I testi di questo blog sono scritti da me medesima, mentre la dove fossero di Autori diversi la loro firma verrà sempre riportata. Se qualcuno dovesse riconoscere scritti di lavori altrui non adeguatamente segnalati può farlo notare e provvederò alla loro rimozione dopo essermi accertata dell'esatezza della segnalazione. Le immagini presenti sono mie o sono prese dal web, preferibilmente da: Picasa - Flickr - Deviantart, per i video musicali la fonte è You-tube.

venerdì 17 giugno 2016

Turno di notte.
Stasera il caldo afoso non da tregua in reparto.
Ho sempre odiato l'estate  qua dentro e spesso anche fuori da qui.
Finito il primo giro di controllo e parte dei lavori notturni mi siedo per qualche istante in terrazza.
Davanti a me,non troppo distante in linea d'aria,  il campanile illuminato della chiesetta chiusa da tempo, in cima alla piccola collina di Brazzano.
Un'aria  prepotentemente fresca e più  asciutta rispetto a quella che ha infastidito per tutto il giorno, di quelle che odorano di pioggia che sta per arrivare, lampi che illuminano il cielo intorno un po dappertutto.
I tuoni che seguono le vampate luminose si fanno sempre più  vicini e roboanti.
Sembrava un temporale lontano, invece è  arrivato qua, è  giunto velocemente  e sembra non voler più  andare via.
Ecco, arriva la pioggia, goccioloni dapprima grossi e sparsi, poi sempre più  fitta e intensa.
Ci penso un attimo e mi lascio inghiottire da questo sillogismo con la vita...
Si, può  sembrare banale ma anche nella vita ti succede, qualche avvisaglia  di perturbazioni lontane che guardi distrattamente  senza dare loro troppo peso, intanto pensi "è lontano, forse nemmeno passa di qua".
Poi tutto arriva più  velocemente di quanto potevi credere, ti travolge d'improvviso, non fai in tempo a metterti al riparo.
Non trovi riparo tu, ne tutto il resto sia che si tratti di persone o di cose da proteggere.
Ti ritrovi  li come un pulcino infreddolito che sente il peso delle piume bagnate come qualcosa che vorrebbe scrollarsi di dosso ma non ce la fa proprio ad alleggerire quel peso.
La pioggia inumidisce velocemente la mia divisa, mi scosto dal parapetto della terrazza, trovo riparo sotto la tettoia, non voglio essere quel pulcino zuppo di pioggia, non stanotte almeno.
Porto dentro di me un interminabile temporale, spesso si tramuta in tormenta.
Arrivò da lontano, non me ne accorsi.
Scoppiò come uno tsunami.
Ha fatto danni tremendi, lasciando come buchi neri zolle scosse, smosse sulle quali non è  possibile restaurare o ricostruire.
Ripenso a un film che guardavo ieri sera, parlava del confine della solitudine, una specie di dramma-psicologico che rende l'idea  di come le persone viaggiano sul filo di un confine sottilissimo che ne condiziona la vita è ne fa scaturire  le scelte anche in modo non sereno, con un atteggiamento volto più  a punirsi anziché  salvarsi da ciò  che non può  essere cambiato.
Da una grondaia malconcia
 in cima alla terrazza
come una nenia che ipnotizza
il ticchettio  di gocce d'acqua mi riporta fuori dalla ventosa dei miei pensieri e di altre mie inutili elucubrazioni,
ritorno alla realtà, il dovere mi aspetta,
è ora di rientrare.

Nessun commento: