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venerdì 15 gennaio 2016

Abisso Bonetti....

L’Abisso Bonetti (393/765 VG), incluso nel Comune di Doberdò del Lago (località “Na Kresinah”) e conosciuto anche come “Grotta a Nord di Iamiano”, “Grotta 208 Nord”, “ Prhavčja jama”, “Vrhancja Jáma” e “Perčancia Jáma”, costituisce sotto molteplici aspetti una delle cavità più singolari ed impressionanti del Carso goriziano. Si apre improvvisamente, a circa una quarantina di metri dal Sentiero C.A.I. N. 75, in una leggera depressione ben soleggiata, situata sul pianoro che si estende a nord di Iamiano (Jamlje), a sud-est dell’abitato di Bonetti (Boneti), sul versante orientale del Vallone di Gorizia. La storica Quota 208 Sud (la “Gobba”, anticamente “Na Vardi” ed oggi “Varda”) si trova 320 m ad ovest dall’Abisso. Il sentiero N. 79, dedicato al Colonnello Abramo Schmid (22.3.1921-19.12.2003), decorre poco più a nord-est, lungo il confine di Stato, fra la Quota Kremenjak (235 m) ed il Monte Kucelj (Quota 208 Nord).






 
Il dislivello complessivo della cavità è di 49 m e lo sviluppo (parte naturale) di 87,50 m. Essa presenta i pozzi d’accesso profondi rispettivamente 48 e 14 m; quelli interni di 10 e 14 m.
La cavità è tuttora frequentata dai colombi selvatici; in passato questi volatili, più numerosi, venivano cacciati dalla popolazione locale che chiamava l’ipogeo, proprio per questo motivo, “Golobinka”.
Nel 1946 una grande quantità di residuati bellici, anche di grosso calibro, fu estratta ad opera dei Rastrellatori.






 
Soprattutto nei decenni passati la grotta era praticata, per l’insegnamento della tecnica esplorativa, da varie Scuole di Speleologia.
            Negli Anni ’90 furono scoperti nella cavità, da parte della Società di Studi Carsici “Lindner”, due minerali, del tutto sconosciuti nelle grotte italiane: la crandallite e l’Octacalcium phosphate (Ocp). La crandallite, un fosfato d’alluminio e calcio, vi compariva sotto forma di masserelle tenere, di colore grigio, disperse nel suolo in associazione ad altri fosfati.
 Ripetuti sopralluoghi effettuati negli ultimi decenni all’Abisso Bonetti hanno consentito di mettere in rilievo la varietà e la rigogliosità delle numerose specie che vi si sviluppano, attribuendo loro un elevato grado di biodiversità. A quelle dai connotati marcatamente termofili insediatesi sulle rocce più esposte alla luce e sugli spalti rocciosi ben illuminati, quali ad esempio l’alloro (Laurus nobilis), il pungitopo (Ruscus aculeatus) e la ginestrella (Osyris alba), si contrappongono quelle dai caratteri più continentali, che si sviluppano nei siti più umidi e freschi, rivolti a settentrione. Così, fra le Pteridofite, al termofilo Polypodium cambricum/cambricum contrasta, a brevissima distanza, l’umbrofilo e circumboreale Asplenium scolopendrium/scolopendrium.





 
            Soprattutto per questi contrasti vegetazionali, dipendenti dalla varietà dei microclimi che l’ambiente ipogeo mette mirabilmente in evidenza, l’abisso risulta estremamente interessante, rappresentando un variegato e rilevante compendio speleobotanico. Lo studio della flora e della colonizzazione vegetazionale di questa importante ipogeo, unitamente a quello in atto nelle altre grotte d’interesse botanico del comprensorio carsico goriziano, vuol costituire un ulteriore contributo alla conoscenza sempre più approfondita e precisa degli aspetti speleovegetazionali delle cavità più significative incluse nell’ambito regionale.
 
Mi ha affascinato ciò che ho visto, quei piccoli ritrovamenti mi hanno fatto fluire immagini nella mente di trincee, giorni freddi di pioggia come il giorno in cui mi trovavo li, stenti, stanchezza, desolazione anche paura, sguardi smarriti e imploranti di soldati probabilmente giovani che sicuramente si domandavano il perché di tutto quello....
Potrei pensare seriamente ad un corso di speleologia con calate in grotta....
Già, proprio io che con la calata in parete non ho mai avuto un buon rapporto, ma non è mai troppo tardi per riscoprirsi "capaci"...

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