nuovamente,
 consapevole che
non c'è più tempo per leggere e per credere o sognare che
 quei racconti fossero possibili e che i sogni fossero desideri realizzabili.

Muore una voce...

Bollita in un piccolo
pezzo di vita,

 la mia roccia si sgretola,
come polvere calcarea
tutto mi sfugge dalle mani,...

 così come tutte le parole
possibili e dicibili,
ogni sillaba è stata
ormai consumata,

anche la voce muore
ingoiata da fauci più grandi.

Quando la voce muore
è una perdita per se stessi,
e forse non solo.

 ( Marianna.)
(Bocche del Timavo, Aprile 2017)
Poi ci sono posti in cui le parole non servono a nulla,
basta restare li ferma a guardare e
lasciarsi incantare da tal bellezza
 e sensazioni dietro le quali
 non si cela tradimento o inganno.

giovedì 11 maggio 2017

Perdersi è un attimo....

11/05/2017

Così inizia un'altra giornata.
Ultimamente, sempre più spesso, mi domando se sono davvero obbligata a questi inizi.
Mi sono attardata stamane nel letto.
 Non avevo voglia di alzarmi seppur sveglia.
Cercavo di pensare ad una specie di programma per avere la mente impegnata e non crollare nuovamente non riuscendo ad arrivare neanche a metà giornata.
Il proposito oggi è quello di riuscire a non piangere, oppure,
 se proprio l'impeto del pianto vuol venire su
vorrei riuscire ad ingoiarlo senza soffocare.
Da settimane, ormai, le sensazioni del corpo sono state ingoiate, in un sol boccone,
 dalla negatività, dalla non forza, dalla non volontà.
Sono qua ma non ci sono, avrei tante cose da poter fare, ma, non mi importa più.
Il senso di oppressione e peso al petto,
la tachicardia,
 tutte le più bastarde paure, che stanno tutta la vita lì dietro l'angolo, e tu stupidamente credi di aver sconfitto,
si sono rifatte vive, prepotenti, minacciose,
urlano sulla mia enorme fragilità, mi annientano.
Marianna dove sei?
Dove sei andata di nuovo a finire?
Dov'è la forza che sempre hanno riscontrato in te?
"devi riuscire e riuscirai, hai aspettato per quanti anni....tanti",
mi domando perché ne sei così certo,
erroneamente ho aspettato tutto quello che non c'era per me e continua a non esserci.
Sai, credo che le persone che appaiono forti e corazzate, alla fine, sono le più fragili.
Ma, anche il filo d'erba più robusto e forte che si è da sempre lasciato solo piegare dalla forza del vento, ha un gambo che non potrà resistere per sempre.
Ci si spezza, il più forte vince, va avanti, diviene, si evolve,
e...in questo caso non sono io destinata ad un "divenire".
Hai presente le meduse, raccolte per gioco dai bambini,
vengono portate a riva,
abbandonate sotto il sole cocente,
(chissà, il calore del sole li per li sembrerà ad esse anche di conforto. Io non lo sento, ho sempre freddo, un freddo profondo che viene da dentro, non ha nulla a che fare col sole che c'è fuori),
 i bambini rimangono li, quasi soddisfatti,
e attendono mentre esse si sciolgono su quella riva,
divenendo niente,
 alla fine di un viaggio che subiscono, in quanto imposta da altre mani,
una fine che non avevano previsto ne immaginato.
E non so...
E' così buio, forse luce non c'è,
forse io non sono più capace di vederla...
Nemmeno provo a cercarmi, nemmeno provo a vedere...
Oggi va così....

mercoledì 10 maggio 2017

Io penso che alla fine 
tutta la vita
 non sia altro che 
un atto di separazione, 
ma la cosa che crea più dolore
 è non prendersi un momento
 per un giusto addio.
(Dal film “La vita di Pi”)

Ho visto questo film recentemente.
Questa frase mi entro' dentro come una lama, profonda, talmente sentita.

Come può esistere un giusto momento di separazione.
Un buon modo per dirsi "addio".
Addio non è mai un arrivederci, ci sentiremo, ci vedremo perché quello che tra di noi c'è stato non è stato un caso, è stato intenso, profondo, importante.
Come può esistere un modo indolore.
L'amore quando nasce lo fa quasi simultaneamente.
L'abbandono lo subisci da chi te lo pone davanti, 
toni fermi, decisione intransigente di chi non si voltera' indietro,
abbandono pieno a volte di parole dure, a volte dolci per rendere quella pillola di dolore meno grave.
Non sai più come chiedere a chi se ne va di fermarsi un attimo.
Resti li sulla soglia di una porta, 
senza parole, 
nessuno da chiamare,
nessuno che torni indietro.

Dietro quella porta tu,
in una casa
piena di impronte e di tracce.
Essa non sarà mai più la stessa,
tu non sarai mai più la stessa.
Così accadono gli addii
quelli che non ti aspettavi
quelli che durano per la vita.
E tu non sarai mai più la stessa.


martedì 9 maggio 2017


Osservo e intuisco
quel planare
tra le nuvole
fino a toccare le cime del bosco,
scompari e riappari
tra i rami
come in ogni pensiero.

Scopro dentro di me
quel vuoto razionale
quella sospensione
che anticipa le mie mosse,
blocca e spezza i sogni.

Rompi il grigio granito
sfiorandolo con le parole
oscurando la mia conoscenza,
frantumando ogni ipotesi.

Cerco al di là dell'esistenza,
oltre ogni logica
e l'ignoto,
in solitarie immagini,
si muovono silenziosi cristalli
che solcano il sorriso
rompendosi sul petto
in mille pianti.

Ma la tua luce
illumina quei cocci
e la pace
in qualche modo
invade la mente.

F.Saverio.


(Non so se è  cosa buona o cattiva,
ma,
ci sei anche quando
non ci sei.
Non voglio sollievo,
ne trovare conforto.
I miei occhi parlano per me.
Un vuoto che
di razionale non ha nulla,
immagini sospese
di progetti realizzabili
si sono infrante
contro quel muro di granito
che forse sono stata io,
che forse ora sei tu.
È così che non voglio passato,
non voglio futuro.
Non cerco esistenza se non oltre
 il limite di una sopravvivenza
senza logica
nella quale
tutto è ignoto,
nessuna ipotesi concessa.
Marianna.)

lunedì 8 maggio 2017

Pozzanghere in cui annegare...

Lei premeva forte
il piede sul pedale dell'acceleratore
di quella piccola vettura.
Così piccola, così instabile.
Pensava alla canzone di Battisti
Emozioni:

"E guidare come un pazzo 
a fari spenti nella notte, 
per vedere 
Se poi è tanto difficile morire
E stringere le mani per fermare
Qualcosa che
E' dentro me
Ma nella mente tua non c'è "

E gli occhi pieni di copiose lacrime
che così impetuose si univano 
alle pozzanghere ai lati della strada nate dalla pioggia di quella lunga giornata.
Lei quasi non vedeva dove andava,
la verità era che non voleva più vedere niente,
la piccola auto a tratti scivolava
sostenuta da ruote consumate
da un tempo che non perdona
e usura ogni fessura.
E lei gridava,
gridava talmente forte che forse
qualche Dio 
lontanissimo e in alto nel cielo
l'ha potuta sentire.
Si sentiva così sola.
Ma nessuno la può aiutare,
non questa volta.

domenica 7 maggio 2017

Sai...
Ti diranno che
nella vita
tutto ha un inizio e
tutto ha una fine.
Te lo diranno sempre quando
le situazioni non riguardano loro,
ma sono profondamente e
inspiegabilmente tue.
Te lo racconteranno per quanto riguarda
L'amore.
Ti diranno che non sin può restare legati
ad una persona anche
quando questa persona non  c'è più.
Ti diranno che
 ti devi lasciare il passato alle spalle
perché non può essere presente a oltranza.
E io mi chiedo allora come può ciò è chi, sino a ieri, ad oggi, era amore e legame,
diventa passato e assenza di legame,
disconosciuto.
Ti diranno che
il vento porta via,
prima o poi,
anche il dolore e la malinconia.
Ti diranno che
il tempo
aggiusta tutto.
Te lo diranno pavoneggiandosi,
Te lo diranno con toni decisi,
autorevoli,
perché pensano di sapere.
con parole scelte,
non loro,
ma imparate a memoria
 sui libri,
forse perché hanno fatto solo quello.
In realtà le persone hanno paure.
Paure che riguardano
il saper rimanere,
riguardano la costruzione,
riguardano il sentire
un legame profondo e radicato,
tanto da desiderare di
salvaguardarlo e proteggerlo,
riguardano l'amore,
il saperlo trasformare e non buttare.

Non credetegli a chi vi racconta
che tutto passa, che si dimentica, che chiusa una porta si apre un portone.
Non diventate come le persone che
non credono in niente e
vi parlano con parole preincartate.

giovedì 4 maggio 2017

Contenitore vuoto...

Mi concedo un attimo di silenzio fuori in terrazza.
I nonni ospiti della casa di riposo sono tutti nelle loro stanze.
Le giornate sono lunghe per loro, alla sera vengono accomodati nei letti abbastanza presto.
A quel punto, tutto riprende a tacere dopo i frenetici brusii durante tutto il turno di lavoro.
La terrazza offre una godibile vista verso il Monte Quarin,  l'antica Rocca sulla cima e la chiesetta poco più sotto.
Poco più in là,  alla mia destra, una piccola casetta color mattone, fatta in un modo che le due finestrelle al piano superiore e il portico sotto la fanno assomigliare, da lontano , ad una faccetta che mi sorride.
Quasi le rispondo con un Fiesole sorriso anche io.
Tutto intorno il verde della vegetazione, che nelle ultime settimane è diventato sempre più intenso.
Verdi cangianti fatti di infinite sfumature.
Ti ci puoi tuffare dentro.
Mi rendo conto solo ora che è il primo momento di tutta la giornata che la mia mente è vuota.
Non vedo nulla, nessuna immagine conosciuta che mi passa davanti agli occhi,
nessuna ripetizione convulsa di parole note, dette e ridette, che mi riempiono la testa mentre continuo a non capire niente di quello che sta succedendo nella mia vita.
Da tempo non mi sentivo come in questo momento.
Come un "contenitore vuoto".
Un contenitore vuoto che non potrà mai più contenere o conservare nulla, che non si può spostare, non ha memorie, ne ricordo di nulla.
Quello che vorrei essere, solo quello.
Un contenitore vuoto.

martedì 2 maggio 2017

Ti penso talmente forte
che
a volte mi chiedo

"chissà se mi senti"

potrebbe essere
per me di conforto,
ma non c'è un ancoraggio sicuro,
non c'è vista,
non vedo il porto,
 so che
non mi basta
per continuare
a guardare avanti...

lunedì 1 maggio 2017

Eppure Lei...

Eppure Lei lo amava,
di un amore impercettibile
ma si tanto radicato e profondo.
Lei viveva
tutti i silenziosi rumori
di ogni mancanza,
della lontananza,
dell'assenza
che conosceva alla perfezione.
Una mano durante la notte che
si allunga cercando e
trovando ormai
 solo uno spazio vuoto
che sembra infinito.
L'assenza di una chiave
nella toppa della porta
che si apre.
La tovaglietta preparata
per la colazione del giorno dopo,
 anche quei piccoli gesti
pensavano al domani.
Lui negava ormai da tempo
il legame
inteso nel senso profondo,
in lei col tempo si radicava.
Eppure Lei.... sperava.
Chissà se l'intensità
di quello che fu
aveva lasciato in lui
almeno la tenerezza
di un affetto
che rimane dentro
per la vita.
Sapeva che non lo avrebbe
mai dimenticato.
Di tanto in tanto lei
si metteva stesa al sole,
forse il suo calore e il vento insieme
avrebbero avuto lo stesso effetto
del bucato steso bene:
portano via tutta l'acqua in più...
Ma era l'immenso
profondo rumore
di tutto ciò che
solo lei
poteva sentire,
non lo poteva raccontare a nessuno.
Marianna.