I testi di questo blog sono scritti da me medesima, mentre la dove fossero di Autori diversi la loro firma verrà sempre riportata. Se qualcuno dovesse riconoscere scritti di lavori altrui non adeguatamente segnalati può farlo notare e provvederò alla loro rimozione dopo essermi accertata dell'esatezza della segnalazione. Le immagini presenti sono mie o sono prese dal web, preferibilmente da: Picasa - Flickr - Deviantart, per i video musicali la fonte è You-tube.

domenica 9 aprile 2017

"Le cose le sai...Le hai sempre sapute..."

Uno ad uno toglierò quelli che nel buio fanno sentire solo male e dolore, gli altri mai.
E' così che giorni felici ne ho avuti pochi,
ma probabilmente sono stati indice della fortuna che mi è stata,
in passato, concessa.
Fu forse la mia unica vera possibilità...
 Le canzoni dei giorni iniziavano con
sottofondi di melodie e canti,
i canti degli uccellini in primavera,
i respiri del vento tra i rami degli alberi,
o semplicemente piccoli rumori delle cose di casa,
le grida di un bimbo felice
che giocava al parco finita la scuola.
Iniziavano così le giornate felici,
come nelle prime battute di tanti brani dei
Pink Floyd.
Un misto di serenità e malinconia, in quella incapacità di gioire forzatamente,
a tutti i costi senza un motivo realmente vero e puro, per cui ne valesse la pena.
Una malinconia che accompagna alcuni...
E poi!?
Poi, su quelle note, si apriva un mondo,
come se avessi partecipato a concerti memorabili durante i quali
ho cantato alzando le mani al cielo, gioito, mi son commossa e ho pianto,
un grande contenitore di cose buone,
un grande contenitore nel quale anche le cose meno buone
erano utili perché con esse crescevi e miglioravi.
"Evolvevi".
Io e l'evoluzione, già,
abbiamo avuto spesso un rapporto non ben bilanciato.
Lei, l'evoluzione, mi indicava la via, quella della vita, della giustezza delle cose.
Perché si,
avevi ragione tu Mr. ErBy, hai sempre avuto ragione,
io le cose le sapevo e le so,
le so prima che accadano, le so durante il percorso,
eppure...ne prendo consapevolezza piena solo alla fine.
Quando sbalzata fuori dal finestrino
dell'ennesimo Autobus sbagliato della vita
mi ritrovo sola e immobile, ma, nuovamente sulla mia strada...
Lo sbaglio, l'errore, quella valutazione così spesso maldestra e azzardata.
Quella cocciutaggine talvolta insopportabile anche a me,
la rabbia,
inondata talvolta dal peso di quel male di vivere.
Ora non ci sono più mezzi sui quali valga la pena salire,
il metro di paragone che mi dona e porge il passato alle mie attuali riflessioni
ha un peso troppo importante per lasciare dubbi e spazio ad altro.
Ci voleva "cura", di quel tipo che scrivono nelle raccomandazioni dei pacchi fragili,
"Maneggiare con cura".
Come corde di una chitarre che non vanno strappate, mai.
Ho camminato a lungo con lo sguardo rivolto in basso, verso terra,
è il momento di rialzarlo, perché,
davanti a me si è aperta, come in una folgorazione, la mia strada,
quella che,
non avrò bisogno di salire da nessuna parte per attraversarla,
ne treni, ne autobus,
andranno benissimo i miei piedi, per quanto stanchi,
solo le mie forze, un grande impegno, rigore, senso del dovere, rispetto per me stessa,
non mi manca nulla, ho tutto,
tutto dentro di me e mai come ora è il momento di mettere tutto ciò nel mio
Amato Zaino, che,
dopo un attento inventario ho svuotato delle inutili cianfrusaglie,
mentre ancora contiene insegnamenti preziosi che avvolgono le spalle
senza lasciare i segni di pesi affannosi, sono doni che mi sono stati fatti in passato, quando avevo imparato ad ascoltare la musica della vita, sono certa mi siano stati fatti con amore,
li che conservo da tempo, sono da quel momento la mia cura, conforto e sostegno,
senza che nessuno sappia o si accorga,
a questo bagaglio di partenza aggiungo le poche caratteristiche menzionate poche righe sopra.
"Ce la farai, ce la devi fare, da quanto tempo stai aspettando?...Sono anni"
Così risuona la frase che mi accompagnerà.
Il peso è sostenibile,
i piedi reggeranno il peso, i muscoli si rafforzeranno, passo dopo passo,
anche se al momento indeboliti dall'immobilità di troppi mesi,
la strada la conosco perché è la mia, non mi fa paura,
I conti, anche io, li ho pagati tutti,
non lascio nulla in sospeso,
nulla che mi attenda all'arrivo.
La linea di partenza
non può più attendere.
E ho ancora spazi immensi da percorrere dentro di me.

Nessun commento:

Posta un commento