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mercoledì 17 gennaio 2018

Saudade...

Saudade è sentire il vuoto lasciato dalla distanza della persona amata, 
quella fiamma che arde dentro di noi e che non verrà mai spenta… 
il profondo vento che riaccende il ricordo della nostra terra natia o la malinconia che si genera sapendo che qualcosa o qualcuno potrebbero non tornare più al nostro fianco.
La saudade è la presenza dell’assenza. 
Il desiderio di qualcuno o di qualcosa che ricordiamo con affetto, ma che sappiamo che difficilmente riavremo nella nostra vita. Un profondo stato emotivo che mischia la tristezza con l’affetto, lasciandoci con una sensazione agrodolce,
 anche se manteniamo ancora la speranza.
“Saudade di un fratello che vive lontano.
Saudade di una cascata dell’infanzia.
Saudade del sapore di un frutto ormai introvabile.
Saudade del padre che è deceduto e dell’amico immaginario che mai è esistito…
Saudade di una città.
Saudade di noi stessi, quando vediamo che il tempo non ci perdona.
Fanno male tutte queste saudade.
Ma la saudade che fa più male è quella di chi si ama”
Miguel Falabella-
 Nessuna parola in italiano è in grado di racchiudere il sentimento generato dal ricordo pieno di affetto, ma che al contempo fa male. Nella lingua portoghese questa sensazione è rappresentata, appunto, dalla parola saudade.
Una parola misteriosa, caricata di un senso ampiamente studiato da filologi e linguisti nel tentativo di stabilirne la provenienza, senza però arrivare ad una risposta condivisa. Anche per questo è così complesso definirne il significato.
Più che un oggetto concreto, questa parola rappresenta un insieme di emozioni e di sensazioni che si estendono nel passato ed anche nel presente. Una essenza che Manuel Melo, scrittore portoghese, descrive come “bem que se padece y mal que se disfruta” (è bene soffrirne e male gioirne).
Saudade è una parola profondamente emotiva che è senz’altro difficile cogliere in un unico significato

La saudade fa male, ma è anche connessa alla felicità tramite le sue ariste, perché percependola, diffondiamo quello che proviamo. Andiamo oltre per ricordare la felicità e sentire la tristezza, sapendo che è impossibile recuperare le sensazioni piacevoli dei giorni che furono. È come imparare ad assaporare l’aspetto più agrodolce del ricordo. Quello che integra i sue poli opposti e trova un equilibrio che a volte ci consola…

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