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domenica 2 aprile 2017

L'età e la vita...

"L'età si conta in anni
la vita in altri modi"

No, non è una frase mia, mi si è conficcata nelle orecchie stamattina mentre stiravo, la tv accesa senza che seguissi realmente ciò che veniva trasmesso, forse solo nella speranza che qualcosa fosse in grado di attirare la mia attenzione.
 Durante il break pubblicitario, che non  ricordo nemmeno di cosa trattasse, questa frase mi penetra dentro.
Poggio il ferro da stiro sull'asse.
Mi assento mentalmente per qualche istante, la mia bolla, certo sempre pronta ad accogliermi quando ne ho bisogno, il mio posto sicuro.
 Con queste poche parole nella testa che mi fanno da sottofondo galleggio li dentro per un po'...
Partono istintivamente una serie di riflessioni che mi contaminano...
A cosa serve accumulare "età" se dalla vita non impariamo nulla, o se non viviamo la vita seguendo il nostro destino, ciò per cui evidentemente siamo venuti alla luce.
Luce...
La vita così dovrebbe essere: "luce", credo che il buio, quando arriva, in qualche modo lo portiamo noi.
Lo portiamo con i nostri errori, perseverando in modo testardo verso quello, che probabilmente, non era destinato a noi.
Comprensione!?
 Già hai ragione, la vita ti porta il saldo dei conti da pagare anche in termini di comprensione e sempre troppo tardi.
Così mi chiedo:- Marianna quanti anni hai?-
Questa è facile.
La risposta naturalmente la so, 48, anzi a breve saranno 49. Giunta quasi al famoso mezzo secolo di Vita.
E poi vado avanti con la mia piccola e semplice intervista personale.
-Marianna cosa hai imparato nella Vita?-
Ecco che qua mi perdo un attimo.
Forse ho imparato un po' di tutto e un po' di niente.
 Soprattutto di niente visto che ho perseverato in errori che non so più ormai se fanno parte di una certa mia inclinazione alla testardaggine e all'autolesionismo o se proprio sono dura di comprendonio.
Credo che arrivati ad un certo punto sia doveroso arrendersi all'evidenza dei fatti...
Mi guardo per un breve momento indietro nel tempo, attraverso la mia vita, le mie età.
-Marianna cosa desideravi fare, che adulta avresti sognato di diventare?-
La risposta non tarda ad arrivare, anche questa è facile:- sono dovuta crescere in fretta, papà se ne andò presto, troppo presto. Da lì credo abbia avuto origine la prima frattura importante con me stessa. Poi vedere mamma, rimasta vedova troppo presto per i suoi 35 anni, rifarsi una vita accanto ad un'altra persona. Li credo si sia originata la seconda profonda frattura interiore, da un certo punto di vista comprendevo, dall'altro no.
Ho ricevuto un'educazione severa, sicuramente dopo la scomparsa del babbo mamma sentì una grandissima responsabilità nel riuscire ad allevare la giovane adolescente che ero in modo retto e farla diventare "una donna per bene",
 quindi volevo diventare una persona responsabile, seria, con un gran senso del dovere.
 Ma un attimo, volevo o ho dovuto?
Questa si che è una bella domanda, la risposta magari anche la so ma non me la voglio dare.
Di certo non ho sempre reso tutti fieri di me...
Comunque, di certo desideravo studiare, ho sempre amato le materie letterarie e umanistiche. Dopo il Diploma di Istituto Magistrale sognavo una classe piena di marmocchi da accompagnare per un periodo verso la luce della vita.
Sono stata fortunata perché per un breve periodo mi è stato anche concesso.
Anche qua ci sarebbe spazio per una buona domanda, ossia:- mi è stato concesso per caso, o era la mia strada che mi chiamava e io l'ho seguita per un po' e poi le ho voltato le spalle?-
Mi esimo dal rispondere a questo quesito, ma giuro che ad oggi so la risposta.
 Dopo il Diploma mi immaginavo in un Ateneo Universitario, il conseguimento della Laurea, e poi chissà...
Avevo buoni propositi, si, credo di si.
Proprio in quegli anni, il primo grande errore, mettere da parte le mie aspirazioni, ciò per cui mi sentivo portata, per inseguire la chimera della famiglia.
Quindi mi butto tutto alle spalle per creare una famiglia," la mia famiglia".
Per colmare quelle profonde fratture dell'anima che si erano create durante la mia adolescenza?
Ad oggi credo di si.
E' stato fatto invano?
No perché nacque Alex, mio figlio che per sempre sarà la mia famiglia.
Quindi nel mio destino di sicuro c'era un figlio.
Per il resto, credo di aver inseguito, con caparbietà, per tutta la vita la realizzazione di tutto quello che non mi era destinato anziché prendere consapevolezza di ciò che era destinato a me veramente.
Oggi, all'età di 48 anni torno sui banchi di scuola, per completare la mia formazione il tutto legato alla professione che svolgo.
Un lavoro, che nonostante tutto, cerco di fare ancora con dedizione e passione.
Una prosecuzione di studi che, chissà, forse mi concederà, con tutto il dovuto impegno da parte mia, di migliorare il mio statu quo.
Una salute minata sotto tanti punti di vista, che, non so se mi permetterà di invecchiare dignitosamente.
 Ma anche in questo caso la vita mi sta insegnando qualcosa, ne sono certa, che sia la pazienza, che sia l'accettazione nei confronti del mio corpo e dei suoi cambiamenti.
 La pazienza, una metodica che durante la vita non ho saputo usare, o forse ne ho avuta talmente tanta che ora l'ho persa e devo tornare a cercarla!?.
Quasi mezzo secolo e, solo adesso ho compreso che il disegno che avevano per me il destino e la vita non erano quelli di una famiglia, di un compagno di vita col quale sopportarsi e supportarsi nei momenti di difficoltà.
 Per dirla romantica: "in ricchezza e povertà, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia", anche se fatti concreti, non parole buttate li meccanicamente, un tempo, mi avevano fatto pensare che era possibile veramente.
Poi, chissà, cambiano le cose, cambiamo noi, e le persone che sino a ieri ci erano accanto e alle quali eravamo accanto noi, non vedono più ciò che avevano visto all'inizio, non provano più quello che provavano.
Ora conto l'età in anni, guardo la mia vita che è altro veramente.
Comprendo che ne ho sprecata tanta perseverando su strade che non erano le mie, prendendo treni che non erano i miei, le destinazioni non erano per me e peggio non ho saputo scendere alla prima fermata possibile.
Comprendo meglio ora che cosa significhi essere un insieme di cocci incollati insieme.
 Ero sempre stata convinta, nella mia ingenuità filosofica, che con i cocci si creano i mosaici, essi sono pezzi d'arte che solo pochi possono saper apprezzare.
Ma per creare mosaici ci vogliono mani d'artista, quell'artista che non sono io.
Adesso però conosco il mio percorso, so la strada, che è unica, è assolutamente mia,
ed è .......
Sola.
Ogni altra vita o via mi è preclusa, ora lo so.






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