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mercoledì 18 giugno 2014

Domani...

Non so cosa sia peggio.
Se vivere avendo paura di come sarà domani o vivere solo oggi con quello che porta, buono o cattivo che sia, già, il famoso alla giornata.
Oggi è stata una giornata durissima.
Non ho neanche potuto recarmi al lavoro, la sensazione più brutta è quella di essere arrivata a sera senza trarre nessun beneficio da questa giornata astenica che in qualche modo doveva essere dedicata al recupero.
Nemmeno la mente e la volontà che tanto decanto, (o forse solo imploro di restarmi vicine), hanno potuto far niente per spogliarmi  dall'inerzia prodotta in conseguenza al dolore fisico.
E' come un nocciolo duro che è impossibile da staccare dal frutto.
Ho girato un po' per i forum nei quali confrontano le loro esperienze colleghe cancerogene come me.
Sono alla ricerca di... confronto, speranza, possibilità, alternative?

Alla fine può esserci solo accettazione di un mal comune mezzo gaudio, le terapie quelle sono, i loro effetti chi più, chi meno quelli sono, rimedi da attuare quasi nulli date le varie interazioni tra le terapie anticancro e altri farmaci, gli anni che devono passare ancora...troppi.
La maggior parte di noi diventano guerriere allo stato puro, dure come muri. Qualche altra cede allo sconforto, proprio poco fa ho letto la testimonianza di una "sopravvissuta" ( perché per chi non lo sapesse, in gergo, i pazienti oncologici in fase di follow-up vengono così identificati SURVIVOR), lei a provato inizialmente a stare in prima linea nella lotta, dopo un po' ha disertato. Ha giustificato il suo gesto spiegando che dopo lunga riflessione ha deciso di scegliere la qualità della vita alla quantità.
Discorsi questi che più di qualche volta abbiamo affrontato con Mr. Erby e un po' mi fanno venire il pel d'oca lungo la schiena.
Nella vita, a tratti un po' informe che ho avuto, mi sono sempre ritenuta una combattente.
In questo momento stò combattendo, credo, sia per acquistare in qualità ma anche in quantità. 
Ma per ora quel "nocciolo duro" non conosce il termine -stare meglio-.
Intanto domani è già alle porte...e...
After all, tomorrow is another day!
(dopotutto, domani è un altro giorno) giusto per dirla alla Rhett Butler. 

martedì 17 giugno 2014

Incompiuta...

Uno strano senso di incompiuto ancora mi insegue.
Vi sono giornate in cui mi sento a 360°, a tutto tondo, oserei dire.
Ve ne sono altre in cui avverto tutti gli angoli appuntiti della vita dal grado più piccolo sino a quello più spigoloso e pungente.
La volontà mi spinge a dire che tornerò a vivere con pienezza, i miei problemi sono da sempre stati una certa severità con me stessa, e la fretta.
La mia pienezza per essere compiuta ha ancora bisogno di tempo unito ad una buona dose di convinzione.
Come mi dice Mr. Erby "se lo posso pensare, immaginare, bene, allora lo posso fare".
Non posso non pensare allora a tutti i passi in avanti che ho compiuto da Marzo, quando ho ripreso il lavoro dopo la lunga marcia longa contro il cancro.
Questo mi fa pensare positivo, vuol dire che ci sono... La strada è quella giusta, anche se lunga e tortuosa.
Ma il cancro è ancora lì, in un cassettino, nella mia testa, (purtroppo non ancora della memoria) che ancora non riesco a chiudere.
E' come se non ci fosse "chiave".
Non lo posso chiudere perché ci sono ancora 5 anni da attraversare prima che la prognosi venga sciolta, spesso in compagnia di camici bianchi, tutti i controlli scanditi con regolarità, le quotidiane terapie per bocca che continuano a mettere alla prova le energie e la vitalità di un corpo cambiato, che oltretutto, diciamolo chiaro, non sta certo ringiovanendo.
Che alla fine poi non comprendo perché una terapia che dovrebbe aiutarti a sconfiggere un male, mentre agisce dentro di te, debba farti star male per gli "effetti secondari" che produce.
Ma alla fine questo è, da lì non si scappa.
O meglio, si può decidere di scappare, di buttare tutto via, rinunciare alla vita?...
No grazie, finché avrò l'ultimo barlume di lucidità e ci sarà qualcosa che posso fare per essa.
Ho ancora troppe cose da fare, da vedere, da vivere...Non so nemmeno se riuscirò a farle tutte, ma la mia strada è questa, lo è come nessuna lo è mai stata prima d'ora.
Non è tempo ancora di sentirsi sconfitti e arrendevoli o di fermarsi a guardare la vita da dietro una finestra.
I titoli delle esperienze che desideriamo realizzare Mr. Erby ed io sono pronti.
Man mano che saremo pronti noi per cogliere l'attimo giusto, in cui il corpo ci seguirà fiducioso, così come la mente è pronta e prolifica, diventeranno narrazione di nuove storie...
Storie da raccontarsi, da raccontare...


"Dove c'è volontà c'è movimento"
(Cit.)


 Così 10 mesi fa...
 Così oggi...
"Che meraviglia essere in vita,
ci si può persino lamentare."
(Patrizia Cavalli)
 
 
 
 
 

venerdì 13 giugno 2014

Quel che resta del giorno.

Giovedì 12 Giugno...

Dopo i 5 giorni a Marzo che ci eravamo concessi Mr Erby ed io, per riprenderci dallo stress sostenuto dopo aver affrontato le terapie post intervento, e speriamo, sconfiggi cancro, finalmente questa settimana prima vera gita fuori porta dedicata a rigenerare mente e corpo.
Innanzi tutto ho deciso che, se ho potuto sostenere circa un anno di terapie, piuttosto invasive, contro il cancro, restando anche più o meno lucida di testa, posso anche imparare a 46 anni ad andare in bicicletta.
Quindi dal momento che stò imparando ad andare in bicicletta, dopo un po' di tirocinio tra le pianure della Bassa Friulana, la scelta programmata per ieri è stata a favore della ciclabile della Drava.
O meglio per una parte di essa.
Siamo partiti mercoledì pomeriggio per Ferrara (vicino Braies) avendo deciso di dormire fuori una notte per essere già sul posto la mattina seguente.
Giovedì mattina abbiamo lasciato l'Hotel Huber, presso il quale ci siamo trovati molto bene, per recarci a San Candido, lasciare la macchina in parcheggio, scaricare le bici e recarci all'imbocco della ciclabile della Drava.
La Drava è un affluente del Danubio che si estende per ben 720 Km.
Non sapevo che la Drava nascesse proprio in Val Pusteria, tra Dobbiaco e San Candido.
Volendola percorrere tutta i Km totali sono circa 366, questo arrivando sino a Maribor.
Altra tappa possibile è quella sino a Villach, il che comporta da Dobbiaco una distanza percorribile di quasi 160 Km.

Io per il momento mi sono accontentata di attraversarla da San Candido sino a Lienz, per un totale di circa 45 Km.
Non male per una apprendista appena assunta come me.
La pista si percorre senza incontrare grandi difficoltà, qualche piccola salita, e vari tratti di dolce discesa o falso piano come si dice in gergo, direi ben asfaltata e segnalata in ogni suo snodo in modo più che appropriato e chiaro ( non certo come diversamente avviene qua in Friuli per la "Alpe Adria").
Oserei dire adatta a esperti, inesperti, bambini, giovani e non più giovani.
Il primo paesino che si incontra in territorio Austriaco è quello di Sillian.
Su una collina, in bella vista, si erge il castello di Heinfels che la leggenda vuole costruito dagli Unni.
E' una delle piste ciclabili più frequentate in Europa, nei fine settimana frequentatissima.
Durante il tragitto, immerso nel verde, si incontrano vari punti di ristoro, panchine, e non mancano nemmeno un paio di parchi giochi.
Una volta arrivati a Lienz il rientro può essere fatto in treno sino a Sillian e da Sillian a San Candido in pullman, il tutto con relativo trasporto delle bici.
I prezzi forse non proprio ridotti, due adulti e due bici 30 Euro, ma ne valeva la spesa.

Quindi, quel che resta del giorno di ieri è una giornata piena, all'insegna della vita sana, all'aria aperta, del contatto con la natura, la vista delle Dolomiti.
Indimenticabile per me che ad oggi ho ancora una condizione fisica non recuperata del tutto, ma di sicuro tanta buona volontà.
Nel cassetto dei desideri vi ho messo la voglia di arrivare, la prossima volta, almeno sino a Villach...
La storia.... continua!






 

venerdì 6 giugno 2014

A..... Volte...

Pensiero per chi non c'è più e per chi resta attonito. 
A volte le persone vanno... Via.
 Vanno via evanescenti, silenziose.
 È così che si parte per l'ultimo viaggio.
Niente fiori per alcune di loro, non c'è posto per leggerezze simili.
La morte è distacco, è dolore, incolmabile baratro.
Una domanda senza risposta alcuna.
Unico testimone e portatore di verità il tempo che li si è fermato
con l'ultimo respiro esalato.
 E se ci fossimo persi quell'ultima voglia insieme, perché pensavamo di avere tempo, tempo per tutto, rimarranno a noi, che muti restiamo, almeno i ricordi,
per quanto a volte struggenti.