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sabato 27 agosto 2016

Terremoti di vita e di terra....

Lo chiamano voyerismo,
certo c'è sempre chi esagera,
i giornalisti ne fanno il loro pane e riescono a tenere le persone ore e ore concentrate sullo schermo della TV.
A volte viene quasi da pensare che alcuni non vedono l'ora che succeda "qualcosa di grosso" perché così l'odiens scoppia...
Così si diventa un po tutti come guardoni relegati dietro una finestra.
Io personalmente, non leggo riviste di gossip,
non guardo per esempio Barbara D'Urso nel suo triste "pomeriggio 5"...
E come lei tanti e tante altre.
Però  di fronte agli eventi di questi giorni no,
non riesco a restare indifferente,
non riesco a disinterrasarmi.
Ho sentito Norcia, ho sentito Amatrice, tutti i borghi vicini,
per vari motivi è scattata una associazione di idee che ancor di più mi ha fatta sentire vicina a quella gente a quei luoghi.
I vigili del fuoco, la protezione civile, la croce rossa, i volontari, la coesione di tutti...
Li ho sentiti sulla pelle.
Io che ad Amatrice a mangiare la matriciana fatta da loro,
 quella della ricetta originale, ci dovevo sempre andare, e l'occasione giusta non arrivava mai...
Ne avevo sentito parlare da chi già c'era stato,
della semplicità, dell'accoglienza, il buon cibo, e di tutte quelle caratteristiche che fanno della nostra terra una grande terra, della nostra gente grande gente.
E in questi giorni, andando oltre le folli polemiche dei Vegani che affermano che il terremoto è arrivato perché là si mangia troppa carne,
  di quelli che ogni occasione è  buona per prendersela con gli extracomunitari,
di quelli che ogni occasione è  buona per dire "il mio Dio è  migliore del tuo,
di quelli che ogni occasione è buona per far campagna elettorale,
ecco, andando oltre tutto ciò,
non ho potuto in questi giorni  voltarmi dall'altra parte.
E non certo per voyerismo.
Così  ho vissuto con loro l'ansia durante uno scavo, l'attesa speranzosa
prima di un ritrovamento,
la gioia e la commozione del percepito respiro di una vita al di là della pietra, sotto macerie di pietra.
Ho vissuto con loro l'amore profondo e istintivo di una sorella che fa scudo col suo corpo per proteggere il corpo della sorellina di due anni più piccola,
di nonni che hanno tentato di salvare i loro nipoti,
ho vissuto con loro il senso di appartenenza e di legame.
Ieri ho visto quelle piccole bare bianche e non vi è certo bisogno di essere madri o padri per rendersi conto di che strazio debba essere trovarsi di fronte alla bara del proprio figlio/a.
Mi sono commossa ascoltando le voci tremule, per il magone in gola, di vigili del fuoco che raccontavano la gioia e l'emozione di un salvataggio dopo la tenacia di ore e ore di scavi, anche con le sole mani, perché in quei momenti risparmiarsi non è possibile, e proprio questo il senso profondo della "missione" di un lavoro che in questi casi semplice lavoro non è ma diviene missione umanitaria.
Mi sono identificata con i volti smarriti di quelle persone per lo sgomento della perdita,
per la perdita di un congiunto,
per la perdita di tutti i sacrifici fatti in una vita,
perdita di ciò che un attimo prima era famiglia, stabilità, sicurezza e.....
E un attimo dopo non c'è più e tu non ti capaciti del perche.
E per contro sapere che bisogna essere forti,
anche quando la forza ha tentato di inghiottirsela la terra che si spaccava sotto i piedi e la poca rimasta è imprigionata tra macerie cadute dall'alto.
Io che ho vissuto solo i "terremoti della vita" e mai quelli della terra,
no, non ho potuto far finta di niente.
Sfido chiunque a restare indifferente,
la dice lunga la macchina volontaria di aiuti e iniziative che si è  spontaneamente messa in moto,
perché tanto per sfatare un mito l'Italia non è unita solo durante i campionati di calcio.
Alla fine l'importante è esserci quando ce n'è bisogno,
 e un pò  mi arrabbio e mi vergogno di chi tenta sempre di deviare su altri fronti in momenti in cui solo il senso di partecipazione dovrebbe avere la precedenza su tutto e su tutti.

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