I testi di questo blog sono scritti da me medesima, mentre la dove fossero di Autori diversi la loro firma verrà sempre riportata. Se qualcuno dovesse riconoscere scritti di lavori altrui non adeguatamente segnalati può farlo notare e provvederò alla loro rimozione dopo essermi accertata dell'esatezza della segnalazione. Le immagini presenti sono mie o sono prese dal web, preferibilmente da: Picasa - Flickr - Deviantart, per i video musicali la fonte è You-tube.

mercoledì 21 dicembre 2016

Dopo il bombardamento mediatico di questi giorni, più volto, secondo me ad alimentare paura e terrore e immobilità, piuttosto che essere volto alla ricerca impegnata di soluzioni possibili.
Vogliamo parlare del senso?.....Magari anche del senso del Natale, del senso di tutti coloro che quel che conta è riempire la pancia, svuotare i portafogli e sfasciare scatole piene di vizi e capricci.....
Quindi Signori:
Buon Natale un cazzo!!!
E quando le sonde spaziali per Marte saranno pronte per partire e il biglietto costerà un botto, spero che tutti quelli che se lo potranno permettere "se ne vadano".
Il mondo non è stato rovinato dalla gente semplice ma dall'uomo del potere e dal denaro.
Pagatevi pure il vostro biglietto, sperando che sia di sola andata.


Può esistere una risposta a tutte le paure?


 Può esistere una risposta all'attitudine bestiale alla guerra.
Le guerre impazzano, ma tutti coloro che si credono vincitori.......
veramente lo sono?
O semplicemente si sono persi tra le loro vincite!
Alla fine la sensazione è solo quella di poter piangere
come se non ci fosse altro da fare.
Bambini e figli, alzate la vostra voce.


 Ridate la vista ai ciechi facendogli capire che ci sarà sempre un posto per tutti,
anche per loro, sul treno della felicità delle piccole cose, della libertà e della Vittoria che non è quella delle bombe e delle armi.
Quel treno non ha ancora abbandonato la stazione,
ma il tempo rimasto non è molto prima del non ritorno.
È così un tale sforzo di immaginazione fermarsi e smetterla
con questa follia,
una guerra invisibile, sotterranea,
processo di lenta eliminazione di tutto ciò che di buono e di bello poteva rappresentare il Mondo?
In nome di cosa?.....
Nel nome del mio Dio,
del tuo Dio,
nel nome del Dio che ognuno, con nomi e colori diversi,
porta nel Cuore?
Ma lo sapete bene ......
Nessun Dio potrebbe essere il mandante,


 nessun Dio potrebbe giustificare,
nessun Dio vi potrà salvare e
cancellare le macchie di sangue sui volti innocenti dei bambini,
le impronte di sangue sulla terra anch'essa esanime.
La serenità soddisfa oltre le aspettative più selvagge.
C'è un Treno,
non ha ancora abbandonato la stazione.
Ma non abbiamo ancora molto Tempo.

Per tutto il resto vi indirizziamo verso Marte.
Marianna.
(Traduzione liberamente ispirata e tratta dal testo)

Musica Maestro...

Chissà quante storie in un Tango.

  Lui racconta, parla,
di una storia narra.

  Lui è rapimento, eleganza, sensualità,
delicatezza e forza che non ha pietà,...
certo questo di primo acchito si sà.


  Eppur io vedo in quella soave danza,
l'abbraccio dell'unione e
lo scaccio di un brusco distacco,
un'amore enfio di passione, e
anche il vuoto,
dopo,
quando si trasforma in
un grido di dolore.


  Ardori e dolori di mai raccontati Amori.


 Questo io vedo nell'incanto del rapimento
di un inspiegabile Tango.
(Marianna)

sabato 17 dicembre 2016

Lietitudine

Oggi ho ricevuto una mail.
Una donna, una ragazza,
 girovagando in auto,
forse senza una meta precisa,
 (a volte a me capita, a piedi o in auto, solo per la necessita' di andare, un andare puro e semplice, la viandanza la chiamo),
 lei da Montenars a Tarcento, passa per Stella, arriva a Malamaseria.
Cerca notizie sul toponimo, per caso si imbatte nel mio blog.
Mi ha contattato via mail scrivendomi che ne e' rimasta entusiasta. 
"Ho trovato risposte....conferme" cosi lei mi scrive.
Sono commossa e allo stesso tempo incredula.
Io che da tutta la vita in vari modi sono in viaggio,
sono sulla strada, sono alla ricerca.
io che le strade le sbaglio, che mi perdo, che in alcuni momenti l'orientamento proprio non era il mio forte...
Io che scrivo per necessità introspettiva, quasi autocritica, 
io che grido con la mia scrittura cercando di trasformare il mio grido in un sussurro,
 io quasi afona ormai quando le parole si tratta di tirarle fuori dalla bocca.
Strada....ricerca di che cosa e di chi se non di me stessa.
Io, solo una piccola Anima inquieta che sembra provar quasi piacere nel caricarsi sulle spalle il suo zaino al quale è così tanto affezionata benché sia talmente pesante.
Mai e poi mai avrei pensato di poter essere in qualche modo piccola fonte di risposte e conferme per qualcuno.

È il dono più delicato che potesse arrivarmi inatteso in prossimità di questo periodo natalizio.
Qualcosa di lieto proprio come il tuo nome.
Grazie Novella.

venerdì 18 novembre 2016

Colonna fragile...

La Colonna

 se ne sta lì,

tacita e immobile,

come protesa verso la terra,

protesa verso il cielo,
          

                                                                                                 

misurata e regolare,

per lo meno così pare.

 Regge tutto il peso,

 ne è conforto e sostegno,

nessuno vede

la sua stanchezza,

lo sgomento.

(Marianna)

                                                                


                                                        

                                                          

                                                          

                                                        

                                                          









martedì 15 novembre 2016

The Big Moon...

Tu Luna
che stimoli la fantasia e
l'ispirazione mia,

Ti ho seguita
in questa fredda notte,

mi attardo fissandoti rapita,
momento in cui rappresenti
tutto ciò che al mio controllo
sfugge,

non riesco ad afferrare
il mistero che rappresenti

se non così:
fissando di te memoria
senza tempo,
in pochi scatti

mentre tu
stai li
 quasi beffarda a dire
che il per sempre
è solo un'illusione che deve
prima o poi
morire.
Resta poi di ogni cosa
contemplazione
silenziosa.

martedì 20 settembre 2016

Così affogo
in un silenzio contemplativo
 parole
mai dette
incapace di trovare
il modo giusto
di esprimermi.

giovedì 15 settembre 2016



Anima
ti sembran tempi per parlar dell’anima?
Non ci sono più diavoli,
che la richiedono
preferiscono i titoli
è fuori moda l’anima.

Anima
se ti duole l’anima
non servono antibiotici
i medici si arrendono
non ci sono meccanici
non si ripara l’anima.

E ci sono paesi
di poche anime
e ci sono città
di milioni di anime
ma non si vedono
si vede solo il traffico
e le file ai semafori
è solitaria l’anima.

Anima
io l’ho vista una volta la mia anima
mi era uscita di bocca
come il fumo di un sigaro
mi ha chiesto se ero
stanco di vivere
ho detto: sì
ma vorrei insistere
e con un gemito
tornò al posto solito
è paziente l’anima.

Anima
ci sono belle anime
in corpi ridicoli
e fotomodelle
con anime orribili
e fanghiglia d’anima
dentro molti politici
è nascosta l’anima.

E ci sono villaggi
di poche anime
e ci sono paesi
di milioni di anime
e quando muoiono
e in cielo salgono
è un grande spettacolo
un ingorgo cosmico
e i giornali commentano
centomila vittime
ma erano anime inutili
di lontani popoli
mesopotamici
e si piange un attimo
poi ci si lava l’anima
e si dimentica.
(Stefano Benni)

giovedì 1 settembre 2016

Accetta la sfida.......

Ho sentito parlare di una sfida da accettare sul web.
Accetta la sfida pubblicando una tua foto in bianco e nero sul web.
Parlano di sensibilizzazione per la lotta contro il cancro.

Posso dirvi una cosa!?
Non è retorica,
non desidero essere pallosa,
ne polemica.
Adoro la fotografia nel suo complesso,
tantissimo il bianco e nero,
e scatto parecchie foto in B&N,
e anche ne pubblico.
Ma in questa occasione scelgo il colore,
il colore di un sorriso,
di uno sguardo,
il colore della speranza,
il colore della vicinanza di chi ti vuole bene,
il colore della mano tesa,
il colore della "vittoria" la Dove è possibile.
La sfida per un paziente oncologico è tutti i giorni,
a volte per anni,
a volte purtroppo è una sfida in bianco e nero senza alternative per chi si sentirà dire
"non c'è più niente da fare",
o per chi sarà sempre ritenuto un paziente assolutamente a rischio e
di tanto in tanto oncologi e chirurghi
valutano che è meglio togliere ancora qualche pezzo da questi corpi dai geni folli.
Io porto avanti la mia sfida con il cancro da tre anni,
ho incontrato e conosciuto un mondo che non avrei voluto,
non ho ancora finito,
il bianco e nero a volte mi incupisce l'animo,
e cerco sempre di recuperare il colore,
tutti i colori,
le sfumature,
le pennellate a volte tenui,
a volte ci do giu' pesante con tinte piu' intense,
in giornate minate dai dolori perché le ossa sono a puttane....E tu non sei più quella di tre anni fa che correva, arrampicava, e fremeva per una cima di alta montagna, e riusciva a darci duro con il lavoro che chi la fermava!!!....
Portate il colore con voi,
Mettete il colore nelle vostre vite
E nelle vite che ne hanno più bisogno come quelle degli ammalati tutti,
degli ammalati di cancro,
soprattutto i bambini e giovani vite che vi garantisco, è atroce vedere e incontrare nei reparti di oncologia.....
VIVA I COLORI.
Ma questa è solo la mia opinione,
vi chiedo scusa se appaio antipopolare.
Marianna paziente oncologica.

mercoledì 31 agosto 2016

Quando sembra proprio li,
dietro l'angolo,
quando sembra vicino,
quando sembra di allungare una mano e
ci sei,
ma tra te e lui
c'è solo la
speranza di arrivarci...
Che non mi abbandonino
anche questi miei piedi,
dalle ossa malandate,
perché ancora tanta strada
desidero percorrere
e tanto vedere
in loro compagnia.

sabato 27 agosto 2016

Terremoti di vita e di terra....

Lo chiamano voyerismo,
certo c'è sempre chi esagera,
i giornalisti ne fanno il loro pane e riescono a tenere le persone ore e ore concentrate sullo schermo della TV.
A volte viene quasi da pensare che alcuni non vedono l'ora che succeda "qualcosa di grosso" perché così l'odiens scoppia...
Così si diventa un po tutti come guardoni relegati dietro una finestra.
Io personalmente, non leggo riviste di gossip,
non guardo per esempio Barbara D'Urso nel suo triste "pomeriggio 5"...
E come lei tanti e tante altre.
Però  di fronte agli eventi di questi giorni no,
non riesco a restare indifferente,
non riesco a disinterrasarmi.
Ho sentito Norcia, ho sentito Amatrice, tutti i borghi vicini,
per vari motivi è scattata una associazione di idee che ancor di più mi ha fatta sentire vicina a quella gente a quei luoghi.
I vigili del fuoco, la protezione civile, la croce rossa, i volontari, la coesione di tutti...
Li ho sentiti sulla pelle.
Io che ad Amatrice a mangiare la matriciana fatta da loro,
 quella della ricetta originale, ci dovevo sempre andare, e l'occasione giusta non arrivava mai...
Ne avevo sentito parlare da chi già c'era stato,
della semplicità, dell'accoglienza, il buon cibo, e di tutte quelle caratteristiche che fanno della nostra terra una grande terra, della nostra gente grande gente.
E in questi giorni, andando oltre le folli polemiche dei Vegani che affermano che il terremoto è arrivato perché là si mangia troppa carne,
  di quelli che ogni occasione è  buona per prendersela con gli extracomunitari,
di quelli che ogni occasione è  buona per dire "il mio Dio è  migliore del tuo,
di quelli che ogni occasione è buona per far campagna elettorale,
ecco, andando oltre tutto ciò,
non ho potuto in questi giorni  voltarmi dall'altra parte.
E non certo per voyerismo.
Così  ho vissuto con loro l'ansia durante uno scavo, l'attesa speranzosa
prima di un ritrovamento,
la gioia e la commozione del percepito respiro di una vita al di là della pietra, sotto macerie di pietra.
Ho vissuto con loro l'amore profondo e istintivo di una sorella che fa scudo col suo corpo per proteggere il corpo della sorellina di due anni più piccola,
di nonni che hanno tentato di salvare i loro nipoti,
ho vissuto con loro il senso di appartenenza e di legame.
Ieri ho visto quelle piccole bare bianche e non vi è certo bisogno di essere madri o padri per rendersi conto di che strazio debba essere trovarsi di fronte alla bara del proprio figlio/a.
Mi sono commossa ascoltando le voci tremule, per il magone in gola, di vigili del fuoco che raccontavano la gioia e l'emozione di un salvataggio dopo la tenacia di ore e ore di scavi, anche con le sole mani, perché in quei momenti risparmiarsi non è possibile, e proprio questo il senso profondo della "missione" di un lavoro che in questi casi semplice lavoro non è ma diviene missione umanitaria.
Mi sono identificata con i volti smarriti di quelle persone per lo sgomento della perdita,
per la perdita di un congiunto,
per la perdita di tutti i sacrifici fatti in una vita,
perdita di ciò che un attimo prima era famiglia, stabilità, sicurezza e.....
E un attimo dopo non c'è più e tu non ti capaciti del perche.
E per contro sapere che bisogna essere forti,
anche quando la forza ha tentato di inghiottirsela la terra che si spaccava sotto i piedi e la poca rimasta è imprigionata tra macerie cadute dall'alto.
Io che ho vissuto solo i "terremoti della vita" e mai quelli della terra,
no, non ho potuto far finta di niente.
Sfido chiunque a restare indifferente,
la dice lunga la macchina volontaria di aiuti e iniziative che si è  spontaneamente messa in moto,
perché tanto per sfatare un mito l'Italia non è unita solo durante i campionati di calcio.
Alla fine l'importante è esserci quando ce n'è bisogno,
 e un pò  mi arrabbio e mi vergogno di chi tenta sempre di deviare su altri fronti in momenti in cui solo il senso di partecipazione dovrebbe avere la precedenza su tutto e su tutti.

giovedì 25 agosto 2016

C'è chi...

C'è chi va e chi viene
chi si ferma, chi resta
chi sbircia dal finestrino,
 chi butta uno sguardo distratto,
chi ti entra nel cuore.
Chi aspetta,
chi corre avanti,
chi salta la fila,
chi spinge per un posto in prima classe,
chi ti allunga la mano per aiutarti a salire,
chi ti dà una spinta, forse senza volerlo davvero 
ma ti butta giù.
 Chi ti ignora,
chi finge di ignorarti,
chi ti vuole,
chi non ti vuole,
chi ti vorrebbe e
 chi fa finta di niente nonostante tutto.
 C'è chi è salito sul treno,
 chi si siede al tuo fianco,
 chi ti viaggia accanto,
chi cambia posto perché non gli piace stare accanto a te,
chi scende alla prima stazione,
chi è entusiasta di proseguire il viaggio...

ARRIVI, PARTENZE

a volte su treni regionali che fermano a ogni stazione
a volte frecce superveloci
che non ti rendi conto nemmeno
di che viaggio hai fatto.

mercoledì 24 agosto 2016

24 Agosto 2013.

Pensa.
 Son già passati tre anni da quel giorno,
da quella sala operatoria,
da quella notte post intervento
 che ricordo come fosse ora.
Le ansie di mia madre,
il tentativo di sdrammatizzare di mio figlio
cercando di farmi sorridere
fin quasi alla soglia della sala operatoria
e.....
tutto il resto, tutti,
tutti quelli che c'erano fisicamente o anche solo con un messaggio,
una telefonata veloce,
quasi furtiva.
Natasha pianse perché non mi poteva abbracciare,
ero radioattiva per via di un liquido che mi dovettero iniettare e lei aveva in grembo Cristian,
niente contatti con bambini o donne incinta mi dissero,
così le venne da piangere, perché tutti mi poterono abbracciare, ma non lei,
piansi anche io,
quel ricordo tenero e affettuoso
mi commuove anche in questo momento.
Tre anni da quei mesi convulsi,
quelli della scoperta,
a tratti spaventati,
altri indebetiti.
In attesa,
una attesa apparentemente tranquilla,
 serena,
quasi rassegnata,
ma era solo apparentemente.
Tre anni dalla scoperta dei miei geni
fallati,
difettosi,
 mutanti, peccato che non faccio parte degli
X Man però.
Tre anni nell'attesa speranzosa che
 non succeda nulla di nuovo,
mentre tutto potrebbe accadere.
Tre anni tra le frasi dei medici "lei guarirà "
oppure
 "lei è  una paziente assolutamente a rischio".
Tre anni di cancro,
di terapie
di follow up,
di survivor
e di tutto quello che c'è stato
nel mezzo, di brutto, di bello...
Soffio su queste 3 candeline,
il futuro?
Non ci penso,
soffio forte,
esprimo un desiderio e
...Non ci penso...


domenica 14 agosto 2016

Il cuore.
Lui si che è strano.
È dentro di te
con tutto il resto
ma sembra fare dei percorsi tutti suoi
unici, particolari.
Lui che così come
sa far provare
le più intense emozioni
allo stesso modo
intensamente
è capace di
spezzarle
e farne frantumi.
E Noi proprio
non riusciamo a
esserne padroni
di quel cuore,
restiamo sempre in bilico
tra questo sentire
e
questo essere
così
spezzati.

venerdì 12 agosto 2016

Un modo...

Certe volte le vite si incrociano in modo inaspettato.
Momenti, situazioni, coincidenze.
Puoi chiamarlo caso, destino o provvidenza se lo credi...
per molti versi resta qualcosa di inspiegabile e va bene così.
Non serve sempre avere risposte.
La consapevolezza sulla vecchiaia ti fa riflettere su molte cose e

 non parlo del mero "carpe diem".

 La vita è lunga e fa molti giri dice una delle mie scrittrici preferite.
L'inaspettato è sempre dietro l'angolo;
 più o meno piacevole che sia.
 Può riempirti di gioia o tramortirti e tu
devi scegliere come affrontarlo.
Forse la chiave è essere presenti a sè stessi innanzi tutto e
 farsi presenza per chi amiamo perchè se lo vogliamo

un modo si trova sempre,

perchè quello che non dai oggi
domani potrebbe non avere lo stesso valore.
Indietro non si torna mai.
A tonnellate......

Spazi vuoti...

Le cose, gli oggetti, la memoria a lungo termine.
Che importanza diamo alle cose?.
Per alcuni di noi le cose sono tutto,
 addirittura più importanti delle persone,
 dei sentimenti, degli affetti tanto da racimolarne con ingordigia in gran quantità sino a dimenticarsene addirittura di alcune in quel folle, anomalo ammucchiare.
Altri ritengono invece che tutto può essere utile ma allo stesso tempo di tutto si può fare a meno.
Quindi le cose sono solo cose?
Secondo me no.
O meglio,
 nel corso della vita ci sono alcune "cose" che tendiamo a conservare e custodire con gelosia e una cura avvolgente come un abbraccio.
Ho ancora il primo biberon di mio figlio e so che non me ne separero' mai,
così come altre poche cose che hanno un valore affettivo,
profondamente legato alla memoria e a miei ricordi tra i più cari, non quantificabile.
Sono quelle che hanno una loro voce,
 raccontano un pezzo della nostra storia,
di ciò che eravamo e ciò che siamo oggi anche per merito della nostra storia passata.
Sono quelle che quando te le ritrovi per le mani o ci ricadi sopra con un'occhiata fugace rievocano momenti e noi in quelle cose rivediamo noi stessi,
quello che abbiamo fatto, ciò che abbiamo imparato, chi abbiamo accolto, chi abbiamo perso.
E io non da meno avevo e ho le mie.
Eppure sapevo bene che da una parte di esse dovevo allontanarmi perché potesse proseguire il mio percorso di distacco e di conseguente crescita con lo sguardo nuovo,
di nuovo sereno rivolto al futuro.
Già, il tempo crudele o forse solo troppo giusto, lui non si ferma, non ci aspetta, sia che noi siamo pronti o no.
Così c'era una tuta da moto che mi ha tenuta al riparo dalle intemperie con le sue imbottiture,
e mi avrebbe protetto in caso di caduta con i rinforzi ai gomiti, sulle ginocchia e alla schiena.
Così c'erano i miei due caschi oltre le cui visiere i miei occhi vedevano un mondo che sembrava diverso, più bello e libero.
Aria, c'era quel contatto diretto con l'aria che mi faceva venire spesso voglia di allargare le braccia con la velocità che me le spingeva indietro e io a voler tentare di toccare e abbracciare ogni dettaglio che sfrecciava.
 Attraverso quelle visiere mi sono spesso anche commossa per la maestosa bellezza dei panorami.
Sono una sciocca?
Si forse una sciocca, sentimentale, sempre così troppo emotiva.
Lo chiamano vivere "di pancia".
Oggi mi ritrovo a essere davvero più razionale, credo che una forma di protezione e difesa nei confronti di me stessa mi impone, quasi, di vivere quello che mi capita più con la ragione che con l'emotività,
peccato, in questo senso credo di aver perso qualcosa di me.
Ma torno al discorso principale.
 Così c'era la bicicletta, bella, di marca, costosa, che mi ha accompagnata sulle ciclabili del Friuli, della Val Pusteria da San Candido a Lienz e della Slovenia,
 facendomi sentire un tutt'uno con ciò che mi circondava, ho fatto fatica, i tanti km sul sellino,
 l' imbottitura all'interno dei calzoncini che sembrava non bastare mai, eppure quella fatica mi piaceva, in qualche modo mi completava e mi dava nuovo coraggio, comprendevo che "ce la si può fare, sempre",
non vi nego che di sera, di ritorno a casa, dopo la doccia era quasi una soddisfazione dovermi riempire di pasta di Fissan per alleviare i fastidi dello sfregamento prolungato della pelle a contatto col sellino.
 Eppure si, sapevo che dovevo allontanarmi.
Ma come? Buttando via?
No, credo, comunque sia, che non si mette il passato in un sacco per gettarlo nel cassonetto delle immondizie.
Vendere?
Assolutamente no, non ho mai pensato ad un possibile eventuale guadagno.
Ho sempre pensato che sia gettare che vendere equivalesse quasi a rinnegare e sotto stimare esperienze che con tanto entusiasmo ho vissuto.
Dovevo trovare le persone giuste alle quali mi sentissi di "donare" quella parte di me, quel capitolo del racconto della mia storia.
Desideravo trovare qualcuno che permettesse a quelle "cose",
che come avrete compreso per me non sono mai state semplici cose,
 di iniziare a vivere di nuovo
 per raccontare una nuova storia,
in un posto nuovo,
 con occhi diversi dai miei,
ma che fossero occhi belli.
 Avevo bisogno di sentirmi serena nel momento in cui le lasciavo finalmente andare alla loro nuova vita.
 Non avevo un piano, non capivo cosa era giusto fare.
Così ho aspettato, non ho avuto fretta.
E.....l'incontro e la conoscenza con Sofia e Markus,
vedere il loro furgone-camper,
vedere la loro moto, una Suzuki anche lei di quel blu graffiante,
 capire il modo che hanno di viaggiare,
mi ha fatto sentire che si,
loro erano le persone giuste alle quali affidare tutto ciò che
doveva partire per un nuovo viaggio,
iniziando di nuovo a prendere appunti su nuove storie,
di vita,
 tracciando i confini di nuovi racconti.
E restano così ora quegli spazi vuoti sui quali ancora si poggia lo sguardo e non vedo più tutto quello che mi ha fatto così bene,
ma mi ha fatto così male.

lunedì 8 agosto 2016

Magari funziona proprio così,
solo attraversando
i pensieri che
 ci danno fastidio
arriviamo a trovare
la strada
verso i pensieri
più grandi,
quelli che ci
danno forza.

sabato 6 agosto 2016

"Stiamo qua, tienimi la mano"
Arriva puntuale il turno di notte a movimentare pensieri e sensazioni.
Bisogni, richieste, una voce che ti chiama mille volte, disorientata, quasi nel tentativo di ritrovare il suo posto nel mondo, quasi a volerti dire
 "ci sono anche io ma non so più  come essere,
 esisto anche io ma non capisco quello che mi succede".
La relazione con l'anziano disorientato non è  facile, impiega risorse a volte estreme.
Noi operatori sempre pochi rispetto al numero di pazienti e rispetto al tempo che abbiamo per svolgere tutte le mansioni che ci vengono affidate.
Spesso siamo un po  come sbattute li, così ,
tra razionalità  ed emotivita',
loro allo stesso modo.
Alcuni ti chiederebbe solo un attimo...

"Forse il segreto è  tutto li,
accogliere,
anche solo per un attimo,
se un attimo è  tutto ciò
che abbiamo a disposizione"







martedì 2 agosto 2016

Nelle ultime settimane ho viaggiato.
Mi piace viaggiare,
adoravo viaggiare in moto,
faticoso ma è  stato il modo e il mezzo che ho preferito.
 In treno sono altre sensazioni, diversamente stimolante ma anch'esso per me fonte di ispirazione.

Mi piacciono le stazioni,
i binari che mi fanno venire in mente, a volte,
 parallelismi che non si incontreranno mai,
mi piace osservare le persone
anche se capita sovente di non
riconoscere atteggiamenti gradevoli né  civili.
Così mi è tornata in mente una frase che cita più  o meno cosi:

"Spesso troviamo il nostro destino sulla strada che abbiamo intrapreso per evitarlo"

perdonatemi il vuoto di memoria ma non ricordo in quale occasione l'ho  letta né  su quale dei miei libri.

Riguardo a questa delicata materia non termina mai la ricerca del genere umano, me compresa.
Destino, incontrare, fuggire, tempo che è  tempo che non è   più, arrivi, partenze, Arrivederci o addii.
Al fine forse tutto è molto più semplice di come si pensi,
inevitabilmente è probabile che tutti siamo sul nostro "binario" anche quando non lo sappiamo o ci rifiutiamo di prenderne atto.
Ps: ho scoperto che mi piace tantissimo fotografare in stazione.

mercoledì 20 luglio 2016


Non è facile invecchiare con garbo.
Bisogna accertarsi della nuova carne,
 di nuova pelle,
di nuovi solchi, di nuovi nei.
Bisogna lasciarla andare via,
la giovinezza,
senza mortificarla in una nuova età
che non le appartiene,
occorre far la pace con il respiro più corto,
con la lentezza della rimessa in sesto dopo gli stravizi,
con le giunture,
con le arterie,
 coi capelli bianchi all’improvviso,

che prendono il posto dei grilli per la testa.

Bisogna farsi nuovi ed amarsi in una nuova era,
reinventarsi,
continuare ad essere curiosi,
 ridere
e spazzolarsi i denti
per farli brillare
come minuscole cariche di polvere da sparo.
Bisogna coltivare l’ironia,
ricordarsi di sbagliare strada,
scegliere con cura gli altri umani,
allontanarsi dal sé,
 ritornarci, cantare,

maledire i guru,

canzonare i paurosi,
stare nudi con fierezza.
Invecchiare come si fosse vino,
profumando e facendo
godere il palato, senza abituarlo agli sbadigli.
Bisogna camminare dritti,

saper portare le catene,

parlare in altre lingue,
detestarsi con parsimonia.
Non è facile invecchiare,
ma l’alternativa sarebbe
stata di morire ed io ho

 ancora tante cose da imparare.

Cecilia Resio – Le istruzioni

martedì 19 luglio 2016

Grazie a mia madre per avermi messo al mondo,

a mio padre semplice e profondo,

grazie agli amici per la loro comprensione,

ai giorni felici della mia generazione,

grazie alle ragazze a tutte le ragazze.

Grazie alla neve bianca ed abbondante,

a quella nebbia densa ed avvolgente,

grazie al tuono, piogge e temporali,

al sole caldo che guarisce tutti mali,

grazie alle stagioni a tutte le stagioni.

Ma che film la vita tutta una tirata

storia infinita a ritmo serrato

da stare senza fiato.

Ma che film la vita tutta una sorpresa

attore, spettatore tra gioia e dolore

tra il buio ed il colore.

Grazie alle mani che mi hanno aiutato,

a queste gambe che mi hanno portato,

grazie alla voce che canta i miei pensieri,

al cuore capace di nuovi desideri,

grazie all'emozioni, a tutte le emozioni.

Ma che film la vita tutta una tirata

storia infinita a ritmo serrato

da stare senza fiato.

Ma che film la vita tutta una sorpresa

attore, spettatore tra gioia e dolore

tra il buio ed il colore.

Ma che film la vita tutta una sorpresa

storia infinita a ritmo serrato

da stare senza fiato.

Ma che film la vita tutta una sorpresa

attore, spettatore tra gioia e dolore

fra il buio ed il colore.



sabato 16 luglio 2016


Uomo da stretta di mano
che suggella la parola data
come una volta
gli uomini d'Onore
 non fu mai,
non solo con me,
si perdono nell'arco del tempo
i racconti.
Ma già gli occhi la dicevano lunga,
quello sguardo aveva qualcosa che sapeva di viscido,
e anche di più,
ma le parole di racconti enfatizzati e vittimistici facevano passare quello sguardo, erroneamente,
 in secondo piano.
L'avevo imparato a mie spese io,
ma altri no, non ancora:
Non affidate mai la vostra mano
nella mano di chiunque
soprattutto se sono mani che non lo meritano.

giovedì 7 luglio 2016

Questo è un post d'Amore e d'Orgoglio...
Di gioia e di una commozione intensa.
Di consapevolezze, svolte, e coraggio.
di un "Divenire" che finalmente è sbocciato e mette ali vigorose e un fiero sguardo proiettato in avanti.
Non il mio, ma di Alex....
Lo avevo già detto, già scritto, quest'anno è il suo anno dal punto di vista dell'affermazione personale.
 Stamane Alex ,
dopo aver brillantemente affrontato e superato le tre prove scritte,

ha sostenuto la prova orale per il suo esame al fine del conseguimento del Diploma di stato.
Stefania immancabile al suo fianco.

Il papà che non se la sarebbe persa per nessun motivo al mondo credo che oggi si sia ripreso del tutto dalla cocente delusione dopo l'abbandono degli studi da parte di Alex avvenuto tre anni fa.
 Io che sono qua, con i nostri 600 km che ci separano con i quali abbiamo imparato a convivere e a rendere diversamente vicinanza
 e lui sa bene quanto il mio animo abbia viaggiato con lui in una giornata come questa e in quelle precedenti.
Un'ora di fronte alla commissione, varie domande, discussione della tesi con la Presidente di commissione.

Alla fine tutti in piedi, strette di mano e complimenti da parte di tutti.
La Presidente di commissione stringe la mano anche al babbo e gli chiede:- Mi scusi ma suo figlio com'è che è finito a fare le serali!?-.

E lui che inizia a circumnavigare in tutta quella serie di parole tipo "glielo avevo detto io che lui poteva farcela, ma non mi voleva ascoltare!!!".
E' certo che lui poteva farcela, ma doveva volerlo...
Credo che suo padre non si sia ancora arreso al fatto che le loro scelte non possono dipendere da quello che gli diciamo noi, con le nostre esperienze, 
 Alex doveva necessariamente fare il suo percorso e riconoscere la sua strada in mezzo a milioni di strade possibili.
Avere così la possibilità di tornare indietro, fermarsi un attimo per valutare meglio il territorio o continuare, e così è stato.
E' seguito così l'invito da parte della commissione a continuare prendendo in considerazione gli studi Universitari perchè ha tutte le carte in regola  per farlo...
Così ora, per la serie le sorprese non finiscono mai, fà capolino anche verso l'Università...

In realtà ci stava già pensando da qualche mese.
 Quando poco fa mi ha telefonato per rendermi partecipe della sua soddisfazione quasi non mi uscivano le parole di bocca.
E adesso quasi mi mancano quelle da scrivere, e questo la dice lunga sulla mia emozione.
Credo in tutti questi anni di non aver mai percepito mio figlio così felice e soddisfatto come l'ho sentito oggi.
Ed è vero, oggi più che mai l'ho reimparato per l'ennesima volta,
gli sconforti dei nostri figli è come se fossero i nostri, i loro dispiaceri sono i nostri,
mentre la gioia e la felicità dei nostri figli sono le nostre,
la loro realizzazione è come se fosse la nostra...

Ma il tutto non può e non deve avvenire sotto forzature.

 Sei sempre stato come un quadro meraviglioso da osservare e da commentare con tutte le tue sfumature,
schizzi a volte appena abbozzati, poi cancellati, ridisegnati, varie parti lasciate ancora in bianco, mentre altre le avevi già colorate in modo deciso e definitivo,
a volte era come se ti mancasse un piccolo pezzo di cornice che ti aiutasse a completare meglio la visione del tuo tutto.
Tutto accade quando i tempi sono maturi


 Adesso hai il tuo bellissimo quadro che anche se lo osservi da vicino difetti o sbavature non ha,

hai la cornice che lo incastona alla perfezione.
Ora sai che puoi solo continuare a dipingere con soddisfazione la meravigliosa tela della tua vita e

 la mano dell'artista è solo la tua.
:-))

Orgoglio di mamma e non solo credo!!!

martedì 5 luglio 2016

Red Hot Chili Peppers - Dark Necessities [OFFICIAL AUDIO]

Anche il buio a volte è una necessità...

Abbiamo molte lune in posti profondissimi

 dentro di noi che

 nemmeno conosciamo.

Come possono gli altri dunque

 avere la pretesa di

conoscere la nostra mente.

Segui i tuoi scintillanti occhi,

mantieni la direzione della brezza

e vai,

nonostante colpo su colpo,

segui la brezza e vai...

Io ho bisogno del buio

per guarire gli occhi

dallo splendore della luce.

lunedì 4 luglio 2016

I ricordi fanno bene o fanno male?
Dipende credo.
Una fase rincuorante  del ricordo e' quando si è  in due e ci chiediamo l'un l'altra :
-Ti ricordi quella volta......?-
Li si può  ridere, piangere, commuoversi anche a distanza di anni,
 tenendosi magari ancora mano nella mano,
con lo stesso vigore nella stretta benché  le mani siano diventate vecchie e segnate dal tempo anch'esse.
Conosco persone che per loro gioia e fortuna condividono insieme questo "Ti ricordi...?" da 40 o 50 anni, alcuni anche più.
Lo trovo sensazionale, mi commuove ogni volta questa possibilità che alcune persone si sono concesse costruendo mattoncino dopo mattoncino.
Il casino è quando rimani solo a dirti "mi ricordo di quella volta..."
È un casino ed è pericoloso in quanto si corre il rischio di deformare i ricordi idealizzandoli,
così  come probabilmente idealizziamo  chi ha dato origine all' indimenticabile esperienza così fissata nella stanza mentale dedita al ricordo.
Di ricordi c'è chi vive,
 ma di ricordi c'è anche chi smette di andare avanti e un po è come morire.
Allora adesso comprendo chi mi dice di voler dimenticare,
 si perché  ci sono ricordi che hanno la capacità  di incollarsi su di te in un modo letale come succede quando un cormorano si imbratta le piume col petrolio.
Rimane imprigionato come in una trappola.
Il petrolio attacca ogni poro della pelle sino a non farlo respirare più.
Credo che allo stesso modo funziona con certi ricordi,
corri il rischio che non ti facciano respirare più come petrolio sulle piume.
Allora bisogna imparare anche quest'arte,
non fare a meno dei ricordi,
ma tenerli circoscritti proprio come fanno in mare perché le macchie di petrolio non si espandano sino ad arrivare dove non devono,
 intrappolando noi,
la costruzione minuziosa dell'oggi  e del domani.


sabato 2 luglio 2016

Molti di noi conoscono bene
la sensazione
dello sprofondare
verso il basso.

Immaginate che bello
deve essere
imparare a sprofondare
verso l'alto. 
Chissà  che prima o poi
a quell'alto 
si impara a restare
attaccati
senza più  sprofondare giù...

"Nulla paga
 il pianto del bambino
 cui sfuggono i palloncini
 in alto sopra le cose"
Cit.

venerdì 1 luglio 2016

Conceptual  photo:
A volte sarebbe
assolutamente consigliabile
e necessario,
quasi obbligatorio
prendere le ferie
non da tutto il resto
ma
da se stessi.
Basterebbero anche ferie brevi che vanno tanto di moda e fanno di necessità  virtù 😆. 

giovedì 30 giugno 2016

Non abbiamo la stessa arte del serpente
nella capacità di cambiare pelle.
Molti di noi
assomigliano più  alla spessa  corteccia.
Sotto la corteccia ci nascondiamo
nell' illusoria convinzione
che le scalfiture
che ci procurano
e quelle che da soli,
come fossimo dediti a qualche forma di recondito
autolesionismo
ci procuriamo,
a poco a poco
non arrivino vicine alla linfa.
Il pericolo è  quello,
se qualcuno riesce a scalfire a tal punto da
intaccare la linfa:
sei fottuto.
La corteccia protegge
tutto ciò che di tenero e fragile
abbiamo sotto
quella ruvida e imperfetta superficie.
Ma anche la corteccia più dura
con il tempo,
sottoposta all' impeto degli avvenimenti
e consumata stanca dal tempo che passa
cadrà.
C'è chi deve abbattere muri,
recinzioni,
barriere.
Pezzetto dopo pezzetto
lascio cadere la mia corteccia,
e trovo ancora linfa nuova
di speranza e
voglia di vivere
senza cortecce,
Libera di scegliermi.


La scrittrice
Silvia Plath
sosteneva che le carezze
fatte sui graffi
fanno male
quanto i graffi stessi.

A pensarci un attimo
è  una gran verità
forse è  un dolore
intrinsecamente collegato
alla paura
che ci fanno le carezze
che devono sfiorare
quei graffi che
un tempo erano nati anch'essi
come carezze.

giovedì 23 giugno 2016

" Il viaggio non finisce mai.
Solo i viaggiatori finiscono.
E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione.
 Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto:
"Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero.
Bisogna vedere quel che non si è visto,
vedere di nuovo quel che si è già visto,
vedere in primavera quel che si è visto in estate,
vedere di giorno quel che si è visto di notte,
con il sole dove la prima volta pioveva,
vedere le messi verdi,
il frutto maturo,
la pietra che ha cambiato posto,
l'ombra che non c'era.
Bisogna ritornare sui passi già dati,
per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini.
Bisogna ricominciare il viaggio.
Sempre.
Il viaggiatore ritorna subito."


(José Saramago)

                                     
Viaggi...

A ognuno il suo...
Con le partenze, le interruzioni e le pause,

le ripartenze, le tappe,
il ripercorrere o lo scoprire ciò che gli occhi possono vedere ancora
con un nuovo spirito di osservazione. 
Viaggi di rabbia e di speranza.
Viaggi della riconciliazione con se stessi e con la vita,
viaggi dell' addio definitivo
quello della strada vecchia per la nuova.
 Viaggi per viaggiatori esperti,

per i novizi dell'arte del viaggio.
Per i coraggiosi, per chi sa osare, sa chiedere, sa cercare...
Viaggi di quelli che spesso si fanno da soli,
a volte in compagnia

per tratti brevi o lunghi,
chi lo sa!?...
Mai nessun viaggio sarà inutile o percorso in vano...
 Viaggi, a ognuno il suo...
 
                  

lunedì 20 giugno 2016

Abbiamo lame
conficcate  nell'anima
che
quando troviamo il coraggio
di estrarle
dobbiamo farlo
di colpo,
senza esitazioni.
Procurano quel dolore
che sa di
un peso tolto,
fanno male,
eppure ti
ridanno
il respiro.
"Ecco il più  grande errore di sempre:credere che gli esseri pensino ciò  che dicono."
(J. Lacan)
Le lame più  pericolose di sempre, la lingua e le parole.
Librerie
le ho sempre amate,
così  come i libri.

Librerie,
A questo servono,
leggere senza distrazioni
per potersi calare completamente
nel profondo della narrazione
all'interno del viaggio
insieme ai protagonisti,
eroine o cavalieri
che siano.

Arrivare all'ultima pagina,
tenerlo ancora un po tra le mani,
far fatica a separarsene...
chiudere il libro e
riporlo con cura...

Poi  ti capita quel libro che
ti ha assorbito talmente
Nelle sue pagine
da non permetterti di riporlo
mai completamente,

così
 hai bisogno di riprenderlo in mano,
riosservare le didascalie e
le immagini,
rileggere i passi più  importanti,
quelli che avevi sottolineato e evidenziato,
quelli che hanno dato spessore
e il senso più profondo
alla trama.

Almeno per me.

Librerie,
a questo servono,

Riporre con cura.


venerdì 17 giugno 2016

Il mio Kung fu panda...

Alex e il suo anno.
L'anno  delle conferme, del "mi butto" del "è il momento.
Un incontro con sé stesso e con le sue capacità, l'andare incontro alle opportunità.
Ho sempre creduto in lui pur riconoscendo le sue fragilità in gran parte le stesse mie.
L'ho  aspettato per 23 anni,
aspettavo  sbocciasse o meglio esplodesse
 sapevo che sarebbe successo ma il Come è il quando dovevano venire da lui.
Ma un genitore infondo  aspetta un figlio sempre, l'aspetti da quando lo hai in grembo e solo lui deciderà  quando è  pronto ad uscire lanciando il primo vagito al mondo.
Così  dopo aver abbandonato la scuola a 19 anni la decisione dell'estate  scorsa che gli mancava qualcosa, che voleva darsi delle opportunità,
sentiva di doversi mettere alla prova.
23 anni, quattro lontani dai banchi di scuola.
Quest'anno  la sua sfida mirata e ottenuta era quella di essere ammesso all'esame  di maturità  con la media dell'otto, lo aveva detto e lo ha fatto.
In una sua telefonata di pochi giorni fa mi diceva:- sai mamma che non mi sembra  ancora vero che sono io!? Se penso che anni fa mi facevo interrogare per trasformare dei quattro in sei al quale non arrivavo nemmeno, e adesso sono io, così  diverso".
E oggi, alla vigilia dell'inizio degli esami di maturità  la notizia del lavoro presso uno dei migliori hotel di Genova, il Savoia, varie mansioni dalla reception, al posteggiatore,  al servizio di sala, turno anche di notte...
Aveva consegnato il curriculum qualche settimana fa sia li che in altri posti.
Era già stato chiamato per un colloquio dopo pochi giorni dalla consegna del C.V.
È  di oggi la conferma che inizia.
Si cimentera', imparerà cose nuove, un accrescimento che gli servirà.
Lui che ha sempre avuto paura della sfida, del confronto, dell'osare perché  c'è la poteva fare,
ecco che ora si lancia,
prende per mano la sua vita e va...
Prende per mano se stesso e va...
Non scappa più  da se stesso così come scappava quando era più  piccolo da ogni forma di sport perché  non si sentiva mai all'altezza degli altri e quindi era meglio fare sempre un passo indietro.
Si, ho sempre creduto in lui, pur riconoscendo le sue fragilità, le insicurezze, quella maledetta mancanza di autostima la stessa mia.
Finalmente Alex  non più  contro Alex  ma finalmente verso Alex,  insieme ad Alex.
Se tutto il supporto che ho sempre cercato di non fargli mancare anche nei momenti più  critici ha in qualche modo contribuito a questo,
nessuna delle battaglie che ho perso nella mia vita è  stata persa invano...
Tutto sommato, un guerriero a modo suo come la mamma.
Se lui riesce oggi Dove io per me stessa ho fallito in passato ho in dono la più  grande vittoria.
Buona vita, buona strada qualcuno ti direbbe
Figlio mio.



Turno di notte.
Stasera il caldo afoso non da tregua in reparto.
Ho sempre odiato l'estate  qua dentro e spesso anche fuori da qui.
Finito il primo giro di controllo e parte dei lavori notturni mi siedo per qualche istante in terrazza.
Davanti a me,non troppo distante in linea d'aria,  il campanile illuminato della chiesetta chiusa da tempo, in cima alla piccola collina di Brazzano.
Un'aria  prepotentemente fresca e più  asciutta rispetto a quella che ha infastidito per tutto il giorno, di quelle che odorano di pioggia che sta per arrivare, lampi che illuminano il cielo intorno un po dappertutto.
I tuoni che seguono le vampate luminose si fanno sempre più  vicini e roboanti.
Sembrava un temporale lontano, invece è  arrivato qua, è  giunto velocemente  e sembra non voler più  andare via.
Ecco, arriva la pioggia, goccioloni dapprima grossi e sparsi, poi sempre più  fitta e intensa.
Ci penso un attimo e mi lascio inghiottire da questo sillogismo con la vita...
Si, può  sembrare banale ma anche nella vita ti succede, qualche avvisaglia  di perturbazioni lontane che guardi distrattamente  senza dare loro troppo peso, intanto pensi "è lontano, forse nemmeno passa di qua".
Poi tutto arriva più  velocemente di quanto potevi credere, ti travolge d'improvviso, non fai in tempo a metterti al riparo.
Non trovi riparo tu, ne tutto il resto sia che si tratti di persone o di cose da proteggere.
Ti ritrovi  li come un pulcino infreddolito che sente il peso delle piume bagnate come qualcosa che vorrebbe scrollarsi di dosso ma non ce la fa proprio ad alleggerire quel peso.
La pioggia inumidisce velocemente la mia divisa, mi scosto dal parapetto della terrazza, trovo riparo sotto la tettoia, non voglio essere quel pulcino zuppo di pioggia, non stanotte almeno.
Porto dentro di me un interminabile temporale, spesso si tramuta in tormenta.
Arrivò da lontano, non me ne accorsi.
Scoppiò come uno tsunami.
Ha fatto danni tremendi, lasciando come buchi neri zolle scosse, smosse sulle quali non è  possibile restaurare o ricostruire.
Ripenso a un film che guardavo ieri sera, parlava del confine della solitudine, una specie di dramma-psicologico che rende l'idea  di come le persone viaggiano sul filo di un confine sottilissimo che ne condiziona la vita è ne fa scaturire  le scelte anche in modo non sereno, con un atteggiamento volto più  a punirsi anziché  salvarsi da ciò  che non può  essere cambiato.
Da una grondaia malconcia
 in cima alla terrazza
come una nenia che ipnotizza
il ticchettio  di gocce d'acqua mi riporta fuori dalla ventosa dei miei pensieri e di altre mie inutili elucubrazioni,
ritorno alla realtà, il dovere mi aspetta,
è ora di rientrare.

martedì 14 giugno 2016

Answer The questions....

Domanda:
Se
Se
Se
Se
Se
Se
Se
Se
Se
Se
Se.............?

Domande senza risposte o
 risposte intrinseche
 contenute nelle domande stesse!?.

Non lo so...
O peggio ancora lo so e
ho tutte le risposte!?.

Un'interiorita' sempre meno paca
mi rende più che
un sorso d'acqua  in tempesta dentro a un bicchiere, più  che un
(foto Marianna)
mare in tempesta,
troppo spesso,
sempre più  spesso.

domenica 12 giugno 2016

Dis - equilibrio.

" Non ti buttare via così "
Forse non a caso nel giro degli ultimi mesi mi son sentita ripetere questa frase da persone diverse.
Prima di arrivare al punto di buttarmi via io qualcuno ci ha pensato per me e ha fatto anche un ottimo lavoro.
Da li in poi la scivolata verso la perdita graduale ma progressiva della mia parte migliore,della grinta, deťerminazione e tutte le più  sane e utili caratteristiche del genere,è  stata inevitabile.
Credevo di essere più  forte e pronta di così,  ebbene mi sbagliavo.
In sostanza non me ne frega piu  un cazzo di niente.
Vado avanti perché devo,perché  mi sono assunta a suo tempo delle responsabilità.
Per il resto sono diventata una persona sgradevole, ispida e pungente.
Pungere è  un buon modo per tenere  lontane le persone.
Ho dei processi di elaborazione mentale ancora aperti, non portati a completamento qualunque sia la loro destinazione o residenza finale all'interno  di questa testaccia che mi ritrovo.
Non c'è  aiuto che possa essere donato da nessuno.
Alla fine di tutto o non alla fine di tutto il risultato è  dunque questo?...
Non saper più  accettare il bene, tenere lontane persone che potrebbero nutrire dell'affetto, rinchiudersi come dentro ad un carapace robusto coriaceo per non far entrare nulla e nulla far trasparire e uscire.
Questo mi ha insegnato l 'Amore, ma non quello qualunque, scontato, quello che non si prova per chiunque, non si pronuncia ad ogni persona che ha attraversato la tua vita.
Questo mi ha insegnato l'Amore, che fa male, è  pericoloso, che è  una mano tesa l'uno  verso l'altra a che alla minima distrazione può  diventare la più  feroce delle armi, la più  tremenda delle torture....
Meglio non averlo forse, non sapere cosa sia,e stargli lontani.
Dis - equilibrio. 
(Foto Marianna )

venerdì 10 giugno 2016

Ormai
Sarei in tempesta
anche se fossi
solo
un sorso d'acqua
contenuta in
un bicchiere.

giovedì 9 giugno 2016

Ingranaggi fallati.....falliti...

Dovremmo imparare a sentirci mai domi
mai persi allo stesso tempo e
 a comportarci da tali...
I bambini anche in questo insegnano,
come quando hanno un gioco nuovo
 tutto da scoprire tra le mani,

 loro riescono a far parte del loro "gioco",
trasformano le ombre in sfumature,...
riescono a mettere da parte il sospetto,
loro creano ancora e oltre

l'invisibile e uniscono il divisibile,

 per loro il terreno è sempre fertile,
riescono a guardare le cose in tutt'uno che disarma,


il tutt'uno...

 Si nutrono di ogni risorsa,

 mutando e arricchendosi,
crescono semplici,



 ma non ho mai compreso a che punto del gioco
quest' ingranaggio meraviglioso
si inceppa!.


Io parte di un ingranaggio interiore logoro e consumato
nel quale si è come prosciugato ciò che ne permetteva
lo scivolamento da una rotella all'altra,
ingranaggio
da parecchio tempo ormai
inceppato.