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lunedì 28 dicembre 2015

Dente che duole, martello che batte...

Mesi fa mi sono sentita dire che sono una persona che fa le cose solo per convenienza,
"tu fai solo quello che ti conviene".
Il mio racconto, assolutamente personale e per questo forse di parte,
 mi dice altro,
 se avessi voluto seguire strade che mi "convenivano" ho già spiegato, invano,
 che sarei sistemata da moltissimi anni,
per la gioia di mia madre che tutt'oggi continua a ripetermi :

-io morirò dannata per colpa tua, perché non ti so sistemata-

ecco a cosa viene ridotta l'essenza di una persona, tante volte già da un genitore, figuriamoci da altri...
Ti portano all'annientamento e non se ne rendono conto.
Siamo noi che glielo permettiamo e...non ce ne rendiamo conto.

Ok, avete ragione tutti quanti...
In questo senso il libero arbitrio esiste e
 ognuno è libero di creare nella sua testa
miti o mostri a discrezione.

In tempi più recenti mi è stato detto che "posso chiamare o chiedere se ho bisogno di qualcosa".

Si è aperto il tunnel vorticoso dei pensieri,
se accetto lo faccio per cosa?
Convenienza, egoismo, altruismo, bisogno di elemosinare?
Appaio ciò che sono o ciò che desidero apparire?
Se tu mi offri l'aiuto nel bisogno lo fai per cosa?
Egoismo, altruismo, una questione di coscienza?
Appari ciò che sei o ciò che desideri essere?

Non credo che "il difetto" debba essere sempre mio,
mentre la "perfezione di chi si merita un piedistallo dorato"
sempre degli altri.

Non credo che quando le cose vanno male
sia solo per colpa mia
mentre quando vanno bene
i meriti sono sempre degli altri.

Viaggia tutto su un filo molto sottile,
medaglie che hanno il loro dritto e il loro rovescio,
le ragioni di ognuno,
le colpe, se di colpe si può parlare, di tutti,
ci dovrebbe essere un invalicabile limite al giudizio
oltre il quale nessuno di noi
dovrebbe mai sporgersi.



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