I testi di questo blog sono scritti da me medesima, mentre la dove fossero di Autori diversi la loro firma verrà sempre riportata. Se qualcuno dovesse riconoscere scritti di lavori altrui non adeguatamente segnalati può farlo notare e provvederò alla loro rimozione dopo essermi accertata dell'esatezza della segnalazione. Le immagini presenti sono mie o sono prese dal web, preferibilmente da: Picasa - Flickr - Deviantart, per i video musicali la fonte è You-tube.

mercoledì 31 agosto 2016

Quando sembra proprio li,
dietro l'angolo,
quando sembra vicino,
quando sembra di allungare una mano e
ci sei,
ma tra te e lui
c'è solo la
speranza di arrivarci...
Che non mi abbandonino
anche questi miei piedi,
dalle ossa malandate,
perché ancora tanta strada
desidero percorrere
e tanto vedere
in loro compagnia.

sabato 27 agosto 2016

Terremoti di vita e di terra....

Lo chiamano voyerismo,
certo c'è sempre chi esagera,
i giornalisti ne fanno il loro pane e riescono a tenere le persone ore e ore concentrate sullo schermo della TV.
A volte viene quasi da pensare che alcuni non vedono l'ora che succeda "qualcosa di grosso" perché così l'odiens scoppia...
Così si diventa un po tutti come guardoni relegati dietro una finestra.
Io personalmente, non leggo riviste di gossip,
non guardo per esempio Barbara D'Urso nel suo triste "pomeriggio 5"...
E come lei tanti e tante altre.
Però  di fronte agli eventi di questi giorni no,
non riesco a restare indifferente,
non riesco a disinterrasarmi.
Ho sentito Norcia, ho sentito Amatrice, tutti i borghi vicini,
per vari motivi è scattata una associazione di idee che ancor di più mi ha fatta sentire vicina a quella gente a quei luoghi.
I vigili del fuoco, la protezione civile, la croce rossa, i volontari, la coesione di tutti...
Li ho sentiti sulla pelle.
Io che ad Amatrice a mangiare la matriciana fatta da loro,
 quella della ricetta originale, ci dovevo sempre andare, e l'occasione giusta non arrivava mai...
Ne avevo sentito parlare da chi già c'era stato,
della semplicità, dell'accoglienza, il buon cibo, e di tutte quelle caratteristiche che fanno della nostra terra una grande terra, della nostra gente grande gente.
E in questi giorni, andando oltre le folli polemiche dei Vegani che affermano che il terremoto è arrivato perché là si mangia troppa carne,
  di quelli che ogni occasione è  buona per prendersela con gli extracomunitari,
di quelli che ogni occasione è  buona per dire "il mio Dio è  migliore del tuo,
di quelli che ogni occasione è buona per far campagna elettorale,
ecco, andando oltre tutto ciò,
non ho potuto in questi giorni  voltarmi dall'altra parte.
E non certo per voyerismo.
Così  ho vissuto con loro l'ansia durante uno scavo, l'attesa speranzosa
prima di un ritrovamento,
la gioia e la commozione del percepito respiro di una vita al di là della pietra, sotto macerie di pietra.
Ho vissuto con loro l'amore profondo e istintivo di una sorella che fa scudo col suo corpo per proteggere il corpo della sorellina di due anni più piccola,
di nonni che hanno tentato di salvare i loro nipoti,
ho vissuto con loro il senso di appartenenza e di legame.
Ieri ho visto quelle piccole bare bianche e non vi è certo bisogno di essere madri o padri per rendersi conto di che strazio debba essere trovarsi di fronte alla bara del proprio figlio/a.
Mi sono commossa ascoltando le voci tremule, per il magone in gola, di vigili del fuoco che raccontavano la gioia e l'emozione di un salvataggio dopo la tenacia di ore e ore di scavi, anche con le sole mani, perché in quei momenti risparmiarsi non è possibile, e proprio questo il senso profondo della "missione" di un lavoro che in questi casi semplice lavoro non è ma diviene missione umanitaria.
Mi sono identificata con i volti smarriti di quelle persone per lo sgomento della perdita,
per la perdita di un congiunto,
per la perdita di tutti i sacrifici fatti in una vita,
perdita di ciò che un attimo prima era famiglia, stabilità, sicurezza e.....
E un attimo dopo non c'è più e tu non ti capaciti del perche.
E per contro sapere che bisogna essere forti,
anche quando la forza ha tentato di inghiottirsela la terra che si spaccava sotto i piedi e la poca rimasta è imprigionata tra macerie cadute dall'alto.
Io che ho vissuto solo i "terremoti della vita" e mai quelli della terra,
no, non ho potuto far finta di niente.
Sfido chiunque a restare indifferente,
la dice lunga la macchina volontaria di aiuti e iniziative che si è  spontaneamente messa in moto,
perché tanto per sfatare un mito l'Italia non è unita solo durante i campionati di calcio.
Alla fine l'importante è esserci quando ce n'è bisogno,
 e un pò  mi arrabbio e mi vergogno di chi tenta sempre di deviare su altri fronti in momenti in cui solo il senso di partecipazione dovrebbe avere la precedenza su tutto e su tutti.

giovedì 25 agosto 2016

C'è chi...

C'è chi va e chi viene
chi si ferma, chi resta
chi sbircia dal finestrino,
 chi butta uno sguardo distratto,
chi ti entra nel cuore.
Chi aspetta,
chi corre avanti,
chi salta la fila,
chi spinge per un posto in prima classe,
chi ti allunga la mano per aiutarti a salire,
chi ti dà una spinta, forse senza volerlo davvero 
ma ti butta giù.
 Chi ti ignora,
chi finge di ignorarti,
chi ti vuole,
chi non ti vuole,
chi ti vorrebbe e
 chi fa finta di niente nonostante tutto.
 C'è chi è salito sul treno,
 chi si siede al tuo fianco,
 chi ti viaggia accanto,
chi cambia posto perché non gli piace stare accanto a te,
chi scende alla prima stazione,
chi è entusiasta di proseguire il viaggio...

ARRIVI, PARTENZE

a volte su treni regionali che fermano a ogni stazione
a volte frecce superveloci
che non ti rendi conto nemmeno
di che viaggio hai fatto.

mercoledì 24 agosto 2016

24 Agosto 2013.

Pensa.
 Son già passati tre anni da quel giorno,
da quella sala operatoria,
da quella notte post intervento
 che ricordo come fosse ora.
Le ansie di mia madre,
il tentativo di sdrammatizzare di mio figlio
cercando di farmi sorridere
fin quasi alla soglia della sala operatoria
e.....
tutto il resto, tutti,
tutti quelli che c'erano fisicamente o anche solo con un messaggio,
una telefonata veloce,
quasi furtiva.
Natasha pianse perché non mi poteva abbracciare,
ero radioattiva per via di un liquido che mi dovettero iniettare e lei aveva in grembo Cristian,
niente contatti con bambini o donne incinta mi dissero,
così le venne da piangere, perché tutti mi poterono abbracciare, ma non lei,
piansi anche io,
quel ricordo tenero e affettuoso
mi commuove anche in questo momento.
Tre anni da quei mesi convulsi,
quelli della scoperta,
a tratti spaventati,
altri indebetiti.
In attesa,
una attesa apparentemente tranquilla,
 serena,
quasi rassegnata,
ma era solo apparentemente.
Tre anni dalla scoperta dei miei geni
fallati,
difettosi,
 mutanti, peccato che non faccio parte degli
X Man però.
Tre anni nell'attesa speranzosa che
 non succeda nulla di nuovo,
mentre tutto potrebbe accadere.
Tre anni tra le frasi dei medici "lei guarirà "
oppure
 "lei è  una paziente assolutamente a rischio".
Tre anni di cancro,
di terapie
di follow up,
di survivor
e di tutto quello che c'è stato
nel mezzo, di brutto, di bello...
Soffio su queste 3 candeline,
il futuro?
Non ci penso,
soffio forte,
esprimo un desiderio e
...Non ci penso...


domenica 14 agosto 2016

Il cuore.
Lui si che è strano.
È dentro di te
con tutto il resto
ma sembra fare dei percorsi tutti suoi
unici, particolari.
Lui che così come
sa far provare
le più intense emozioni
allo stesso modo
intensamente
è capace di
spezzarle
e farne frantumi.
E Noi proprio
non riusciamo a
esserne padroni
di quel cuore,
restiamo sempre in bilico
tra questo sentire
e
questo essere
così
spezzati.

venerdì 12 agosto 2016

Un modo...

Certe volte le vite si incrociano in modo inaspettato.
Momenti, situazioni, coincidenze.
Puoi chiamarlo caso, destino o provvidenza se lo credi...
per molti versi resta qualcosa di inspiegabile e va bene così.
Non serve sempre avere risposte.
La consapevolezza sulla vecchiaia ti fa riflettere su molte cose e

 non parlo del mero "carpe diem".

 La vita è lunga e fa molti giri dice una delle mie scrittrici preferite.
L'inaspettato è sempre dietro l'angolo;
 più o meno piacevole che sia.
 Può riempirti di gioia o tramortirti e tu
devi scegliere come affrontarlo.
Forse la chiave è essere presenti a sè stessi innanzi tutto e
 farsi presenza per chi amiamo perchè se lo vogliamo

un modo si trova sempre,

perchè quello che non dai oggi
domani potrebbe non avere lo stesso valore.
Indietro non si torna mai.
A tonnellate......

Spazi vuoti...

Le cose, gli oggetti, la memoria a lungo termine.
Che importanza diamo alle cose?.
Per alcuni di noi le cose sono tutto,
 addirittura più importanti delle persone,
 dei sentimenti, degli affetti tanto da racimolarne con ingordigia in gran quantità sino a dimenticarsene addirittura di alcune in quel folle, anomalo ammucchiare.
Altri ritengono invece che tutto può essere utile ma allo stesso tempo di tutto si può fare a meno.
Quindi le cose sono solo cose?
Secondo me no.
O meglio,
 nel corso della vita ci sono alcune "cose" che tendiamo a conservare e custodire con gelosia e una cura avvolgente come un abbraccio.
Ho ancora il primo biberon di mio figlio e so che non me ne separero' mai,
così come altre poche cose che hanno un valore affettivo,
profondamente legato alla memoria e a miei ricordi tra i più cari, non quantificabile.
Sono quelle che hanno una loro voce,
 raccontano un pezzo della nostra storia,
di ciò che eravamo e ciò che siamo oggi anche per merito della nostra storia passata.
Sono quelle che quando te le ritrovi per le mani o ci ricadi sopra con un'occhiata fugace rievocano momenti e noi in quelle cose rivediamo noi stessi,
quello che abbiamo fatto, ciò che abbiamo imparato, chi abbiamo accolto, chi abbiamo perso.
E io non da meno avevo e ho le mie.
Eppure sapevo bene che da una parte di esse dovevo allontanarmi perché potesse proseguire il mio percorso di distacco e di conseguente crescita con lo sguardo nuovo,
di nuovo sereno rivolto al futuro.
Già, il tempo crudele o forse solo troppo giusto, lui non si ferma, non ci aspetta, sia che noi siamo pronti o no.
Così c'era una tuta da moto che mi ha tenuta al riparo dalle intemperie con le sue imbottiture,
e mi avrebbe protetto in caso di caduta con i rinforzi ai gomiti, sulle ginocchia e alla schiena.
Così c'erano i miei due caschi oltre le cui visiere i miei occhi vedevano un mondo che sembrava diverso, più bello e libero.
Aria, c'era quel contatto diretto con l'aria che mi faceva venire spesso voglia di allargare le braccia con la velocità che me le spingeva indietro e io a voler tentare di toccare e abbracciare ogni dettaglio che sfrecciava.
 Attraverso quelle visiere mi sono spesso anche commossa per la maestosa bellezza dei panorami.
Sono una sciocca?
Si forse una sciocca, sentimentale, sempre così troppo emotiva.
Lo chiamano vivere "di pancia".
Oggi mi ritrovo a essere davvero più razionale, credo che una forma di protezione e difesa nei confronti di me stessa mi impone, quasi, di vivere quello che mi capita più con la ragione che con l'emotività,
peccato, in questo senso credo di aver perso qualcosa di me.
Ma torno al discorso principale.
 Così c'era la bicicletta, bella, di marca, costosa, che mi ha accompagnata sulle ciclabili del Friuli, della Val Pusteria da San Candido a Lienz e della Slovenia,
 facendomi sentire un tutt'uno con ciò che mi circondava, ho fatto fatica, i tanti km sul sellino,
 l' imbottitura all'interno dei calzoncini che sembrava non bastare mai, eppure quella fatica mi piaceva, in qualche modo mi completava e mi dava nuovo coraggio, comprendevo che "ce la si può fare, sempre",
non vi nego che di sera, di ritorno a casa, dopo la doccia era quasi una soddisfazione dovermi riempire di pasta di Fissan per alleviare i fastidi dello sfregamento prolungato della pelle a contatto col sellino.
 Eppure si, sapevo che dovevo allontanarmi.
Ma come? Buttando via?
No, credo, comunque sia, che non si mette il passato in un sacco per gettarlo nel cassonetto delle immondizie.
Vendere?
Assolutamente no, non ho mai pensato ad un possibile eventuale guadagno.
Ho sempre pensato che sia gettare che vendere equivalesse quasi a rinnegare e sotto stimare esperienze che con tanto entusiasmo ho vissuto.
Dovevo trovare le persone giuste alle quali mi sentissi di "donare" quella parte di me, quel capitolo del racconto della mia storia.
Desideravo trovare qualcuno che permettesse a quelle "cose",
che come avrete compreso per me non sono mai state semplici cose,
 di iniziare a vivere di nuovo
 per raccontare una nuova storia,
in un posto nuovo,
 con occhi diversi dai miei,
ma che fossero occhi belli.
 Avevo bisogno di sentirmi serena nel momento in cui le lasciavo finalmente andare alla loro nuova vita.
 Non avevo un piano, non capivo cosa era giusto fare.
Così ho aspettato, non ho avuto fretta.
E.....l'incontro e la conoscenza con Sofia e Markus,
vedere il loro furgone-camper,
vedere la loro moto, una Suzuki anche lei di quel blu graffiante,
 capire il modo che hanno di viaggiare,
mi ha fatto sentire che si,
loro erano le persone giuste alle quali affidare tutto ciò che
doveva partire per un nuovo viaggio,
iniziando di nuovo a prendere appunti su nuove storie,
di vita,
 tracciando i confini di nuovi racconti.
E restano così ora quegli spazi vuoti sui quali ancora si poggia lo sguardo e non vedo più tutto quello che mi ha fatto così bene,
ma mi ha fatto così male.

lunedì 8 agosto 2016

Magari funziona proprio così,
solo attraversando
i pensieri che
 ci danno fastidio
arriviamo a trovare
la strada
verso i pensieri
più grandi,
quelli che ci
danno forza.

sabato 6 agosto 2016

"Stiamo qua, tienimi la mano"
Arriva puntuale il turno di notte a movimentare pensieri e sensazioni.
Bisogni, richieste, una voce che ti chiama mille volte, disorientata, quasi nel tentativo di ritrovare il suo posto nel mondo, quasi a volerti dire
 "ci sono anche io ma non so più  come essere,
 esisto anche io ma non capisco quello che mi succede".
La relazione con l'anziano disorientato non è  facile, impiega risorse a volte estreme.
Noi operatori sempre pochi rispetto al numero di pazienti e rispetto al tempo che abbiamo per svolgere tutte le mansioni che ci vengono affidate.
Spesso siamo un po  come sbattute li, così ,
tra razionalità  ed emotivita',
loro allo stesso modo.
Alcuni ti chiederebbe solo un attimo...

"Forse il segreto è  tutto li,
accogliere,
anche solo per un attimo,
se un attimo è  tutto ciò
che abbiamo a disposizione"







martedì 2 agosto 2016

Nelle ultime settimane ho viaggiato.
Mi piace viaggiare,
adoravo viaggiare in moto,
faticoso ma è  stato il modo e il mezzo che ho preferito.
 In treno sono altre sensazioni, diversamente stimolante ma anch'esso per me fonte di ispirazione.

Mi piacciono le stazioni,
i binari che mi fanno venire in mente, a volte,
 parallelismi che non si incontreranno mai,
mi piace osservare le persone
anche se capita sovente di non
riconoscere atteggiamenti gradevoli né  civili.
Così mi è tornata in mente una frase che cita più  o meno cosi:

"Spesso troviamo il nostro destino sulla strada che abbiamo intrapreso per evitarlo"

perdonatemi il vuoto di memoria ma non ricordo in quale occasione l'ho  letta né  su quale dei miei libri.

Riguardo a questa delicata materia non termina mai la ricerca del genere umano, me compresa.
Destino, incontrare, fuggire, tempo che è  tempo che non è   più, arrivi, partenze, Arrivederci o addii.
Al fine forse tutto è molto più semplice di come si pensi,
inevitabilmente è probabile che tutti siamo sul nostro "binario" anche quando non lo sappiamo o ci rifiutiamo di prenderne atto.
Ps: ho scoperto che mi piace tantissimo fotografare in stazione.