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martedì 28 luglio 2015

Deformazione non solo professionale...

Parlare della fine della vita resta, per certi versi, un tabù.
Specie in una società che premia bellezza, prestanza e giovinezza e cerca di confinare in un angolo ciò che esula da queste caratteristiche. Già altre volte ho riflettuto sull'accantonamento (passatemi il temine) dei grandi vecchi, sul fatto che spesso non vengano coinvolti in decisioni che li riguardano o in situazioni emotive in quanto ritenuti "non in grado" di fronteggiarle.
Sono allora dei meri corpi parcheggiati in attesa della fine dei giorni?
O possiamo trovare un senso al loro vivere, una forma di partecipazione sociale che li faccia realmente sentire vivi?
È davvero assurdo pensare di concedere di far loro scegliere dove e come vogliono andarsene da questo mondo?
O anche la morte è un protocollo??? So che parlare di morte fa strano, fa paura, fa nero...ma vi assicuro che se pensiamo alla fine del nostro percorso sul mondo, rifletteremmo molto meglio su quali passi e sentieri imbocchiamo.
26/07/2015:
E Silvi' mi disse " quanto e' dura la vita, Marianna, sino all'ultimo",
le risposi "lo so Silvi'"....
Un bacio sulla fronte, l'ultimo di quelli che adoravo darti augurandoti la buona notte e quel: ci vediamo domani, entrambe sapevamo guardandoci con affetto che ci raccontavamo una innocente bugia.
Ciao Silvi'!