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domenica 16 aprile 2017

Sola...

Ore 13.05,
inizio a scrivere.
Penso che a quest'ora molte persone staranno banchettando.
Esco un attimo in terrazza, odori di griglia e brusio di famiglia, mi viene da rimandare e decido subito di rientrare.
Non ho fame, non pranzo.
L'ennesimo pasto che salto nelle ultime lunghe settimane.
La scuola mi mette a dura prova.
Le lezioni si accavallano con la fine dei turni di lavoro tanto che il tempo di pranzare non c'è.
Dopo un pò senti lo stomaco in quella morsa stretta, ci fai l'abitudine,  diventa normale.
Un modo come un altro per rimettersi in pari con la bilancia.
Stamattina ho smontato dal turno di notte.
Ho gli occhi pesanti, occhi stanchi, segnati.
Gonfi di pianto anche.
Eppure una volta a casa l'idea di andare a letto, tentando di riposare, ma in realtà aspettando solo che il tempo passi e venga presto sera mi mette ansia.
Decido di uscire, ore 8.30, così come sono, il volto segnato dalla notte lavorata e insonne, i pantaloni della tuta, metto solo una felpa pulita, le solite scarpe da ginnastica e con passo deciso,
come una che sta andando in guerra vado verso la macchina.
Apro la portiera, salgo, serro  le mani sul volante, lo stringo forte.
Non so cosa fare, dove andare.
Accendo il motore, metto il cd, esco dal parcheggio.
Le strade deserte, cerco la vista di panorami che mi siano amici, prendo la Boatina.
Cerco velocità, Marroned nelle orecchie, lacrime scendono copiose,
vorrei schiantarmi da qualche parte...
Non succederà,  non oggi.
Penso al Carso, a Gradina, Castel Cadorna.
Lassù, alla fine di una piccola galleria, c'è una specie di piccolo terrazzino con vista sul Lago di Doberdo'.
Quello è il luogo che avevo identificato come il mio "posto sicuro", era un esercizio che facevo con la psicologa.
"Pensa ad un posto che per te è sicurezza e tranquillità,  fissalo nella tua mente e torna li ogni volta che ne hai bisogno."
Questo mi ha insegnato.
Non mi riesce sempre, ci provo spesso.
Ma non oggi, è una giornata particolare, la zona è molto frequentata, meglio non rischiare.
Decido di andare a Marina Julia e fare tutto il giro, partendo da Marina Nova.
Lungo la strada incrocio tantissimi ciclisti, veramente tantissimi, da Gradisca, a Fogliano, Redipuglia, sino a Ronchi dei Legionari, così sia all'andata che al ritorno.
Chissà,  forse anche lui, il ciclista, oggi salta il pranzo appagato dai muscoli che spingono forti sui pedali e dal sudore, che prodotto da quella che e' una buona causa e' una gran soddisfazione, mette la bandana in testa perché il sudore dalla fronte non scenda sugli occhi offuscandoli.
I miei sono offuscati abbastanza ma non tanto da impedirmi di vedere...
Arrivo a Marina Julia piena di pensieri, immagini e visioni.
Ma lei è deserta, c'è silenzio e pace.
Improvviso i primi passi quasi timorosa.
Sembra tutto composto, nulla sembra ostile nell'atmosfera, così prendo coraggio.
Qua e là incrocio qualche persona, poche in realtà,  chi con l'amico cane, qualcuno corre, coppiette che sembrano parlare sottovoce per non disturbare la quiete silenziosa interrotta solo dal suono del vai e vieni delle piccole onde del mare.
Ma non ho potuto fare a meno di notare che, noi, quelli soli, eravamo di più.
Sguardi intensi, altri persi, alcuni quasi concentrati in un naufragare come se dal mare stessero aspettando qualcosa, qualcuno.
Io, che non ho più niente da aspettare,
 ho cercato, in quelle ore, di far naufragare tutte le nubi nere dei miei pensieri nel mare.
Auspicavo una corrente favorevole, che almeno per un pò me ne facesse sentire meno il peso.
Spero che il mare non me ne voglia se ho condiviso con lui la pesantezza di giorni e pensieri. Non cercavo ne torto ne ragione ma solo un amico silenzioso e imparziale che mi porgesse un orecchio e che mi stesse ad ascoltare.
Mi sono sentita accolta.
E forse è così che deve andare, alcuni di noi, dalle persone devono stare lontane, non ci sanno fare, io per prima.
Sento forte la stanchezza ora, realizzo che oggi è il 16 e l'ultima notte dormita è stata quella del 14.
Si, ora è meglio che cerco di riposare perché veramente ne ho bisogno e non perché attendo che venga sera.



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