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venerdì 12 maggio 2017

The Tales....

"LadyMaryan, la giovane strega, il Mago cattivo e il Viandante sognatore."
Il silenzio...
Nella sua infanzia imparò tante cose sola,
compresa la convivenza col silenzio che la rese schiva e solitaria.
Un segno del destino, che la piccola Lady Maryan avrebbe realizzato solo troppo tardi.
Poi, successe qualcosa per cui il silenzio Lei pensava di averlo dimenticato e non sarebbe più tornato!
E invece no.
Solo una effimera illusione, la dimenticanza,
aveva sepolto tutto il vuoto silenzioso e solitario sotto un tappeto di "tempi migliori"...
Per lo meno questo era quello che sperava.
"The Tales" il racconto di questa storia  prevedeva:
Tempi migliori...e un lieto fine...
Una storia fatta di piccoli gesti, parole ricche, intense, profonde,
musica lieve, canti sussurrati e poesie
scritte nel cuore della notte,
nelle albe colorate come il fuoco di un sentimento estasiato.
Lei, che forse, alle storie a lieto a fine non aveva mai potuto credere, nemmeno da bambina, anzi,
temeva la possibilità di lasciarsi andare a quel credere.
Nel regno dove lei abitava, tanti anni prima, suo padre il Re,
non ebbe modo e tempo di aprire un libro per lei la sera, prima di farla addormentare,
un libro di storie belle e buone,
quei libri antichi dalla copertina di pelle spessa e le pagine ruvide come la pergamena che emana un aroma così unico e particolare, le didascalie disegnate con tratti sottili di china,
perché venne portato via presto da triste sventura.
Rimase così sola con la Regina Madre, grandi responsabilità l'attendevano e per le fiabe proprio, no, non c'era tempo.
Così la bimba crebbe, crebbe in fretta, forse troppa,
ma non c'era tempo per leggere e per credere o sognare che quei racconti fossero possibili e che i sogni fossero desideri realizzabili.
Non sarebbe mai diventata una Principessa, era troppo semplice e forse grezza.
Del resto non aveva mai desiderato una vita da principessa.
Si accontentava di poche cose, vere, concrete,
mai più di quello che realmente le occorresse.
Oh, le disavventure non le mancarono certo dopo la dipartita del Re Padre.
Lei cercò di andare avanti, a piccoli passi, cadendo spesso, cercava la sua strada tentando di non essere mai effimera o superficiale.
Si perdeva spesso in boschi che parevano or incantati, or maledetti.
Nei boschi maledetti, quando era ancora molto giovane,
incontrò una strega cattiva.
 Non era una Dama Bianca di quelle che fanno le magie buone, no, questa era gelosa di ciò che ladyMaryan aveva accanto.
Con un sortilegio le portò via tutto e nessuno mai potè rompere quell'incantesimo, più simile ad una maledizione, che, la destinava a essere privata dell'amore.
Non mancò, anni dopo, un Mago cattivo, Signore e padrone di un altro bosco maledetto in una contea vicina, la sottopose alle peggiori atrocità, rendendola schiava e assogettata alla sua folle mente.
Riuscì a trovare le tracce lasciate quando era entrata, stremata e irriconoscibile, ma ancora viva, trovò la via che la portò fuori da quel bosco.
Eppur, a volte avendolo scelto, altre dovendolo subire, di lì Lei doveva passare...
Anche dai percorsi più pericolosi.
I boschi incantati non si ricordava più dove e cosa fossero,
ma il ricordo di quelli maledetti e dei carnefici che li padroneggiavano,
 quello lo aveva mantenuto bene impresso nella mente e nel cuore.
Lei non voleva un Regno incantato.
Le piacevano i piccoli villaggi, quelli fatti di poche case,
case basse, un piccolo camino, la legnaia,
amava i campi profumati di lavanda, quelli illuminati dai girasoli,
o quelli di colza, quando ne vedeva uno, di quel giallo splendente, quasi ipnotizzante per lei,
 restava li immagiando di camminarvi sopra a braccia aperte respirando la vita iniseme al vento.
Toccava la terra, viveva di sensorialità, sai che toccare e annusare la natura, che sia roccia, un fiore, la corteccia di un albero è infinitamente magico.
Arrivò, tra varie vicissitudini, a trovare un villaggio che fosse a misura per lei, e li la sua piccola abitazione che poco per volta riuscì a rendere il suo posto sicuro, dove trovare conforto.
Curava le sue piante, in cuor suo sapeva che prendendosi cura di loro curava anche se stessa.
Arrivò in paese, un giorno, un Viandante.
Era di quella terra lui, non era stato adottato come lei che proveniva da un posto lontano.
Ma per anni anche lui si era allontanato,
senza mai ben capire quella esigenza di cambiamento, quasi incessante che lo spingeva a viaggiare, a viaggiare nel tempo, probabilmente un richiamo, forte, prepotente, dal profondo, irresistibile.
Il posto che più a lungo di tutti gli altri lo trattenne aveva un qualcosa di magico,
Castelli e Druidi e boschi incantati e misteriosi, che,
ti sussurrano alle orecchie vecchie storie magiche e gestualità di riti antichi quando li attraversi.
Li si ergono massi tra le radici di alberi altissimi, ogniuna di quelle pietre e il muschio di cui sono ricoperte racconta una storia, se entri in sintonia con il tutto quasi vedi ancora coloro che si aggirano tra stretti corridoi che sembrano costruiti come se quei massi li avessero spostati di proposito per creare mappe...
Mappe celesti, mappe del tempo... Un posto mistico, incantato.
 
Tornò perchè sentì prepotente il richiamo e la mancanza per la sua terra natia,
alla ricerca dell'ennesimo viaggio attraverso la sua macchina del tempo,
forse spinto dal desiderio di mettere radici in un posto sicuro, dopo tanto girovagare, 
ove poter invecchiare raccontando delle sue viandanze e la sua essenza raccolta e conservata tra disegni, brevi manoscritti, testi di sublimi canzoni e pizzichii leggeri con le sue grandi mani su strumenti a corde...
Questo non lo sapremo mai...
-"Vuoi questo vecchio pazzo accanto a te per il resto della vita?"-
In qualche modo si riconobbero come due anime affini.
Ogniuno dei due aprì il libro della sua storia,
per lei fu come avere tra le mani uno di quei vecchi libri, la copertina di pelle spessa, carta di pergamena, didasclaie fatte a china,
si raccontarono l'uno all'altra,
come forse non avevano mai fatto,
come lei non aveva mai fatto prima.
Si presero per mano, lui credette di potersi fermare e poterla tenere stretta,
lei dopo un pò pensò di poter credere che era arrivato chi, rompendo quell'incantesimo  malvagio,
che la inseguiva sin da quando era giovane e inesperta,
le sarebbe rimasto accanto
"per sempre".
Ma erano ancora i tempi in cui alcuni draghi sopravvissuti dovevano essere combattuti e sconfitti.
Il buon Viandante, però, non resistette ai draghi, anche se li avevano uccisi quasi tutti, o avrebbero potuto farlo insieme, portando a compimento quel compito difficile ma necessario.
Alcuni di essi venivano da lontano, erano resistenti agli attacchi...
La tempra del buon viandante verso le avversità fu messa a dura prova...
Così il suo animo tornò ad essere inquieto e triste,
non si sentì più accolto nella sua terra natale ma prigioniero di una realtà che non gli apparteneva.
Si sentì come dentro ad un bel bicchiere di cristallo chiuso da un coperchio stagno.
Il cristallo è fragile, si sà, non resisterà a tutte le avversità.
Si frantumò in tanti piccoli pezzi.
Dovette riprendere il cammino, adesso sapeva un cammino che, in un modo o nell'altro, avrebbe potuto anche non avere mai fine, più consapevole della sua natura errante e di cosa fosse "quel prurito d'ali" che da sempre tornava a tormentarlo nell'incedere della sua vita.
Ma si parlarono ancora del bene che li univa, dell'incoraggiamento e dell'aiuto che sino li si erano dati e continuavano a darsi.
Forse il loro "per sempre accanto" si sarebbe compiuto nel tempo in altri modi,
pur fermandosi lei e riprendendo il suo viandare lui...
Ma questo non lo sapremo mai, per lo meno non lo sapremo adesso...
L'uscio della piccola casa porgeva su una scala che portava al cortile esterno.
Lei si fermò sul limite della porta, si abbracciarono a lungo, lei tentava di ingoiare il magone del pianto che saliva dalla gola agli occhi, non avrebbe voluto che lui la vedesse così,
 ma era talmente fragile che in quel momento tutta la forza che credeva di avere si dissolse nel nulla.
Attese di vederlo scendere la scala verso il cortile sino a non vederlo più.
LadyMaryan, prima di richiudere la porta, si attardò ancora qualche momento, guardava la scala vuota,
gli sorrise ancora una volta, nonostante lui non fosse più li, con la malinconia di chi è sconfitto e perso,
tutto divenne silenzioso e invisibile, vuoto.
Sarebbe stata una lunga notte, la prima di molte altre.
Il primo giorno al quale altri sarebbero seguiti,
 lei tornava schiva e chiusa in se stessa,
tra infinite domande che non avrebbero mai trovato risposte se non nell'amore che aveva provato
e nel quale non avrebbe più creduto,
per lei pronunciare "ti amo" valeva più di una promessa eterna, più di un impegno scritto,
 tanto aveva temuto di dirlo, tanto aveva temuto di perderlo.
E così fu.
Tutto al fine si svolse come quel vecchio incantesimo l'aveva segnata per tutta la vita come la spada sulla testa di Damocle.
Rimase li, attonita e immobile, tra i cocci di un bicchiere di cristallo e....
credeva di aver dimenticato il silenzio e la solitudine,
aveva creduto che mai più avrebbe preso possesso della sua vita,
Il silenzio era tornato, prepotente e fiero della sua vittoria,
lei ne ricordò d'improvviso tutte le sfumature più dolorose,
avrebbe dovuto imparare a convivere con esso nuovamente,
 consapevole che
non c'è più tempo per leggere e per credere o sognare che
 quei racconti fossero possibili e che i sogni fossero desideri realizzabili.

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